http://www.avanzi.org Elinor Ostrom ci Ha Lasciati, con Una Grande Eredità Elinor Ostrom, Premio Nobel per l’Economia nel 2009, ha tracciato un nuovo sentiero di ricerca, di sperimentazione e di governo dei commons, non solo quelli di natura ambientale. Nel suo “Governare i Beni Collettivi” e in altri lavori, Elinor Ostrom ha indicato una terza via, partendo da un’ipotesi di lavoro che, validata da esperienza in tutto il mondo, è diventata un messaggio chiaro: i commons (beni rivali caratterizzati da difficile esclusione degli appropriators) possono essere governati dal basso efficacemente, assicurando quindi accesso, equità, rispetto della capacità di carico degli ecosistemi e garantendo pari opportunità alle generazioni future. E’ una terza via appunto, per evitare quella che Garret Hardin nel 1968 aveva definito “The Tragedy of the Commons”. La proposta di Ostrom è alternativa alla privatizzazione delle risorse, che ha dominato la scena per secoli, e pure alla regolamentazione dall’alto, che più recentemente ha accompagnato le politiche ambientali e territoriali (attraverso divieti, limiti all’accesso e al consumo, tasse, diritti negoziabili e tanti altri strumenti). La critica che la Ostrom muove a questi sistemi di regolamentazione riguarda principalmente gli altissimi costi di controllo, la scarsa adattabilità a condizioni locali (politiche, culturali e di governance), la difficoltà nella gestione dei free rider, etc… Quella della Ostrom è anche battaglia culturale: il modello che propone genera capitale sociale per e nelle comunità coinvolte, e quindi coesione e fiducia, beni preziosi quanto la tutela delle risorse naturali. Il lavoro di Ostrom, completo nella ricerca teorica e nell’analisi di casi, è un’eredità impegnativa: la responsabilità di sperimentare e diffondere modelli nuovi per gestire problemi attuali e complessi. Proprio ieri qui ad Avanzi, a pranzo, discutevamo con i compagni del Barra A dei nostri commons: la banda larga che è troppo stretta, gli spazi comuni che potrebbero essere utilizzati meglio, il silenzio che è merce rara. Dobbiamo partire anche da qui, dai condominii, dalle piazze, dai parchi, dai quartieri, dal nostro mondo, iper-antropizzato, che ci impone strategie nuove e inclusive, tutti i giorni.
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