http://www.uomoplanetario.org Referendum nucleare: un Sì per il sole La tragedia nucleare di Fukushima in Giappone sta obbligando anche i più convinti nuclearisti del calibro di Rubbia a riflettere. Un ripensamento che, purtroppo, nasce da una tragedia! Se non ci fosse stato il disastro nucleare giapponese, il nostro paese non avrebbe forse accettato il rilancio del nucleare proposto dal governo Berlusconi? Ma quand’è che noi italiani ci accorgeremo che sono i potentati economico- finanziari a decidere e non i politici? Il No al nucleare civile nasce da precise ragioni maturate in questo trentennio. La prima ragione è proprio quella derivante da ‘incidenti’ agli impianti nucleari (avarie, terremoti, tsunami, o per attacchi terroristici). Dal primo incidente nucleare avvenuto proprio negli USA a Three Mile Island (Pensylvania) nel 1979, alla tragedia di Chernobyl (1986) fino al disastro nucleare di Fukushima (2011). Solo ora conosciamo quanto sia stato devastante Chernobyl per la salute di centinaia di migliaia di persone. Un rapporto dei Verdi a Bruxelles asserisce che sono morti per cancro dai trenta ai sessanta mila. Solo fra qualche anno, sapremo il disastro provocato dall’incidente nucleare di Fukushima: quello che vi è avvenuto è talmente devastante da far riflettere l’intera umanità. Appare quindi chiaro che il problema fondamentale è la sicurezza dei reattori atomici . E’ chiaro che i nuovi modelli di “terza e di quarta generazione” sono più sicuri di quelli degli anni ’60 e ’70. Ma quanto sicuri sono anche questi? “Nessun reattore al mondo è completamente sicuro- dice l’esperto americano Jim Rice e l’errore umano è sempre possibile!” Come si può pensare di piazzare reattori atomici in terra italiana così sismica? E non solo: c’è il problema del costo che rende proibitivo il nucleare. Gli USA in questi 40 anni hanno costruito 103 impianti atomici spendendo somme astronomiche: si tratta di oltre 700 miliardi di dollari! Quasi 100 miliardi di dollari sborsati dal governo federale. E tutto questo per produrre solo il 10% dell’energia necessaria agli USA. I costi per il nucleare italiano sono altrettanto incredibili: il governo attuale ha deciso di costruirne 4 sul modello Epr francese, che costeranno circa 7 miliardi di euro ognuno-si tratta di ben 28 miliardi di euro. Ma oltre ai rischi e ai costi, c’è l’irrisolto problema delle scorie nucleari che rimangono radioattive fino a 200.000 anni. Negli USA le scorie sono accatastate attorno ai siti nucleari. Il tentativo di seppellirle a Yucca Montain, nel Nevada, è costato 16 miliardi di dollari, è fallito sia per ragioni politiche che geologiche. E’ questo il problema non risolto del nucleare civile. “In Italia il problema delle scorie nucleari ci costa 400 milioni di euro l’anno” afferma il fisico A. Baracca. Altra importante ragione è lo stretto legame che c’è tra il nucleare civile e quello militare (ecco perché gli USA si oppongono al nucleare civile in Iran!). A tutto questo dobbiamo aggiungere altre tre grosse obiezioni all’energia nucleare: la scarsità di uranio, le enormi quantità di acqua necessaria al funzionamento del reattore e la produzione di anidride carbonica da queste centrali. Sappiamo che le risorse di uranio sono molto limitate. Alla velocità con cui lo estraiamo dalla terra ne avremmo per una trentina di anni (senza parlare poi di quanto sia pericolosa l’estrazione dell’uranio per la salute dei minatori!) Altrettanto importante è l’enorme quantità di acqua necessaria per produrre l’energia nucleare! Questo in un momento in cui, proprio per il surriscaldamento del pianeta, avremo sempre meno acqua a disposizione. Lasciando da parte il processo di fissione che avviene nel nocciolo dei reattori che è a emissione zero-così afferma il fisico G. Ferrari -, tutte le altre fasi del ciclo nucleare, l’estrazione dei residui e lo smantellamento delle centrali producono CO2 (anidride carbonica) e gas serra in abbondanza. E quindi appare chiaro che l’energia nucleare non è una soluzione per i cambiamenti climatici, come continuano a sostenere i pro-nuclearisti, ma è invece : “una cinica scommessa da parte dell’industria nucleare globale- lo afferma Irene Kock del Nuclear Awareness Project per salvare se stessa.” La conclusione di tutto questo la fa proprio il fisico A.Baracca: ”La critica più radicale che prima di ogni altro, muovo ai programmi di rilancio del nucleare, è alimentare ancora l’illusione che sia possibile continuare a consumare così tanta energia e continuare a crescere. Il pianeta non sarà in grado di reggere ritmi di crescita e di consumo di questo genere, anche se riusciamo ad arrestare tutte le emissioni di CO2. Dobbiamo rivedere il nostro stile di vita e ridurre i nostri consumi energetici. Cambiare modello di sviluppo non è più un optional, ma una necessità. Diventa quindi fondamentale il risparmio energetico. E poi dobbiamo puntare sulle fonti rinnovabili (sole, vento, mare) gestite non dalle multinazionali, ma dalle comunità locali, dai comuni, dalle province…E’ incredibile che il 3 marzo 2011 il governo attuale abbia tagliato gli incentivi alle rinnovabili! E’ fondamentale il decentramento in questo campo. E’ questa la strada per recuperare la vera democrazia. Ci auguriamo che il referendum sul nucleare apra la possibilità di un dibattito serio anche su questo problema fondamentale dell’energia. Senza farci trarre in inganno dalla decisione del governo Berlusconi che chiede “ un’opportuna moratoria di almeno un anno così da pervenire a decisioni ponderate e serene e non condizionate dall’emotività del momento. Opposta l’indicazione della cancelliere A. Merkel: ”Prima ne usciamo dal nucleare e meglio sarà!” Anche in campo ecclesiale italiano non si è ancora riflettuto seriamente sugli aspetti etici e morali del problema. Prendiamo esempio dalla conferenza episcopale tedesca che per bocca del suo presidente Robert Zollitscsh, ha dichiarato: ”L’energia atomica non è l’energia del futuro.” Tutti a votare il 12-13 giugno: 2 SI’ contro la privatizzazione dell’acqua e 1 SI’ contro l’energia nucleare.
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