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Iran, vigilia di guerra: imminente l’attacco di Israele?
L’Iran minaccia fuoco e fiamme in caso di aggressione da parte di Israele, e arriva addirittura a parlare di attacco preventivo contro il blitz che Tel Aviv starebbe preparando: quasi come se Teheran volesse “avvertire” Washington dell’esistenza di piani segreti del Mossad, per un’escalation ormai imminente. Steve Pieczenik, l’uomo dei depistaggi sul caso-Moro, annuncia una data: 26 settembre. Secondo l’ex vicesegretario di Stato americano, ancora oggi membro del “Council on Foreign Relations”, Israele attaccherà l’Iran in coincidenza con la festa ebraica dello Yom Kippur, il “giorno dell’espiazione”. «Non ho mai creduto a queste cose dice Giulietto Chiesa sebbene di fanatici che fanno cose orribili in speciali ricorrenze sia pieno il mondo in tutte le epoche». Ma, al tempo stesso, «è impossibile non vedere segnali dell’acutizzarsi della tensione». Lo stesso Pieczenik, aggiunge Chiesa in un intervento su “Megachip” il 24 settembre, sembra escludere che Israele possa muoversi da solo: «Dunque prevede che Netanyahu (o chi per lui) organizzi qualche gravissima provocazione che costringa Barack Obama e venire in soccorso subito dopo l’eventuale offensiva israeliana». Obama sarebbe indotto all’intervento militare «per non perdere le elezioni». Una provocazione del genere peraltro c’è appena stata: lo stranissimo attacco al Consolato Usa di Bengasi, dove ha trovato la morte l’ambasciatore americano in Libia, Chris Stevens. «Per la verità molto di più che un ambasciatore: quasi un vicerè del Nord Africa». Il colpevole additato dai media? Il solito: Al-Qaeda. «A parte la solita storia che il “logo” è sempre lo stesso e non si sa mai chi c’è dietro, c’è il sospetto che, anche là dietro, ci sia qualche propaggine del Mossad», aggiunge Chiesa. «Tanto più che il tutto è stato organizzato attraverso l’altrettanto strana, per tema e tempistica, provocazione del film blasfemo contro l’Islam lanciato nello stagno arabo da parte di individui variamente connessi ad ambienti delle lobby ebraiche negli Stati Uniti». Ce n’è quanto basta per sollevare una bufera di sospetti, continua Giulietto Chiesa: «A diversi giorni dalla morte di Stevens, il “New York Times” sta ancora pubblicando ricostruzioni su ricostruzioni della vicenda (che riferiscono di un convulso lavorio dell’intelligence americana) giungendo alla conclusione che “molte domande sono ancora senza risposta”». Che conferma quanto l’attribuzione dell’attentato terroristico ad Al-Qaeda sia considerata troppo banale, e quindi poco credibile. «Il tutto lascia pensare che Obama (ancora in vantaggio di due punti su Romney) non si lascerà trascinare tanto facilmente là dove vorrebbe Netanyhau. A meno che i timori di Pieczenik non si rivelino fondati». Dunque occhi e orecchie aperti, conclude Giulietto Chiesa, perché «potremmo trovarci tutti in prossimità di un fuoco d’artificio mortifero». Sullo stesso versante dei fomentatori di guerra, infatti, si stanno già posizionando tutti i media principali del mainstream occidentale, che rilanciano le recentissime dichiarazioni “incendiarie” provenienti dai comandi supremi iraniani. Il generale Mohammad Ali Jafari, capo dei Pasdaran, nei giorni scorsi ha snocciolato l’elenco delle rappresaglie che l’Iran metterebbe in atto in caso di attacco contro il suo territorio. Primo punto della ritorsione, secondo le sue dichiarazioni, sarebbe il coinvolgimento degli Stati Uniti con l’attacco alle basi militari americane in tutta l’area (Bahrein, Qatar, Afghanistan), nonché la chiusura dello Stretto di Hormuz e la mobilitazione di Hezbollah in Libano e di Hamas in Palestina. «Non vi sarà un posto in Israele che rimarrà intatto», ha aggiunto Jafari. «Perché Teheran offra tali occasioni propagandistiche ai suoi nemici occidentali non è chiaro», osserva Giulietto Chiesa. «È come se i capi iraniani pensassero che i servizi segreti e gli eserciti di Israele, Stati Uniti e Nato non siano al corrente degli effetti di un attacco contro l’Iran. Poiché lo sanno, dovrebbe essere inutile gridarlo». Ancor meno intelligente, sotto questo profilo, appare la dichiarazione del brigadiere generale della difesa missilistica dei Pasdaran, Amir Ali Hajizadeh, che si è spinto secondo il sito dell’emittente francese “France 24” ad annunciare la possibilità di un “attacco preventivo” da parte iraniana: un chiaro atto di autolesionismo propagandistico. Anche Hajizadeh ha precisato che nell’area non ci saranno paesi neutri, in grado di restare fuori dal conflitto, perché tutti ospitano basi americane e, dunque, diventeranno bersagli della controffensiva iraniana. «Insomma, alza la voce chi sa di essere nel mirino», conclude Chiesa. «Vedremo le prossime mosse dell’una e dell’altra parte. Ma questa ha tutta l’aria di non essere già più una schermaglia propagandistica. Sembra piuttosto una “vigilia”».
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