http://www.nodalmolin.it Con la Val di Susa, senza se e senza ma. In queste ore abbiamo letto decine di articoli che vorrebbero raccontare o commentare quel che è successo domenica in Val di Susa. Peccato che nemmeno uno di questi abbia riportato i racconti e le narrazioni di chi quella valle la vive e ieri ha passato una giornata sulle strade e nei boschi della propria terra. Sui media, infatti, c’è spazio soltanto per coloro che dalla Val di Susa, domenica, erano distanti centinaia di chilometri, abituati come sono a pensare che gli umori di un Paese possano essere letti tra le mille dichiarazioni che lanciano le agenzie di stampa. Personaggi che, si dichiarino di destra o di sinistra, non hanno visto, domenica, le decine di migliaia di persone sfilare in corteo, riempire i boschi di vita, assediare per un’intera giornata un’area quella del cantiere trasformata in fortino militare. Non hanno visto le mamme scrutare, dai tornanti verso Chiomonte, cinquanta metri più in basso, nella gola scavata dalla Dora dove i propri figli cercavano di riconquistare quel fazzoletto della propria terra; non le hanno viste preoccuparsi e arrabbiarsi, quando partivano le salve di lacrimogeni, esultare e applaudire quando i manifestanti rispondevano lanciando sassi. E non hanno visto i nonni, arrampicati sui sentieri impervi fino a Ramats, a far da vedetta osservando ogni movimento delle forze dell’ordine per comunicarlo a chi, più in basso, tentava di superare le recinzioni. Così come non hanno visto i poliziotti con i quali si congratulano lanciare i sassi dai cavalcavia dell’autostrada, colpendo le persone che passavano nei sentieri sottostanti per tornare a Chiomonte; o i lacrimogeni sparati ad altezza uomo che spaccavano facce e costole; o gli sputi, i calci, gli insulti, le minacce e le manganellate di chi è stato “fatto prigioniero”. Non hanno visto perché non hanno voluto vedere. Bersani, durante la campagna elettorale, si cimentava nel tentativo di dimostrare la sua diversità rispetto a chi oggi governa il Paese e impone distruzione e cementificazione a suon di cariche. La Val di Susa dimostra, ancora una volta, il filo rosso che lega chi governa da chi siede all’opposizione: tutti figli della stessa lobby di potere nella quale soldi e affari sono la divinità da servire umilmente, anche a costo di calpestare la dignità di una comunità che, difendendo la propria terra, vuol impedire che le risorse di tutti siano sperperate per la ricchezza di qualcuno. E a questa lobby la stampa nazionale fa da lacché, raccontando una storia priva dei suoi eventi reali, pubblicando senza modificarne una virgola i comunicati della Questura, spargendo menzogne e falsità e rifiutandosi di raccontare la verità. Noi, domenica eravamo in Val di Susa e abbiamo visto decine di migliaia di persone inseguire la dignità e la libertà. Ed è con queste donne e questi uomini che stiamo, senza se e senza ma.
|