Il Fatto Quotidiano Gaza, attacchi senza sosta: 139 morti di cui 29 bimbi e oltre mille feriti Doveva essere la prima notte di tregua, ma per Gaza è stata la notte di bombardamenti più pesanti dall’inizio dell’operazione israeliana ‘Colonna di nuvola‘, otto giorni fa. Fonti mediche hanno aggiornato nelle ultime ore il bilancio delle vittime a 139, di cui 29 bambini. Il numero dei feriti invece supera il migliaio e i piccoli feriti sono 310. Le vittime israeliane sono cinque. Secondo Foad Aodi, presidente dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) e del Co-mai (Comunità del mondo arabo in Italia), in costante collegamento telefonico con il direttore generale della Mezzaluna rossa palestinese, Kalad Gjwda: “La situazione sanitaria e umanitaria è drammatica. Manca di tutto: sacche di sangue, farmaci, attrezzature mediche. Ma, soprattutto, non c’è elettricità sufficiente per garantire gli interventi chirurgici”. Aodi si rivolge quindi al ministro degli Affari Esteri, Giulio Maria Terzi di Sant’Agata, affinché attivi “un corridoio sanitario per curare i feriti e consentire a medici e infermieri che rispondono al nostro invito di recarsi sul posto”. I bombardamenti sono arrivati sulla città dal cielo, dal mare e dalla artiglieria. Un importante edificio di governo è stato letteralmente raso al suolo. ”Durante la notte abbiamo colpito il ministero della Sicurezza interna a Gaza, uno dei principali centri di controllo e comando di Hamas” ha scritto l’esercito israeliano su Twitter aggiungendo di aver “preso di mira anche un compound della polizia, usato come nascondiglio militare per le riunioni di alti esponenti” del movimento radicale palestinese, ma anche come “centro di comunicazione e sito di lancio di razzi” contro Israele. Nelle operazioni della notte sarebbero stati colpiti anche “un alto responsabile di Hamas per la difesa aerea e altri terroristi”. “In tutto, oltre 100 siti terroristici sono stati colpiti, di cui circa 50 erano siti sotterranei di lancio di razzi”. Un missile israeliano è caduto anche a pochi metri da un hotel di Gaza City che ospita molti giornalisti internazionali come testimonia il video del Fatto Quotidiano. L’esplosione, provocata dal missile, lanciato da un aereo israeliano, ha fatto andare in frantumi i vetri di alcune stanze dell’albergo. La cronaca riporta anche attacchi alle tubature di combustibile che passavano sotto al confine fra Egitto e Gaza. Per lunghe ore la Striscia è rimasta immersa in un’oscurità totale. Ieri migliaia di persone avevano abbandonato in fretta le proprie abitazioni in seguito ai precisi avvertimenti dell’esercito israeliano che restando nei loro rioni avrebbero messo a repentaglio la propria sicurezza. “Non abbiamo chiuso occhio tutta la notte” raccontano. In queste ore a Gaza regna un clima di incertezza: da un lato vi è la speranza che un cessate il fuoco possa essere annunciato in giornata. Dall’altra esiste il timore che Israele possa inasprire ulteriormente gli attacchi. Giunta la scorsa notte a Gerusalemme, dove ha incontrato il premier israeliano Benyamin Netanyahu, il Segretario di stato statunitense Hillary Clinton prosegue oggi gli sforzi per concordare una tregua. Secondo la stampa locale la Clinton prevede oggi una visita a Ramallah (Cisgiordania) dal presidente dell’Anp Abu Mazen per poi proseguire la missione in Egitto, dal presidente Mohammed Morsi. E’ possibile che prima di partire per il Cairo torni ad incontrare Netanyahu ed il ministro della difesa Ehud Barak. Israele, ha detto ieri Netanyahu, punta “ad un tregua di lunga durata attraverso mezzi diplomatici”. Ma se ciò non fosse possibile, ha avvertito, potrebbe estendere ulteriormente le operazioni in corso. Uno dei punti-chiave per arrivare a un cessate il fuoco consiste, secondo fonti negoziali di Hamas, impegnate al Cairo nelle trattative mediate dall’Egitto, nel trovare un accordo sulla tempistica della revoca da parte dello Stato ebraico del blocco dell’enclave, in vigore da sei anni, o quanto meno su un suo allentamento. “Una soluzione di compromesso prevede che ci sia un’intesa sull’eliminazione del blocco, e che sia poi applicata a una data prestablita” sostengono le fonti. La Clinton ha proposto ad Abu Mazen il posticipo della richiesta all’Onu di accreditare come stato non membro l’Autorità nazionale palestinese, prevista per il 29 novembre.
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