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domenica 4 novembre 2012 17:39

Un penitenziario di nome Iran
di Ali Izadi



Detenuti da anni senza ragioni plausibili, il regista Panahi e l'avvocatessa Sotoudeh non possono essere visitati dalla delegazione del Parlamento Europeo. Ecco perché.

Una delegazione del Parlamento Europeo che voleva recarsi in Iran per incontrare due dei tanti "detenuti inspiegabili", il regista Jafar Panahi e Nasrin Sotoudeh, avvocatessa e attivista per i diritti umani, è stata costretta a restarne a casa semplicemente perché l'autorità iraniana non l'ha permesso: "nessuno può intromettersi negli affari interni iraniani", ha sentenziato senza grande originalità Sadegh Larijani, dall'alto della sua influenza sempre più forte e del suo stile sempre più brezneviano, come si confà a chi sale nella nomenklatura dell'Iran di Khamenei. 

E' evidente che a un regime così feroce nei confronti dei suoi "sudditi" non resta che la sacralizzazione del principio della non ingerenza esterna. Larijani suona, ma la musica è sempre la stessa, "la non ingerenza", ossessivamente invocata da più di trent'anni, da quando il regime ha avviato le esecuzioni capitali in nome di Allah e della giustizia "islamica", prima contro i sostenitori dello scia Pahlavi e poi contro le formazioni rivoluzionarie ma non da esso controllate, cioè le forze democratiche e di sinistra, per arrivare infine ai suoi stessi ex simpatizzanti. E' questo il motivo del diniego alla visita ai due "detenuti inspiegabili": il mattatoio di Evin, il penitenziario degli orrori, deve rimanere chiuso! 

Nasrin Sotoudeh da 2 anni è in galera senza un plausibile motivo, esercitando la professione che esercita non poteva certo sottrarsi alla richiesta di difendere i diritti umani propri dei suoi assistiti, Per questo ha dovuto incassare 11 anni di reclusione , 20 anni di interdizione dall'esercizio della professione e 20 anni di proibizione dell'espatrio, per qualsiasi motivo, incluso il turismo, ovviamente! 

Quanto a Panahi è ancor più difficile capire di cosa sia accusato: le accuse contro il nostro regista, che non fa politica ma film, sono assolutamente ridicole. Si può arrestare un uomo per un film che a qualcuno appare far emergere tratti negativi di una realtà?

Tutto questo fa capire perché il penitenziario di Evin deve rimanere sigillato: è l'unica arma di cui questo regime dispone per sentirsi "sicuro"...

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