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Al via anche quest'anno la presenza internazionale durante la raccolta delle olive, Servizio Civile Internazionale, Un Ponte Per e Associazione per la Pace organizzano 4 settimane di presenza civile di pace in Palestina, assieme ai Comitati Popolari in resistenza non violenta e ai pacifisti israeliani. Si sosterrà in particolar modo la Raccolta delle Olive nel villaggio di Al-Ma’sara, nell’area di Betlemme. La presenza di corpi civili di pace e di volontari internazionali, in special modo nelle aree rurali, è sempre stata considerata uno strumento significativo per ridurre la violenza dei coloni e gli abusi dell’esercito, proteggendo le vite dei civili palestinesi. Il lavoro sarà svolto in coordinamento con i pacifisti israeliani che aiutano in maniera simile i palestinesi del villaggio e che sono presenti abitualmente nell’area di Betlemme. http://nena-news.globalist.it Parte la raccolta, ulivi nel mirino israeliano Ad Hebron estremisti portano via il raccolto palestinese. Gli alberi di ulivo principale target di coloni e autorità israeliane: dal 2001 distrutti 550mila ulivi. Roma, 12 ottobre 2012, Nena News - In un video pubblicato ieri da Ma'an News e girato dal gruppo palestinese Youth against Settlements, si vede un gruppo di coloni israeliani nella città di Hebron raccogliere e rubare le olive da alcuni alberi di proprietà di contadini palestinesi. "La stagione della raccolta sta cominciando - ha spiegato Issa Amro, leader dell'associazione - Ciò significa che organizzeremo eventi in tutta la Cisgiordania per bloccare i coloni che intendono attaccare le nostre terre". Da sempre gli alberi di ulivo sono uno dei principali target delle violenze dei coloni - che molto raramente vengono perseguiti per le aggressioni compiute - e delle confische da parte delle autorità israeliane. L'ulivo, simbolo della cultura palestinese, è per molte comunità il principale mezzo di sostentamento e di entrate economiche. Per questo, finisce nel mirino dei coloni: domenica ad Ovest di Ramallah sono stati distrutti 25 ulivi centenari, mentre nel villaggio di Beitillu dieci coloni mascherati hanno lanciato sassi e pietre contro i contadini che lavorano le proprie terre. Ieri vicino Ramallah, nel villaggio di al-Mughayyir, estremisti provenienti dalla colonia di Shilo hanno tagliato e sradicato tre alberi, mentre martedì nel distretto di Nablus i coloni hanno distrutto oltre 120 ulivi palestinesi. E gli attacchi aumentano proprio durante il periodo della raccolta, tra ottobre e novembre. Per il 2012 la partenza è prevista per la fine della settimana. Il rapporto dello scorso anno di Oxfam aveva contato circa 9,5 milioni di ulivi in Cisgiordania, una risorsa vitale per le comunità più povere: una buona annata può portare anche a guadagnare un totale di 100 milioni di dollari, contribuendo per il 25% alla produzione totale agricola palestinese. Basti pensare che l'olio d'oliva è il secondo prodotto più esportato dai Territori. L'ulivo è parte della vita familiare, il periodo della raccolta è una festa popolare. Secondo dati forniti dall'associazione Zatoun, l'80% delle terre agricole palestinesi è piantato ad ulivi. Con diverse caratteristiche: da quello corposo e verdastro di Jenin a quello aromatico di Ramallah fino a quello scuro e forte di Betlemme. Tutti organici, o come piacciono ora ai consumatori europei, biologici: tutti i contadini palestinesi utilizzano i mezzi tradizionali per prendersi cura degli alberi e poi raccogliere le olive, senza alcun trattamento chimico. Ed ecco che l'ulivo, atavico simbolo di vita, diventa la posta in gioco: si calcola che ogni anno la popolazione palestinese in Cisgiordania pianti circa 10mila nuovi alberi - anche con il sostegno di associazioni locali e internazionali. Ma negli ultimi 40 anni oltre un milione di ulivi sono stati tagliati, bruciati, sradicati dall'occupante israeliano. Da una parte i coloni, che intendono così forzare la popolazione palestinese a lasciare le proprie terre per mancanza di risorse. Dall'altra l'esercito, che distrugge interi campi per fare spazio a infrastrutture, nuovi insediamenti, strade. Secondo i dati forniti dall'agenzia delle Nazioni Unite OCHA, nel solo settembre 2011 sono stati distrutti oltre 2.500 alberi di ulivo, oltre 7.500 durante tutto l'anno precedente. Dal 2001 ad oggi, le confische di terre palestinesi da parte delle autorità israeliane per la costruzione del Muro e l'annessione allo Stato di Israele, unite alle violenze dei coloni, hanno portato alla distruzione e lo sradicamento di oltre 548mila alberi di ulivo di proprietà palestinese (dati JAI-YMCA Jerusalem). Per questo ieri cinque associazioni per i diritti umani israeliane hanno scritto una lettera aperta all'esercito e alla polizia chiedendo che proteggano gli ulivi palestinesi in Cisgiordania dagli attacchi dei coloni, già cominciati da qualche giorno. B'Tselem, Rabbis for Human Rights, Yesh Din, Hamoked e Association of Civil Rights in Israele invieranno la missiva a giorni. Immediata la risposta della polizia, che tramite il portavoce Micky Rosenfeld ha annunciato un aumento della presenza militare nei Territori contro atti di vandalismo. Nena News
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