http://www.repubblica.it
02 settembre 2011

Turchia espelle ambasciatore Israele
Sospesi anche contratti militari

Ankara - La Turchia ha espulso l'ambasciatore d'Israele e sospeso tutti i contratti militari dopo le mancate scuse di Tel Aviv per l'incidente della Mavi Marmara, l'assalto della marina isrealiana a una nave umanitaria turca costato la vita il 31 maggio del 2010 a nove cittadini turchi. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu aggiungendo che la Turchia riduce la sua rappresentanza diplomatica in Israele al livello di un secondo segretario e sospende anche tutti gli accordi militari con Israele. E scoppia la crisi diplomatica.

Ankara inoltre non riconosce la legalità del blocco israeliano di Gaza. La scelta turca avviene dopo la pubblicazione delle conclusioni dell'inchiesta commissionata dall'Onu sul blitz israeliano contro la Freedom Flotilla, considerate "inaccettabili". Davutoglu ha quindi annunciato l'espulsione dell'ambasciatore israeliano e la "sospensione di tutti gli accordi militari" con lo Stato ebraico. Sospesi anche i contratti in campo energetico.

"In questa fase", ha spiegato il ministro degli Esteri turco, "prendiamo le seguenti misure: le relazioni tra Turchia e Israele sono ricondotti a livello di secondo segretario d'ambasciata. Tutti i responsabili con un rango superiore a quello di secondo segretario, come l'ambasciatore, rientreranno nel loro Paese entro mercoledì" ha detto il ministro.

A bordo della Mavi Marmara, l'ammiraglia della Freedom Flotilla I che nel maggio dell'anno scorso tentò invano di forzare il blocco navale della Striscia di Gaza e fu quindi assaltata dalle forze speciali israeliane, furono uccisi nove attivisti turchi. Nella relazione Onu si afferma che si trattò di un'azione "eccessiva e irragionevole", ma si certifica però anche la sostanziale legalità del blocco di Gaza. Il capo della diplomazia turca ha bollato invece come "inaccettabili" le conclusioni cui sono pervenuti gli inquirenti, guidati dall'ex primo ministro neozelandese Geoffrey Palmer.

Davutoglu ha inoltre puntualizzato che il suo governo "non riconosce la legalità di tale blocco", e ha addossato a Israele la responsabilità del progressivo deterioramento nei rapporti bilaterali. La Turchia non farà marcia indietro, ha aggiunto, finchè la controparte non ne avrà accolto le richieste: in primo luogo, Ankara esige la presentazione di scuse formali, e poi congrui indennizzi alle vittime o ai loro eredi. Dal canto loro le autorità israeliane avevano in precedenza affermato di "accettare con riserve" la relazione della commissione Palmer.

Alla luce delle misure annunciate da Ankara in concomitanza con la pubblicazione del 'Rapporto Palmer' alle Nazioni Unite, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha convocato una riunione urgente dei ministri a lui più vicini per valutare la crisi nei rapporti con la Turchia. Secondo la radio statale israeliana, Netanyahu resta fermo anche oggi nella decisione di non estendere scuse alla Turchia per il raid sulla nave passeggeri Marmara che, nel maggio 2010, puntava verso Gaza per forzare il blocco marino a Gaza. Il Rapporto Palmer include una serie critiche sia verso Israele sia verso la Turchia.

Dopo il blitz sulla nave umanitaria turca, infatti il segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon condannò l'azione militare israeliana. Poi il Consiglio di sicurezza, presidenza di turno libanese, convocò una riunione straordinaria. In quella sede il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, disse contro Israele: "Ha perso ogni legittimità all'interno della comunità internazionale", "un atto di barbarie", "un assassinio di Stato". E concluse chiedendo un'inchiesta urgente sull'accaduto. "Deve partire immediatamente". La replica di Israele arrivò poco dopo per voce del vice-ambasciatore all'Onu, Daniel Carmon. Che, davanti al Consiglio di sicurezza, accusò apertamente la flottiglia delle Ong attaccata dai militari di aver avuto "altri fini", diversi da quelli umanitari. "Che pacifisti sono quelli che usano mazze e prendono le armi dei nostri soldati, puntandole poi contro di loro?".

E in serata il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, ha detto di "sperare" in un miglioramento delle relazioni tra Israele e Turchia: "Spero sinceramente che Israele e la Turchia migliorino le loro relazioni", ha dichiarato Ban durante una conferenza stampa a Canberra.

TOP