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http://it.peacereporter.net Fortezza Davos Completamente militarizzata la località sciistica svizzera che ospita il World Economic Forum
Cinquemila soldati armati di fucili di precisione, sci e motoslitte in pattuglia tra i boschi innevati, radar militari che spuntano tra le cime imbiancate degli abeti, lunghi rotoli di filo spinato distesi nella neve, elicotteri che sorvegliano dall'alto con telecamere e rivelatori termici. Cartelli con sagome di soldati con su scritto ''Stop. State entrando in una zona sorvegliata militarmente. Fermarsi all'alt e seguire gli ordini della truppa, che dispone di poteri di polizia e in caso estremo aprirà il fuoco''. In questi giorni la località sciistica di Davos, in Svizzera, sembra una zona di guerra. O il set cinematografico di uno di quei film di 007 in cui James Bond affronta tra i boschi alpini l'agguerrito esercito privato dispiegato dalla malvagia Spectre a protezione del suo bunker segreto. In questo caso invece l'esercito è quello della Confederazione Svizzera, mobilitato in forze per tenere lontani curiosi, contestatori ed eventuali terroristi dall'annuale meeting dell'associazione privata World Economic Forum: la più 'pubblica' - e per questo la meno importante, ma anche la più esposta e quindi sorvegliata - tra le periodiche riunioni dell'élite globale. Un insolito articolo anonimo pubblicato proprio in questi giorni sull'Economist, dal titolo traducibile come 'Le pause-caffè mondiali - Dove la gente che conta si incontra e parla', descrive il forum svizzero di Davos, il suo equivalente asiatico di Boao in Cina, le riunioni del Council on Foreign Relations, della Commissione Trilaterale e del Bilderberg Group come importanti occasioni, tutte private ma più o meno riservate, nelle quali i ''globocrati'' della ''élite cosmopolita'' possono incontrarsi e dibattere in libertà i grandi temi mondiali e prendere decisioni che poi si traducono pratica, dalle guerre alle crisi finanziare. L'autore senza nome dell'Economist ironizza sulle teorie della cospirazione globale con il visconte belga Etienne Davignon, presidente del Bilderberg ed ex vicepresidente della Commissione europea, ma poi cita senza commenti l'ex consigliere di Bill Clinton, David Rothkopf, che nel suo libro 'Superclasse - L'élite del potere mondiale e il mondo che stanno costruendo' ha scritto che queste riunioni ''costituiscono il meccanismo informale del potere globale, perché sono occasione di incontro tra i più elusivi leader del mondo''. Incontri che avvengono a porte chiuse, come al Bilderberg, o in privato a margine delle conferenze pubbliche, come succede invece al forum di Davos. Lo scopo dell'anonimo articolo del prestigioso settimanale britannico, una delle testate giornalistiche più legate all'élite globale (nello stesso articolo si ricorda la partecipazione del direttore dell'Economist alle riunioni del Bilderberg), è evidentemente quello di sdoganare come normale, ragionevole e accettabile una realtà che finora era stata sempre negata e nascosta. ''Tutti i ritrovi globocratici si stanno aprendo - si legge nel pezzo dell'Economist - perfino il Bilderberg ha recentemente iniziato a pubblicare le liste dei partecipanti sul suo sito''. Il governo-ombra mondiale, finora denunciato da 'no-global' e 'complottisti', sembra voler uscire alla luce del sole e rivendicare la propria ragion d'essere e i propri progetti per un nuovo ordine mondiale. Se qualcuno ha qualcosa da ridire, basta dispiegare l'esercito.
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