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24 settembre 2012

Sposare le buone cause Ecco le nozze eque e solidali
di Daniela Amenta

Crescono i matrimoni solidali. Si possono destinare a organizzazioni umanitarie i regali di nozze o scegliere le bomboniere del volontariato.

Dal biglietto di invito alle bomboniere, dalla fede alla lista dei regali, dall’abito per la cerimonia fino al viaggio per la luna di miele. Siamo un Paese in crisi ma in perfetta (e miracolosa) controtendenza cresce la solidarietà. E chi si sposa, di questi tempi, sceglie sempre più di frequente di devolvere un pezzettino della propria felicità con gli altri. Si chiamano nozze solidali. Non è una novità, però la pratica - dapprima in uso soprattutto negli ambienti cattolici - inizia a diventare quasi un fenomeno di tendenza. A dare il buon esempio anche alcune coppie molto famose, come William e Kate e Alberto di Monaco e Charlene Wittstock. Gli sposi monegaschi molto politically correct, oltre al menu bio a chilometro zero di Alain Ducasse, hanno lasciato aperto il conto «Matrimonio principesco» presso la Trésorerie Générale des Finances del Principato per le donazioni, automaticamente girate alle associazioni umanitarie.

In realtà, per mettere in piedi un matrimonio responsabile, non c’è che l’imbarazzo della scelta e non serve il sangue blu. Nato in Francia ed esportato in tutto il mondo Ameliste, per esempio, è stato uno dei primi siti online ad occuparsi dei regali solidali. Il network mette a disposizione i link di una lunga serie di organizzazioni umanitarie - Amref, Terre des Hommes, Pangea, Telethon, Manitese, Lega del Filo d’Oro - e per ognuna specifica la storia, il lavoro svolto e il progetto che si va a sostenere con il proprio dono. Ma sono soprattutto le Onlus ad organizzarsi con bomboniere, bigliettini, pergamene digitali e attestati. Basta farsi un giro in Rete: dalla Lav al Wwf, da Unicef a Save The Children che invita a «sposare una buona causa» e mette a disposizione anche piccoli gadget per battesimi, compleanni e feste di laurea con le testimonianze di quanti hanno preferito, almeno un giorno nella vita, la solidarietà e il buon cuore. Medici senza frontiere, impegnati in questi mesi nell’emergenza Sud Sudan, offrono una lista di nozze che va dai quattro euro per una zanzariera da letto fino a 320 euro per i test malaria per 665 persone. Così anche Emergency che su carta riciclata invia biglietti d’auguri specificando che chi «ha scelto di sostenerci sta portando in questo momento soccorso e cure alle vittime della guerra».

Un po’ oltre le bomboniere e i regali c’è l’intero pacchetto «luna di miele»(www.lunadimielesolidale.it) . Funziona così grazie all’idea di Progetto Travel Solidale che ha consociato decine e decine di «agenzie viaggi del cuore» in tutta Italia. La coppia sceglie la meta e destina una percentuale del costo complessivo del viaggio a una Onlus. Così anche l’agenzia e Progetto Travel. In totale il 3% va in beneficenza. Non solo: chi opta per questa formula firma la «carta del turista consapevole» e viaggia nel rispetto delle culture, dell’ambiente e degli equilibri etologici, contribuendo allo sviluppo delle comunità locali e rifiutando ogni forma di sfruttamento, di turismo sessuale o di scambio diseguale.

Serena Cuppini e il marito Gabriele di Bologna, sono stati tra i primi, nel 2008, a sperimentare un viaggio di nozze etico partecipando al progetto «Angeli contro la malaria» del Cesvi che ha coinvolto in Uganda 5 ospedali e 8 cliniche. Spiegano: «Siamo andati a Dubai e poi per due settimane alle Mauritius in grandi strutture alberghiere. Una luna di miele classica, insomma. Niente di troppo alternativo. E non abbiamo speso un euro in più perché è stata l’agenzia di viaggi a rinunciare alla propria quota. Abbiamo scatenato la curiosità di parenti e amici che hanno contribuito al nostro viaggio come regalo di nozze. Era proprio quello che desideravamo: promuovere “il fare solidale” soprattutto tra quelle persone che sono lontane dall’universo della cooperazione».

Un viaggio per pensare anche agli altri. Tanto che «Luna di miele solidale» aderisce alla campagna di Coopi «Io non me ne frego» che intende dare voce a quanti non sono indifferenti alla povertà, reclamano un serio impegno contro le ingiustizie e sono pronti a regalare il proprio tempo per costruire un pezzettino di mondo migliore. La campagna gode del patrocinio dell’Anno europeo del Volontariato. E questa volta i chicchi di riso porta fortuna invece che finire in terra vanno a sfamare qualcuno che ha bisogno. Viva gli sposi.

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