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http://www.ynetnews.com Una Teheran è abbastanza La settimana scorsa Mahmoud Abbas ha viaggiato fino in Brasile per esprimere la propria gratitudine per il riconoscimento dello stato palestinese. Lo si può capire, il Presidente ama viaggiare, anche più del suo predecessore, e il Brasile rappresentava un’opportunità di salire su un aereo. Ma soprattutto sta cercando di avvantaggiarsi dell’opportunità di diffondere il riconoscimento dello stato palestinese attraverso il Sud America. Gli stati sono grandi laggiù, ed essi credono che sia possibile far posto ad un altro stato nel nostro piccolo paese. In termini di leggi internazionali, questo è uno scherzo. La Palestina deve ancora riconoscere se stessa, per cui non può essere riconosciuta internazionalmente. I suoi confini sono ancora immersi nella nebbia. Sarebbe ridicolo marcarli automaticamente sulle linee del 1967. Questa linea verde non è mai stata riconosciuta, come il confine tra Israele e Egitto, o tra Cile e Argentina, ma come una linea dell’armistizio tra Israele e la Giordania nel 1949. Infatti marca il punto dove le parti sono si sono fermate esauste, e niente di più. In quell’accordo dimenticato, è chiaramente spiegato che queste linee non sono un confine diplomatico, e che non ci sono clausole nell’armistizio che concedano questo diritto, o che chiedano ad entrambe le parti di rispettare un assetto finale della questione territoriale dello stato di Israele. Il Brasile non ha sentito la nostra versione della storia prima di emettere la sua dichiarazione Bafour. Il Cile ha forse chiesto chiarimenti a questo proposito? No, non hanno chiamato, ne noi, adesso, dovremmo chiamare l’intero mondo chiedendo che non seguano la strada del Brasile. Dobbiamo investire i nostri sforzi di persuasione qui a Gerusalemme. La cosa più importante è che Israele non riconosca lo stato di Palestina; dopo di che risolveremo i problemi con il Sud America. Questi, sono iniziati quando il Brasile è stato informato che Israele iniziava a riconciliare se stesso con la nozione aberrante di accettare un stato di Palestina nel mezzo di Israele. Fino a che i nostri leaders rigettavano l’idea, il mondo era contrario. George W. Bush ne parlò solo dopo che Ariel Sharon vociferò di una simile visione. Fino ad allora gli americani credevano, così come il governo israeliano, che lo stato di Palestina sarebbe stato un disastro. Segretamente lo pensano ancora, perché una Teheran è sufficiente, ma non possono essere contrari se Israele è a favore. Alla luce delle esperienze accumulate con lo stato di Hamastan in Gaza, siamo autorizzati a cambiare idea. E’ giunto il momento di cercare visioni alternative che escludano lo stato di Palestina. Il mondo non se ne convincerà immediatamente, ma un giorno o l’altro capirà. Allora il Presidente del Brasile inviterà Abbas e sussurrerà in portoghese nelle sue orecchie che dovrebbe smetterla con il nonsenso. http://www.ynetnews.com One Tehran is enough Mahmoud Abbas traveled all the way to Brazil this past week in order to express his gratitude for its recognition of Palestine. One can understand him; the PA chairman loves to travel even more than his predecessor did, and here he got yet another opportunity to get on a plane. On top of it, he is trying to take advantage of the opportunity to expand the recognition of Palestine throughout South America. The states there are huge, yet they believe that it’s possible to cram another state into our own tiny country of all places. In terms of international law, this is a joke. Palestine has yet to officially recognize itself, so it cannot be recognized internationally. Its borders are also shrouded in fog. It would be ridiculous to demarcate them automatically in line with the 1967 borders. These Green Lines were never a recognized border like the Israel-Egypt border or the Chile-Argentina border, but rather, random armistice lines between Israel and Jordan in 1949. In fact, they mark the point where both sides reached the point of exhaustion, and nothing beyond that. In that forgotten agreement, it clearly said that these lines are not diplomatic borders, and that no clause in the armistice deal would harm the rights and demands of both sides in respect to the final settlement of the Land of Israel question. Did Brazil hear our side of the story before issuing its Balfour Declaration? Did Chile call to ask for clarifications? Time for alternate visions No, they did not call, yet we too should not call the whole world now and beg that it doesn’t follow in Brazil’s footsteps. Most of our persuasion efforts should be invested here, in Jerusalem. The most important thing is for Israel not to recognize a Palestinian state; after that we’ll resolve the spreading problem in South America. It only emerged when Brazil noticed that Israel is starting to reconcile itself to the nightmarish notion of establishing a Palestinian state in its midst. As long as our leaders decisively rejected the idea, the world was against it too. George W. Bush issued his two-state vision only after Ariel Sharon voiced a similar vision. Until that point, the Americans believed (just like Israel’s governments) that a Palestinian state would be a disaster. Secretly they still think so, because one Tehran is enough, yet they cannot be against it when Israel is in favor. In light of the accumulated experience with the state of Hamastan in Gaza, we are allowed to change our mind. The time has come to start drafting alternate visions that do not include a Palestinian state. The world will not be convinced immediately, yet one of these days it will understand. Brazil’s president will then again invite Abbas to visit and whisper in his ear in Portuguese that he should stop with the nonsense.
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