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Estremisti religiosi minacciano la democrazia in Israele Gli incidenti violenti di questa settimana a Beit Shemesh, iniziati con la piccola Na’ama Margolese, che è stata sutata e maledetta nella sua via di ritorno a casa da scuola, e gli attacchi che sono seguiti alle equipe televisive che sono accorse a coprire l’evento, dovrebbero suonare come grandi campane di allarme. L’opinione pubblica ha percepito questo allarme e martedi sera si sono ritrovati a Beit Shemesh in grande numero per manifestare contro la violenza estremista ortodossa e contro l’inquietante minaccia che rappresenta. La dimostrazione è stata benvenuta e dimostra l’impegno civile, la preoccupazione e il bisogno di proteggere la società da coloro che la vogliono distruggere. Detto ciò, bisogna ricordare che Beit Shemesh è un caso limite, che la disputaa fra i facinorosi rapresenta una problematica eccezione e soprattutto che gli ultra-ortodossi deplorano questi estremismi e ne hanno dofferto molto. L’eperienza israeliana dimostra che spargere l’odio per gli ultra-ortodossi è la via più facile per ogni populismo, sia in politica che sui media. Quest’odio potrebbe portare a rovinose conseguenze. Nel migliore dei casi riuscirebbe solo a rafforzare l’isolamento degli ultra-ortodossi. Nel peggiore potrebbe intensificarne la violenza. I facinorosi di Beit Shemesh sono criminali nel vero senso del termine. Essi non possono nascondersi dietro la loro visione religiosa del mondo, dietro ai loro rabbini che dettano regole estreme, leggi religiose ebree. E non possono neppure nascondersi dietro l’argomento che il governo ha preferito ignorare la mancanza di leggi in questa città ultra-ortodossa, permettendo a un gruppo di reazionari di terrorizzare i residenti trasformandoli in ostaggi indifesi. Come risultato, la task force del governo, nel nome di Hanikkah, ha disperso le tenebre e fatto chiarezza presso quegli estremisti che in Israele esiste il diritto e che la stragrande maggioranza degli israeliani non vogliono vivere in un paese arretrato governato dall’Halakha? Invece essi preferiscono vivere come cittadini civilizzati abituati a rispettare le leggi in una socità libera, aperta e illuminata. Il governo deve sviluppare una politica ferma e mai ambigua che abiliti la polizia, la procura e le corti ad applicare la legge sia ai facinorosi che ai loro leaders, che li incoraggiano e incitano nelle loro azioni sfrenate. Queste persone stanno mettendo in pericolo il bene della vita pubblica nel cui mezzo vivono minacciando e minando la democrazia e la società israeliana tutta. http://www.haaretz.com Religious extremists threaten democracy in Israel The violent incidents in Beit Shemesh this week, beginning with little Na'ama Margolese, who was spat on and cursed on her way home from school, and followed by an attack on television crews that had come to cover the news, should set off major alarm bells. The public at large has sensed the danger and Tuesday evening they came to Beit Shemesh in large numbers to demonstrate against this extremist violence and against the ominous threat that it represents. The demonstration is welcome and is evidence of civic involvement and concern and the need to protect society from those who come to destroy it. Even so, it should be remembered that Beit Shemesh is an extreme case, that the hard core among the rioters represents a problematic exception and that most of the ultra-Orthodox population decries this extremism and has itself suffered greatly from it. The Israeli experience teaches that sweeping hatred of the ultra-Orthodox is the easy way out for every populist, whether in politics or in the media. This hatred could have ruinous consequences. In the best case, it could only strengthen ultra-Orthodox isolationism. In the worse case, it could intensify the violence. The rioters in Beit Shemesh are criminals in every sense of the word. They cannot hide behind their religious worldview, behind their rabbis' rulings on matters of halakha, Jewish religious law. Nor can they hide behind the argument (which in and of itself is correct ) that government authorities have preferred to ignore the growing lawlessness in this increasingly ultra-Orthodox city and have allowed a reactionary group to terrorize the city's residents and turn them into defenseless hostages. As a result, it is the government's task, in the words of the Hanukkah song, to dispel the darkness and make it clear to the extremists that Israel is a country of law, and that the overwhelming majority of Israelis do not want to live in a backward country governed by halakha. Instead they prefer to live as law-abiding citizens in a free, open and enlightened society. The government must develop a firm and unambiguous policy that will enable the police, the state prosecution and the courts to apply the law to deal with the rioters as well as their spiritual leaders, who encourage and incite them to run wild. These people are endangering the well-being of the public in whose midst they are living and are threatening to undermine democracy and Israeli society as a whole.
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