http://www.nena-news.com Gaza: Buffer Zone? Piu’ Corretto Chiamarla No-Go Zone Gaza, 3 febbraio 2011 Nena News (foto da ARIJ)- Il 24 dicembre le forze armate israeliane hanno ucciso Salama Abu Hashish, 20 anni, a Beit Lahya, a nord della Striscia. Il 28 dicembre Hassan Mohammed Qedeh, 19 anni, è stato ucciso a Khuza’a, a sud della striscia. Shaban Karmout, 65 anni, è morto dopo essere stato colpito da tre proiettili al petto e al collo il 16 gennaio a Beit Hannoun, nord. Amjad ElZaaneen, 17 anni, è morto in seguito al lancio di una granata israeliana sempre a Beit Hannoun. Civili che erano tutti disarmati. Saber vive a Beit Hannoun, nel nord della Striscia, ed è il portavoce del comitato popolare di Beit Hannoun”, che, tra le diverse attività, organizza manifestazioni nella “buffer zone”, la cosiddetta zona cuscinetto, una zona unilateralmente imposta da Israele che ruba oltre il 30% dele terre agricole palestinesi. Saber mostra un foglio di cui è appena giunto in possesso, si tratta di un comunicato firmato IDF (Israeli Defence Force) e datato 26 dicembre 2010: “[...] La presenza di civili palestinesi nell’area adiacente alla barriera di sicurezza è usata da organizzazioni terroriste per coprire le loro attività, tra cui collocare congegni esplosivi, pianificare attacchi terroristici e tentare di rapire soldati dell’IDF. Per questa ragione, l’IDF non permetterà che nessuno sia presente in quest’area. [...]”. Saber spiega: “È sbagliato chiamarla buffer zone (zona cuscinetto, in italiano) perché questo è il nome che le hanno dato le forze di occupazione israeliane: queat denominazione presuppone che ci siano due stati in guerra, mentre in realtà qui la situazione non si può chiamare guerra ma occupazione. Il nome più adatto è “no-go zone”, area in cui è vietato l’accesso, perché è Israele che unilateralmente proibisce l’accesso ad un territorio che di fatto dovrebbe essere sotto la giurisdizione palestinese. Noi comunque continueremo a fare manifestazioni in quell’area, perché è la nostra terra, perché con noi ci sono i contadini e gli abitanti del posto, perché se adesso ci fermiamo, la prossima volta cosa faranno? Aumenteranno la no-go zone fino ai 500 metri? Con quali conseguenze per chi ci vive e per chi la coltiva? Visto che essa già adesso comprende il 35% delle terre coltivabili di Gaza, quali sarebbero le conseguenze per la nostra autosufficienza alimentare? L’ultima volta che abbiamo fatto una manifestazione c’erano con noi i parenti di Shaban Karmut. Non abbiamo intenzione di fermarci, non sarà un comunicato a farci tirare indietro, questa è la nostra terra e continueremo ad andarci!”Nena News
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