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10.01.2011
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Martedì 25 Gennaio 2011 14:28

Frustrazione per gli Abitanti di Gaza al Valico di Rafah
By IRIN Middle East, Humanitarian News and Analysis


tradotto da Mariano Mingarelli

RAFAH, 10 gennaio 2011 (IRIN) – E’ l’una del pomeriggio e l’edificio del terminal sul lato palestinese di Gaza a Rafah, l’unico valico per entrare in Egitto, è vuoto. Gli sportelli per il controllo dei passaporti non sono ancora in funzione. Fuori, un piccolo gruppo di palestinesi se ne sta seduto sulle panchine all’ombra degli alberi in attesa dell’apertura del confine. Sono tre ore e mezza che attendono.

Tra loro c’è Samer, una farmacista che lavora a Gaza con Médicines Sans Frontières. Suo figlio Anwar, di cinque anni, è affetto da rachitismo. Ha una lettera di invio dal ministero della salute di Gaza per una visita presso un chirurgo ortopedico del Cairo. Spiega che le restrizioni imposte dal blocco israeliano al servizio sanitario stanno alla base del fatto che loro devono attraversare il valico per ottenere le cure di cui necessita.

Sono arrivati la mattina di buon’ora, questo per anticipare la folla, ma non hanno trovato nessuno. Hanno attraversato rapidamente il posto di controllo passaporti palestinese, ma hanno dovuto attende fino alle 8 per l’apertura del confine egiziano.

“Non fa alcuna differenza che io lavori per una organizzazione sanitaria internazionale o che abbia una gran quantità di incartamenti che comprovano che Anwar abbia la prescrizione per essere trattato in Egitto. Temo che saremo respinti,” ha raccontato Samer.

Secondo un accordo concordato con gli Stati Uniti nel 2005 a seguito del ritiro delle forze armate e dei coloni israeliani da Gaza, questo valico avrebbe dovuto funzionare solo in presenza di controllori dell’Unione Europea. Quando il gruppo islamico di Hamas ha preso il controllo di Gaza nel 2007, questi si sono ritirati, e il confine per i viaggiatori palestinesi è stato chiuso per i viaggiatori palestinesi.

A seguito della morte degli attivisti turchi a bordo della Mavi Marmara nel maggio del 2010, per ordine del Presidente egiziano Hosni Mubarak il passaggio attraverso il valico è stato riaperto per i casi umanitari. Solo coloro che sono in possesso di una prescrizione mediche per l’estero, gli studenti che hanno un posto in un'università straniera, chi ha un visto per l’estero e gli stranieri con passaporto estero ottengono il permesso di passare. Le organizzazioni umanitarie, compreso l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), affermano che di fatto il valico di confine è ancora chiuso.

Hamada Al-Bayari, analista degli Affari Umanitari dell’OCHA a Gaza, ha dichiarato: “Non tutti i casi clinici ottengono il permesso di oltrepassare il confine, ma solo quelli che hanno uno spesso plico di documenti che attestano della necessità di cure fuori da Gaza. Anche se posseggono prescrizioni redatte dal ministero della sanità, anche in questo caso possono essere respinti. Ogni giorno, almeno 30 – 50 persone sono rimandate indietro.”

“Il passaggio dovrebbe essere liberamente accessibile per tutti i civili in ingresso e in uscita – si tratta di un diritto umano,” ha dicharato Al-Bayari.

"Guardato con sospetto”

Da quando è stato riaperto il valico, questa è la seconda volta che Samer si è recata a Rafah. La prima volta era per frequentare un corso di formazione a Parigi per il suo lavoro. Come tutti gli abitanti di Gaza che vanno in Egitto, scoprì di aver bisogno dell’autorizzazione da parte della sicurezza egiziana per poter entrare nel Paese, autorizzazione che non aveva. Per 72 ore, dal momento dell'arrivo in Egitto fino alla partenza del volo dall’aeroporto del Cairo per Parigi, fu trattenuta in una “stanza di transito”.

“Dissi ai funzionari egiziani, sono una palestinese, sono una donna, non mi potete chiedere di stare per giorni in questa stanza con degli uomini, senza cibo e acqua, senza servizi igienici, senz’alcuna privacy. Ma loro si rifiutarono di lasciarmi trascorrere un giorno solo nella città del Cairo. Così rimasi seduta su una sedia per 72 ore. Una guardia donna mi dovette accompagnare al bagno tutte le volte che ne ebbi necessità o a prendere da mangiare o da bere,” ha raccontato Samer.

“Una volta che si attraversa l’Egitto, ogni palestinese viene guardato con sospetto. Ti fanno sentire come se non fossi un essere umano. I funzionari sono molto, molto duri,” ha aggiunto.

Hossan Zaki, portavoce del Ministero degli Esteri egiziano, nega che l’Egitto non vada incontro alle necessità degli abitanti di Gaza che tentano di passare attraverso Rafah: “I dati dimostrano con estrema chiarezza che l'attraversamento del valico rappresenta una valvola per la popolazione di Gaza. Fin dal giugno 2010, quando il presidente dell’Egitto decise di aprirlo a tempo indeterminato, lo hanno varcato in poco meno di 200.000. Se a una o a più persone non piace il modo in cui si gestiscono le operazioni di attraversamento, sono affari loro.”

“Qualsiasi affermazione secondo la quale ci dovrebbe essere un libero passaggio da Gaza all’Egitto per tutti i palestinesi è una barzelletta. La gente che parla in questo modo non deve avere idea alcuna dei risvolti della questione,” ha dichiarato Zaki.

Secondo i dati raccolti dall’OCHA, dal giugno di quest’anno [2010], 60.139 persone provenienti da Gaza hanno attraversato Rafah e 63.323 sono entrate a Gaza dall’Egitto, per un totale di 123.462 passaggi.

“La gente aspetta per ore”

Come Samer, anche Husam Abadin spera di recarsi in Egitto alla ricerca di cure mediche adeguate per un disco vertebrale rotto che preme sulla colonna. Anche lui lavora per una ONG. E’ in attesa dell’apertura del valico da tre ore.

“Puoi dire che questo valico è aperto?” domanda, accennando in direzione dell’Egitto. “La cose, puramente e semplicemente, da quel lato non si muovono. Là su di un autobus c’è un bambino di quattro mesi che ha una faccia rossa come un pomodoro, da quanto è caldo. Pure lui e sua madre sono in attesa dalle prime ore di questa mattina.”

Ascoltando Abadin narrare la sua esperienza, un funzionario di frontiera di Gaza sorride mestamente. Conosce la storia. “Qui va meglio ora che la frontiera è aperta, ma la gente aspetta per ore tutti i giorni. Talvolta è perché loro [i funzionari egiziani] stanno pregando, tal’altra perché stanno facendo colazione; qualche volta tengono pure chiuso il valico senza dare alcuna giustificazione,” ha detto.

“Dopo aver aspettato qui per ore, spesso vengono rimandati indietro. A volte gli egiziani sostengono che è perché non c’è coordinamento di sicurezza; in altri casi dicono di sospettare che le prescrizioni siano false. Non c’è mai modo di sapere se si riuscirà a passare, “ ha soggiunto.

A detta di Zaki, l’Egitto gestisce il valico di Rafah secondo le leggi e le normative del Paese. “Non tutti i casi singoli per i quali si richiede di passare da Gaza all’Egitto saranno accolti automaticamente. Questo è un nostro diritto sovrano,” ha dichiarato.

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