http://www.ilcambiamento.it/ Fukushima, Schneider: "impatto anche peggiore di Chernobyl" “A Fukushima la situazione è un incubo, i tecnici giapponesi sono andati avanti improvvisando, non avevano nessuna preparazione per un evento del genere: prima hanno cercato di proteggere le strutture, poi si sono decisi a provare a raffreddarli con l'acqua, ma lo hanno fatto troppo tardi e troppo a lungo. Un mio amico, un ingegnere locale, mi ha detto: 'Su queste cose il Giappone è un paese del Terzo Mondo'. E la sua non era una battuta”. Confermano la gravità dell'emergenza nucleare che sta vivendo il Giappone le dichiarazioni (raccolte dall'Adnkronos) di Mycle Schneider, studioso francese e consulente indipendente internazionale sulla politica energetica e nucleare. Schneider è uno degli autori del rapporto Nuclear Power in a Post-Fukushima World del Worldwatch Institute sulle prospettive del nucleare, presentato nel corso di una conferenza stampa a Berlino. “L'11 marzo ha affermato Schneider - sarà ricordato come 'l'11 settembre' per l'industria nucleare, un settore che è sempre stato consapevole di non potersi permettere una 'nuova Chernobyl' e che invece deve affrontare una crisi a Fukushima che avrà un impatto anche peggiore”. In merito alle conseguenze della contaminazione di Fukushima l'esperto ha spiegato che mentre “a Chernobyl c'è stato un 'effetto camino' che è durato una decina di giorni e si è diffuso ai paesi vicini, in Giappone c'è un effetto di 'rilascio' che colpisce un'area più ristretta ma in maniera più forte”. In ogni caso, secondo Schneider, “bisogna vedere quanta radioattività finirà in mare o nell'aria”. Per quanto riguarda il futuro, non lasciano spazio all'ottimismo le parole dello studioso secondo cui “non abbiamo ancora visto il peggio”. “A Fukushima spiega Schneider - ci sono 35 tonnellate di combustibile ma se consideriamo il sito francese di La Hague, dove l'Italia ha inviato le sue scorie nucleari, è come se ci fossero 100 reattori. E cosa succederebbe se un aereo fosse lanciato contro questo deposito?”. L'esperto di politica energetica ha quindi fatto riferimento anche alla situazione italiana, definendo la decisione dell'esecutivo di rimandare di qualche anno il dibattito sul nucleare “un modo per far passare l'acqua sotto i ponti”: un'interpretazione peraltro confermata dallo stesso presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che qualche giorno fa, senza troppe reticenze, ha ammesso che il dietrofront sull'atomo è stato semplicemente una manovra volta ad evitare il referendum e quindi il voto di un popolo “impaurito” dal disastro di Fukushima. In merito al programma nucleare cinese Schneider ha poi ricordato che la Cina, che ha 27 reattori in costruzione, “ha annunciato di voler congelare per motivi di sicurezza fino al 2012 sia i progetti futuri che quelli in via di realizzazione”. “È ridicolo pensare che in pochi anni si potranno avere miglioramenti sul fronte della sicurezza, è solo un pio desiderio”, commenta Schneider. Ad ogni modo, conclude l'esperto, non saranno i governi a dire l'ultima parola sul nucleare ma piuttosto le aziende del settore che dovranno prendere in prestito denaro a costi sempre più elevati. “E dopo Fukushima, per le banche prestare soldi per costruire centrali nucleari è diventato davvero troppo rischioso”. Al di là delle previsioni future, la situazione nella centrale nucleare giapponese non è ancora stata risolta. La Tepco ha annunciato che due nuovi tipi di robot saranno impiegati nell'impianto per misurare i livelli di radiazioni e tracciare una mappa della contaminazione all'interno dei reattori, senza dover esporre il personale alle radiazioni. Una donna che per 11 giorni dopo il terremoto/tsunami dell'11 marzo ha lavorato a Fukushima Daiichi è stata esposta a 17,55 millisievert di radiazione, più di 3 volte il livello ammissibile per le donne, che è fissato a 5 millisievert per 3 mesi. Intanto il premier giapponese, Naoto Kan, ha annunciato l'istituzione intorno a metà maggio di una commissione d'inchiesta indipendente sulla crisi nucleare di Fukushima al fine di individuarne le cause. Il governo nipponico, tuttavia, ha rifiutato a Greenpeace il permesso di condurre un monitoraggio indipendente sulla presenza di radioattività nelle acque territoriali vicine alla centrale nucleare di Fukushima.
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