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18 ottobre 2011

Il caporale Shalit è libero
La famiglia l'attende in Israele

GERUSALEMME - E' libero. Dopo oltre cinque anni di prigionia nella Striscia di Gaza, il caporale israeliano Gilad Shalit - 25 anni all'epoca del suo sequestro da parte di un commando palestinese - è stato trasferito da Gaza in territorio egiziano, all'altezza della città di Rafah. Da qui è stato consegnato all'esercito israeliano, in una caserma a Kerem Shalom, ha riferito Al Arabiya. Ad attenderlo ci saranno i familiari, che potranno finalmente riabbracciare il figlio, e le autorità, con in testa il premier Benjamin Netanyahu.

Una foto ritrae il soldato durante il suo trasferimento da Gaza alle autorità egiziane: nell'immagine Shalit appare di profilo, con un lieve sorriso sulle labbra. Ha i capelli tagliati di fresco ed è ben rasato. Indossa quella che sembra essere la camicia di una divisa militare.

Shalit sarebbe stato trasferito a Rafah a bordo di un Suv, che poi ha fatto velocemente rientro a Gaza. Il negoziatore israeliano per il suo rilascio, David Meisan - alto funzionario del Mossad, i servizi segreti israeliani -  aveva il compito di identificare formalmente in Egitto il caporale.

In cambio della liberazione di Shalit, saranno liberati oggi dalle carceri israeliane 477 detenuti. Il primo convoglio ha lasciato questa mattina la base militare di Ofer, in Israele, fuori la città di Ramallah, in Cisgiordania. Le loro famiglie si sono dirette a Rafah per accogliere i loro cari. A una trentina di loro, però, non sarà permesso di tornare a casa.

Quelli considerati i più pericolosi da Israele saranno esiliati in Giordania, Turchia, Qatar e Siria. Fuori dall'abitazione della famiglia di Shalit, a Mitzpe Hilla, è stato messo in piedi un grande schermo, sul quale scorrono i messaggi twitter di congratulazioni e gioia per il rilascio del soldato.

I genitori del caporale, Noam e Aviva, hanno lasciato questa mattina la casa di famiglia di Mitzpe Hila, in alta Galilea, e sono saliti su un pulmino scortato dalla polizia che li ha portati alla base militare di Tel Nof, nel centro d'Israele. Qui è previsto l'incontro con il figlio, che con loro ha già scambiato qualche parola al telefono, riporta la Bbc. "E' uno dei giorni più felici della mia vita": ha commentato il padre del caporale, Noah Shalit. Dalla base militare, se le sue condizioni di salute saranno ritenute buone, il militare potrà tornare a casa insieme ai suoi, in elicottero. 

Fin dall'alba veicoli con a bordo detenuti palestinesi hanno lasciato le carceri israeliane per lo scambio: l'accordo tra il governo di Benjamin Netanyahu e Hamas, che controlla la Striscia di Gaza, raggiunto attraverso la mediazione egiziana comporta il rilascio di diverse centinaia di palestinesi rinchiusi nelle prigioni dello stato ebraico. Nell'imminenza dell'operazione, da ieri sera sono off limits, come "zona militare", i valichi 1 a sud d'Israele verso la Striscia di Gaza e il Sinai egiziano.

I detenuti palestinesi, concentrati dalle prime ore dell'alba a Kerem Shalom, a ridosso della linea di demarcazione con Gaza, e nella base militare israeliana Ofer, a pochi chilometri da Ramallah (Cisgiordania), sono stati presi in consegna dalla Croce rossa internazionale. Tutto sta procedendo come da previsioni: "Già ora possiamo dire che la prima fase dello scambio di prigionieri con Israele è stata completata con successo", ha annunciato il portavoce di Hamas, Saleh Barhum, in collegamento con Al-Jazeera.

"La prima fase è andata bene ed è stato scarcerato il primo gruppo di detenuti palestinesi - ha affermato -. Per quanto riguarda la seconda fase, che prevede la liberazione di 550 prigionieri, siamo fiduciosi perché abbiamo avuto ampie rassicurazioni da parte degli egiziani, non credo che gli israeliani possano oggi permettersi di non rispettare gli accordi".

L'ultimo ostacolo allo scambio è stato superato ieri in tarda serata, qundo è arrivato il via libera della Corte suprema israeliana che ha respinto il ricorso presentato dai parenti delle vittime di attentati perpetrati da alcuni dei detenuti palestinesi che saranno liberati. Una decisione ampiamente prevista, considerando l'importanza politica dell'accordo.

Davanti alla Corte c'è stato un drammatico confronto tra il padre di Ghilad Shalit, Noam, e i congiunti di vittime di attentati che chiedevano di non procedere a uno scambio "immorale", equivalente a un insulto alla memoria dei loro cari e un "premio al terrorismo". In difesa dell'accordo - descritto come rischio calcolato, frutto di uno stato di necessità - si è pronunciato l'avvocato dello Stato. Poche ore dopo la decisione della Corte suprema l'operazione ha preso il via.

Malgrado le polemiche, lo scambio ha il sostegno della grande maggioranza degli israeliani: secondo l'ultimo sondaggio del quotidiano Yedioth Aharonoth, la decisione di Netanyahu è condivisa dal 79 per cento dei cittadini. L'accordo ha già avuto effetti positivi, con nuovi spiragli per il processo di pace: il Quartetto (Ue, Usa, Russia e Onu) ha annunciato una riunione per il 26 ottobre prossimo cui parteciperanno anche israeliani e palestinesi, anche se non in colloqui diretti bensì in incontri 'separati' tra il team per il Medio Oriente e i rappresentanti delle due parti.

Grazie all'intesa si è allentata anche la forte tensione politica e militare nei rapporti di Israele con Hamas e soprattutto con l'Egitto, pubblicamente ringraziato dal premier israeliano per il ruolo cruciale svolto nel facilitare l'accordo di scambio. E' in questo clima di maggiore buona volontà che si inserisce la notizia, giunta dal Cairo, di un imminente scambio di detenuti tra i due Paesi: Israele si preparerebbe a liberare 81 prigionieri egiziani in cambio di due israeliani: Ilan Grapel, accusato di spionaggio dall'Egitto, e Oda Tarabin.

A quanto risulta, la maggior parte degli egiziani sono detenuti per reati comuni. Secondo un'anonima fonte diplomatica, citata dall'agenzia egiziana Mena, la liberazione dei due israeliani rientra in uno sforzo complessivo per allentare le tensioni tra Egitto e Israele e dovrebbe portare al ritorno al Cairo dell'ambasciatore israeliano dopo un'assenza di circa un mese, in seguito all'assalto all'ambasciata israeliana da parte di manifestanti egiziani.

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