http://www.asianews.it Il pastore iraniano ora è condannato a morte per “reati contro la sicurezza” Teheran (AsiaNews/Agenzie) Il tribunale di Rasht (provincia settentrionale di Gilan) ha condannato a morte il pastore evangelico Yusef Nadarkhani per essere un “traditore sionista” e aver commesso “crimini contro la sicurezza”. Lo riferisce il governatore generale della provincia Gholam-Ali Rezvani all’agenzia nazionale Fars, specificando che “non si tratta di una questione religiosa, perché nel nostro sistema nessuno può essere giustiziato per aver cambiato fede”. Tuttavia, Mohammad Ali Dadkhan, legale del pastore, smentisce le dichiarazioni del governatore, affermando che il suo assistito sarà giustiziato per apostasia dell’islam. L’avvocato riferisce che è la prima volta che le autorità parlano di “reati contro la sicurezza” per il suo cliente. “Al momento della sentenza spiega i giudici hanno parlato di apostasia, senza fare menzione di altri crimini. Queste nuove accuse devono essere riesaminate”. Yusef Nadarkhani, 32 anni, si è convertito al cristianesimo a 19 anni ed è diventato pastore di una piccola comunità evangelica chiamata Chiesa dell’Iran. Arrestato nell’ottobre del 2009, è stato condannato a morte per apostasia secondo la sharia (legge islamica), che prevede il rovesciamento della sentenza in caso di ritorno all’islam. Dopo essere ricorso in appello, nel luglio scorso la Corte suprema iraniana ha annullato la sentenza, rimettendo il caso al tribunale di Rasht (città natale di Nadarkhani) che ieri ha confermato la condanna a morte. Diversi Paesi occidentali hanno condannato la sentenza contro Nadarkhani e chiesto il suo rilascio. Tra questi, Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia e Polonia.
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