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Scritto il 25/10/11

Il Vaticano: un governo mondiale, per salvarci dal liberismo

Dieci anni dopo l’invocazione planetaria di Mikhail Gorbaciov, l’uomo che mise fine alla Guerra Fredda e si battè per una «nuova governance mondiale» per dare una politica al mondo evitando il cannibalismo capitalistico che produce fame e guerre, è ora il Vaticano a intervenire, individuando la radice del male – il sistema finanziario – e arrivando alla stessa conclusione: per evitare la catastrofe umanitaria serve un governo condiviso del mondo, che a partire dell’economia sia capace di darsi regole a misura d’uomo. Citando Giovanni XXIII e anche l’enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI, il Vaticano ora chiede una «riforma del sistema finanziario e monetario internazionale» e «una autorità pubblica universale» che governi la finanza. Invoca «multilateralismo» non solo in diplomazia ma per «sviluppo sostenibile e pace», denunciando il rischio di una generazione di «tecnocrati» che ignori il bene comune.

La Chiesa chiede inoltre di tornare al «primato della politica sull’economia e la finanza». E tra gli obiettivi a medio termine, propone per questo la creazione di una Banca centrale mondiale. Sotto la guida del pontefice, il Vaticano prende posizione contro il liberismo, accusato di essere causa della crisi: se non si crea subito un’autorità pubblica mondiale, il mondo globalizzato rischia di diventare una «torre di Babele», secondo il Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace. L’attuale crisi economica e finanziaria, secondo i “ministri” di Benedetto XVI, è infatti «l’effetto devastante» delle ideologie liberiste, come spiegato nel documento intitolato “Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale”.

«Un effetto devastante di queste ideologie, soprattutto negli ultimi decenni del secolo scorso e nei primi anni del nuovo secolo, è stato lo scoppio della crisi nella quale il mondo si trova tuttora immerso», si legge nel documento del dicastero vaticano. «Cosa ha spinto il mondo in questa direzione estremamente problematica anche per la pace? Anzitutto un liberismo economico senza regole e senza controlli», che il Vaticano bocca severamente: il liberismo come degenerazione del capitalismo, nemico di ogni possibile umanesimo. «Si tratta di una ideologia, di una forma di “apriorismo economico”, che pretende di prendere dalla teoria le leggi di funzionamento del mercato e le cosiddette leggi dello sviluppo capitalistico esasperandone alcuni aspetti», prosegue il documento vaticano.

La Santa Sede critica apertamente l’approccio liberista che ha fatto fallire la banca d’affari americana Lehman Brothers, simbolo del tracollo che stiamo vivendo: «Un orientamento di stampo liberista – reticente rispetto ad interventi pubblici nei mercati – ha fatto propendere per il fallimento di un importante istituto finanziario internazionale, immaginando in tal modo di delimitare la crisi e i suoi effetti. Ne è derivata purtroppo una propagazione di sfiducia che ha spinto a mutare repentinamente atteggiamento, sollecitando interventi pubblici sotto varie forme, di enorme portata (oltre il 20% del prodotto nazionale) al fine di tamponare gli effetti negativi che avrebbero travolto tutto il sistema finanziario internazionale».

Proprio per evitare i rischi e le catastrofi apportate dal liberismo economico, è necessario instaurare un’autorità mondiale che risolva i problemi dell’economia e non solo. «In un mondo in via di rapida globalizzazione, il riferimento ad un’Autorità mondiale diviene l’unico orizzonte compatibile con le nuove realtà del nostro tempo e con i bisogni della specie umana». Senza dimenticare «la natura ferita degli uomini», che causa «angosce e sofferenze». La Santa Sede, rileva il “Corriere della Sera” il 24 ottobre, appoggia anche la proposta di una Tobin Tax, cioè una tassazione internazionale delle transazioni finanziarie. «Dovrebbe essere attuata – afferma il Pontificio consiglio per la giustizia e la pace – mediante aliquote eque, ma modulate con oneri proporzionati alla complessità delle operazioni, soprattutto di quelle che si effettuano nel mercato secondario».

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