Fonte: Rete ISM Italia Violenza a Nabi Saleh Sembrava che i soldati erano tranquilli. Il nostro gruppo parte sotto un sole infernale, scendendo nel canalone tra le due colline. Gli shebab chiamano: “presto, presto”, effettivamente arriviamo fino alla strada, i soldati non ci hanno fermato con i lacrimogeni. Purtroppo però, non si aspettava che andasse così, per cui il gruppo che arriva alla strada è sparuto, gli altri siamo più in alto. Le donne attraversano la strada correndo, si potrebbe arrivare alla sorgente: ma a questo punto ai soldati è facile acchiappare le donne e intanto cominciare a spingere gli altri verso la collina. A uno dico vergognati, potresti essere mio nipote, e sei qui a fare il violento. C’è vicino a me un’altra ragazza palestinese che grida male parole, il mio “nipote” fa per prenderla e io gli grido contro “non ti permettere”, almeno quella la lasciano. Ma ci sono almeno tre arresti, compresa la mamma delle due bambine che piangono nella foto. Poi risaliamo: a questo punto, dopo gli spintoni, ci tirano i soliti lacrimogeni che ci accompagnano verso il paese. Sembra che si sono calmati, ritirano anche le jeep e il camion “skunk water” che era posizionato sotto il paese. Due soldati si ritrovano da soli in una posizione isolata, sotto il paese. Dei ragazzi li attaccano sul fianco con qualche sassata. Quelli rispondono sparando lacrimogeni tutto intorno ad altezza d’uomo, finchè riescono a sganciarsi e a raggiungere gli altri: c’era stato un bel coro di appoggio ai due che si erano avventurati verso i soldati. A questo punto sembra finita, ma non è vero, i soldati, che avevano la strada principale sbarrata da sassi, vanno a girare dall’altra strada, che di solito sono loro a tenere chiusa, e da lì attaccano. Lo “skunk Water” si blocca per un guasto (hahahaha, lo riportano indietro a traino), ma i soldati e le jeep no. E comincia questo giro assurdo, di inseguire gli shebab, nel campo sportivo, negli uliveti intorno, nelle strade. Ma non li riescono nemmeno a vedere, figurarsi a prendere. Queste facce di soldati stravolti dalla fatica e dal sudore e che si ritrovano con in mano un pugno di mosche. Quando si ritirano, i ragazzini gli fanno sberleffi in tutti i modi. Immagino quanta rabbia avranno avuto in corpo: intanto ci lasciano il ricordino di riempire di lacrimogeni l’entrata del paese, stavolta ci sono anch’io, e il vento è contrario. Purtroppo stavo cercando un service per rientrare a Ramallah, cosa che abbiamo fatto, anche io ero molto stanco. Pare che le forze di occupazione hanno aspettato che gli shebab rientrassero, per fare un’altra incursione, rompendo porte, acchiappando gente, uno ha perso due dita perché gli hanno sparato in una mano, non si sa con che proiettili, ma fa poca differenza.
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