Alternative Information Center
Friday, 23 September 2011 08:42

Stato palestinese: strategie politiche e prospettive future
di Marta Fortunato

L'Alternative Information Center vi propone un'intervista al dott. Majed Nassar, palestinese di Beit Sahour, ex direttore di “Union of Health work Committees”.

L'Autorità Palestinese si rivolgerà all'ONU a settembre e chiederà il riconoscimento dello stato palestinese. Quali sono le prospettive future?



Le prospettive future dipendono dalle strategie che assumerà l'Organizzazione per la Liberazione (OLP) della Palestina nel caso in cui vi sia il riconoscimento dello stato palestinese da parte dell'ONU o o nel caso in cui non vi sia. Fino ad ora non ci sono stati discorsi pubblici da parte di Abu Mazen sul piano politico adottato dall'Anp, ma solo speculazioni. Questo fa pensare che in realtà questa azione sia dettata da una crisi della strategia politica che dura ormai da venti anni senza alcun risultato né successo – i negoziati con Israele. Il problema principale di questa tecnica politica è che nelle negoziazioni fatte tra palestinesi ed israeliani c'era uno squilibrio di poteri, tale per cui il più forte – il governo israeliano -  dettava legge sul più debole – l'Anp. E il ruolo delle potenze internazionali, l'Europa, gli Stati Uniti ed il Quartetto, non ha fatto altro che aumentare tale squilibrio.
Quello che l'Anp spera di ottenere con questa mossa azzardata è quello di spostare i negoziati sul piano internazionale in modo tale da diminuire questo squilibrio di poteri: una maggiore coscienza internazionale su quello che sta avvenendo in Palestina, la possibilità di accedere ad organismi internazionali come la Corte Penale Internazionale e di denunciare i crimini israeliani.

Dove andare? Da quando c'è stata questa dichiarazione da parte dell'Anp, il governo di Israele e quello degli Stati Uniti hanno protestato. Israele ha minacciato l'Anp di attuare misure punitive come la costruzione di nuovi insediamenti in Cisgiordania oppure una minor disponibilità finanziaria o addirittura l'annullamento degli accordi di Oslo. Gli Stati Uniti invece hanno minacciato l'Anp di porre il veto al Consiglio di sicurezza al riconoscimento dello stato di Palestina. Nello stesso tempo però gli Stati Uniti hanno paura di essere costretti a porre il veto nel caso in cui Abbas decidesse di rivolgersi al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ed ora questa sembra la linea politica scelta da Abbas. Un diplomatico americano mi ha detto di persona che se ci fosse un consenso sul riconoscimento dello stato palestinese, le aspettative dei palestinesi sarebbero altissime e un veto USA non potrebbe che deluderli.
Quindi quello che sta avvenendo in questo momento è una forte pressione delle lobby statunitense sull'Anp in modo da convincerla a rivolgersi solo all'Assemblea Generale.
In tutti i casi l'eventuale riconoscimento dello stato palestinese non significa assolutamente la fine dell'era dei negoziati.

Quindi per riassumere, gli ipotetici scenari futuri sono due:

1)    L'Anp si rivolge al Consiglio di sicurezza dell'ONU: in questo caso ai palestinesi servirebbe una maggioranza di 9 voti su 15 e nessuna opposizione da parte dei 5 membri permanenti. Tuttavia gli Stati Uniti hanno già annunciato che se necessario metteranno il veto e questo deresponsabilizzerebbe la comunità internazionale.
2)    
3)    L'Anp si rivolge all'Assemblea Generale dell'ONU: in questo caso ai palestinesi servirebbe  una maggioranza dei due terzi (dei 193 stati votanti) per essere riconosciuti come stato osservatore non membro. Secondo le ultime statistiche i numeri ci sono, e questo significherebbe l'inizio di una nuova era. Molto interessante è l'arena europea, che è spaccata: Germania, Italia e Repubblica Ceca sono contrarie ad uno stato palestinese ma per non uscire dal consenso europeo, stanno preparando un documento da sottoporre a Mahmoud Abbas e quindi forse tutti gli stati europei alla fine potrebbero pronunciarsi a favore dello stato palestinese.

I prossimi giorni saranno intensi. Ieri Obama ha tenuto un discorso all'ONU, e oggi, il 23 settembre sarà il turno di Mahmoud Abbas, che fino ad ora non ha mai parlato con i palestinesi dell'iniziativa di settembre.

Nessuno sa cosa succederà dopo la data di oggi, ma la cosa certa è che l'Anp farà di tutto per evitare che scoppi la violenza nel paese.

Israele nello stesso tempo sta vivendo un momento difficile sia sul piano interno che su quello regionale: sta perdendo il suo ruolo in Medio Oriente e i suoi alleati strategici (Egitto e Turchia) e si sente sempre più isolato. Inoltre ci sono grandi problemi interni che stanno mettendo in luce i problemi sociali degli israeliani e nonostante ci sia l'alleanza coi partiti della destra fondamentalista, il governo di Netanyahu non riesce a superare la crisi nella quale è caduto.

Ci sono tre possibili scenari futuri:
1)    Nessun cambiamento. Secondo me questo è l'evento più probabile, poiché gli equilibri tra israeliani e palestinesi non cambieranno e di conseguenza lo status quo non verrà modificato. E' molto improbabile che gli accordi di Oslo vengano annullati perchè anche Israele non ne trarrebbe benefici.

2)    Una nuova Intifada. Si tratta di uno scenario meno probabile perchè ora in Palestina non esiste una massa critica e ci sono tutto un insieme di fattori per cui una sollevazione popolare violenta in questo momento non gioverebbe alla causa palestinese. 

3)    La delegittimazione completa dell'Anp. Ritengo che questo sia lo scenario più improbabile. In questo caso si tornerebbe ai due scenari precedenti: una delegittimazione dell'Anp potrebbe non modificare lo status quo oppure potrebbe portare allo scoppio di una nuova sollevazione popolare.