DIE TAGESZEITUNG BERLINO
Regolamentare le banane o il nucleare?
L'Ue impone dettagliatissime normative sugli aspetti più banali della vita quotidiana, ma lascia una questione vitale come l'energia atomica all'arbitrio degli stati nazionali. È ora di fare un passo concreto nella direzione giusta. Tutte le banane commercializzate sul territorio dell'Unione europea devo misurare almeno 14 centimetri di lunghezza e 27 millimetri di diametro. Questo prescrive il regolamento europeo sugli standard di qualità delle banane. Per le centrali nucleari sparse nell'Unione non esiste invece nessuna norma di sicurezza comune. Ogni paese fa esattamente quello che gli pare, e la macchina comunitaria, impantanata del fango dell'uniformazione con risultati nel migliore dei casi comici, sembra priva di qualsiasi competenza formale. Non c'è niente di più assurdo. Se perdiamo il controllo di un reattore nucleare, in quale parte dell'Europa si trovi, sarà l'intero continente a pagarne le conseguenze. E proprio in un settore così delicato gli stati membri sono lasciati liberi di decidere come comportarsi e quanti rischi correre. Una simile concezione dell'Unione europea, che detta le norme solo in ambiti privi di reale importanza, è intollerabile. Più che mai dopo Fukushima. L'Europa rischia di diventare una repubblica delle banane. E già che parliamo di potere decisionale, andiamo sul fronte interno: in Germania non sappiamo più chi è che comanda nel settore nucleare. Quanto potere ha ancora il governo federale in materia di politica energetica? O meglio, fino a che punto Berlino è sottomessa al volere delle lobby del nucleare? Teniamo presente che durante una riunione segreta dello scorso autunno l'industria ha costretto il governo a inserire il prolungamento della durata di vita delle centrali nella legge sull'energia nucleare. All'indomani di Fukushima Angela Mekel e soci, spinti al pentimento dai sondaggi, hanno voluto evitare di dare l'impressione di essere schiavi delle lobby e hanno dato un colpo di acceleratore all'uscita dal nucleare. Ma il terribile sospetto torna di nuovo a galla: ecco infatti che all'improvviso la tassa sul combustibile nucleare, appena istituita, rischia subito di sparire. Il governo giallonero [cristianodemocratici-liberali] si prepara infatti a gettare alle ortiche il suo unico e solo passo avanti nel settore della politica energetica. Una nuova prova di incompetenza. Oggi più che mai sembra evidente che la svolta energetica ha soprattutto bisogno di persone che lavorino per bandire una volta per tutte il nucleare a vantaggio delle fonti di energia alternative. Ieri per esempio le installazioni fotovoltaiche tedesche hanno prodotto grazie all'energia solare 120 milioni di kilowatt/ora, ovvero la produzione quotidiana di quattro centrali nucleari. Creare precedenti concreti è di sicuro il metodo migliore per mettere fine all'era della follia nucleare. In Germania come in Europa. (traduzione di Andrea Sparacino)
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