Fonte: www.agoravox.it Nucleare: il rischio che corre l’Italia è reale Tempo dodici mesi e il nucleare non sarà più soltanto una minaccia ma, una concreta realtà. Circa 24 mila metri cubi di scorie radioattive, oltre 200 tonnellate di ossido di uranio misto a plutonio, stronzio e cesio. Ecco cosa nascondono al loro interno, nelle piscine di decadimento, le vecchie centrali chiuse che attendono d’esser bonificate. L’Italia non ha mai smesso di essere una Nazione nucleare, ha smesso di produrre, ma, non di lasciar che la propria terra, aria, venissero lentamente contaminati, giorno dopo giorno. I grandi governi, tramite gli esperti da loro scelti, chiamati e super pagati fanno sapere, con metodo propagandistico, di avere progetti validi per lo smaltimento di queste sostanze fortemente velenose per l’uomo e per l’ambiente. In realtà nessuno può rendere salutare ciò che è, per sua natura, maledettamente letale. Non esistono centrali nucleari sicure, non esistono progetti di centrale nucleare che mettano al sicuro al 100% la popolazione, non esistono strutture in grado di resistere ai terremoti e ad ogni altro tipo di calamità naturale e, l’Italia, è fortemente sismica, fortemente a rischio alluvioni, cedimenti franosi. La Corte Costituzionale ha stabilito che l’articolo 4, il quale proibiva alle regioni di entrare nella discussione per la “costruzione ed esercizio” delle centrali, non va bene, e stabilisce che le Regioni dovranno avere voce in capitolo sui siti scelti per le nuove centrali nucleari senza però avere il peso di un parere vincolante: ci aspettiamo, tolto il problema dei ”pareri vincolanti”, venga tolto il timbro Top-Secret dall’elenco dei 52 siti proposti per il ritorno al nucleare. ‘Se diamo retta alle Regioni nessuno le vuole, le vogliono tutti nella Regione a fianco”. Così il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteoli, a margine del convegno ‘Lazio ed energia, fra nucleare ed energie alternative’, rispondendo a chi gli chiedeva se il governo potrebbe arrivare ad imporre la localizzazione di centrali nucleari in Regioni che si opporranno alla loro realizzazione. Noi temiamo proprio questo e cioè, di vederci imporre il nucleare come ci hanno imposto di vivere tormentati dalle discariche, di vivere respirando i veleni delle loro fabbriche della morte. Del resto ad inquinare, avvelenare, gestire le stesse discariche, inceneritori, vecchie e nuove centrali nucleari chi sono? I colossi dell’economia nazionale e mondiale. Queste multinazionali, con la loro spregiudicata politica del profitto, con la loro potenza, gestiscono l’intero apparato politico in un diabolico scambio favore-voto soldi. Dettano legge. Forti del fatto che il nostro ordinamento giuridico pecca di una strategica mancanza, il reato di disastro ambientale e attentato alla salute pubblica. Il nucleare in Italia, come in mezzo mondo occidentale, è un affare che coinvolge due gruppi prinicipalmente, uno francese, Areva, l’altro italiano, Impregilo e una moltitudine incontrollabile di scatole cinesi. A fare da garante, in Italia, la Sogin e Veronesi con la sua nomina alla presidenza alla Agenzia per la sicurezza nucleare. Due facce della stessa medaglia, la lobby super partners che mina tutto l’ordinamento costituizionale italiano. La lobby dei mega affari. La presidentesse della Confindustria, Marcegaglia è ancor più diretta e spregiudicata: più efficienza, meno rinnovabili e ponti d’oro al nucleare. “Siamo dell’idea che il Paese debba investire in fonti rinnovabili ma su questo tema ci deve essere una graduale riduzione degli incentivi che sono tra i più alti d’Europa”, precisa la Marcegaglia. Oltre alle rinnovabili e all’efficienza energetica, la presidente di Confindustria ha ribadito anche la necessità di “andare avanti sul nucleare“. Alla Mercegaglia vogliamo ricordare che le famiglie italiane si trovano a pagare il più alto aggravio sulla bolletta dell’energia elettrica di Europa, finanziando la Sogin da tempo immemorabile, distribuendo premi di produzione inesistente, considerando che la sua funzione, smantellamento e bonifica dei siti nucleari chiusi nel 1987 non la ha mai svolta. A conferma del progetto politico e affaristico italiano, l’inaugurazione della Scuola di Formazione Radioprotezione e Sicurezza di Sogin, collocata all’interno del sito di Caorso. Finora la Scuola ha già erogato oltre 30.000 ore di formazione, per circa 900 fruitori e 70 docenti, questi ultimi, tutti tecnici Sogin. Eppure la Sogin doveva essere smantellata e commissionata proprio a fronte dei suoi eccessivi costi senza produrre niente. Con la legge 99/09, la maggioranza aveva deciso il commissariamento della società e il suo riordino, con la vendita di rami d’azienda ad altre società a partecipazione pubblica. La ristrutturazione e lo snellimento dell’azienda non sono però mai avvenuti ed anzi, con il decreto nucleare, il ruolo della Sogin è stato rafforzato; è, infatti attribuito alla Sogin il compito di concordare con l’Agenzia per la Sicurezza Nucleare la localizzazione e la progettazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi (la Sogin è dal 2003 che tenta di aprire un deposito nazionale per le scorie radioattive) e di svolgere in regime di monopolio pubblico le attività di decomissioning per le nuove centrali. Il nuovo vertice della Sogin è rappresentato dall’AD Giuseppe Nucci, (vecchio ritorno già raggiunto da svariate interrogazioni parlamentari per il suo ruolo poco trasparente all’interno della Sogin) sostenuto da Tremonti e Lega, il Presidente Giancarlo Aragona e i consiglieri Bruno Mangiatori, Francesco Moro e Piero Risoluti. “Siamo impegnati ha commentato l’Amministratore Delegato di Sogin Giuseppe Nucci a fare della Scuola di Caorso un punto di eccellenza a livello nazionale, capace di dialogare con i migliori centri internazionali di settore”. Brutti (Idv): Da Berlusconi disinformazione allarmante su energia (DIRE) Roma, 16 feb. “Se questo e’ il livello di informazione in materia di energia nucleare siamo seriamente preoccupati”. Paolo Brutti, responsabile Ambiente dell’Italia dei Valori, esprime stupore per le affermazioni rilasciate dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi sul ritorno all’energia atomica. Noi vogliamo rivolgere poche semplici domande al governo: Sarà Saluggia o Garigliano ad accogliere il deposito nazionale delle scorie radioattive? Che fine ha fatto quell’accordo tra Italia e Francia, che prevedeva entro il 31 dicembre 2020 un deposito nazionale per custodire scorie radioattive in Italia? Se non avete saputo risolvere il problema dello smaltimento delle vecchie scorie nucleari, dove e come pensate di smaltirne di nuove? La Sogin è pubblica o privata? Se pubblica, quanto costa agli italiani? Pensate di togliere, come sarebbe giusto, il sigillo del Segreto di Stato sul ritorno al nucleare in Italia, oppure, prevedete, di usare lo stesso sistema dittatoriale di sempre, lo stesso sistema che da 40 anni vi ha permesso di eludere la giustizia e la fiducia degli italiani, senza che ciò vi costringesse alle Vostre responsabilità? Le vecchie centrali nucleari, per cui Sogin è stata chiamata e pagata a smantellare e bonificare, senza che l’abbia fatto, saranno riattivate? Tutto quanto vi è da sapere sulla Sogin. Possibile arrivare a questo in una nazione come l’Italia?
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