http://www.libreidee.org Contro Mubarak e gli altri dittatori che abbiamo allevato Mubarak lascia sparare la sua polizia sulla folla e l’Onu avvia il ritiro dei suoi funzionari. Non è più tempo di esitare fra le incertezze di Obama e l’«avanti con il popolo egiziano» di Slavoj Zizek. Sto con Zizek. Non siamo di fronte a scelte tranquille e felici. Da un pezzo una cosiddetta laicità nel Maghreb e nel Medio Oriente è garantita soltanto da regimi dittatoriali. Da un pezzo lasciare libertà di voto può condurre a un’affermazione non solo islamica, ma islamista. Una democrazia in senso proprio, che non è soltanto fare le elezioni ma stabilire un’effettiva divisione dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario cioè una sicurezza di uguali diritti di fronte alla legge, non è garantita da nessuno. E tuttavia non è possibile opporre alla rivolta popolare contro l’autocrazia il pericolo rappresentato da una sua libera espressione. Anche nel voto. Anni fa le elezioni hanno portato in Algeria a una vittoria schiacciante del fronte islamico. Il governo e l’esercito hanno annullato quelle elezioni. Risultato: in Algeria non c’è democrazia, né partiti, né sindacati, né una vera libertà di stampa, né diritti uguali per le donne tutto devastato. E non basta: le forze del governo hanno sgozzato centinaia di infedeli infedeli a chi? nei villaggi. Come regime laico è bizzarro, come democrazia non ve n’è traccia. In Tunisia è tutt’ora decisivo l’esercito. Conosco un solo esercito che ha portato a una democrazia, quello portoghese del 1974. Speriamo che questo sia il secondo. In Egitto, senza pari più grande, più affamato, più strategico, Mubarak non se ne vuole andare e l’esercito sembrava fino a ieri diviso. La polizia spara per uccidere. Obama, che aveva ammonito Mubarak a non reprimere, che farà adesso? L’Europa si è resa ridicola invitando alla moderazione, «non esagerare, popolo», «non esagerare, Mubarak» come se si trattasse d’un gioco fra ragazzini. Nessuno ha sostenuto sul serio El Baradei, col pretesto che non era abbastanza forte, e tutti temono come la peste i Fratelli Musulmani, quasi che fossero Al Qaeda travestita. Gratta gratta, dove c’è l’islam c’è il terrorismo. Chi di noi ha conosciuto qualcuno dei Fratelli Musulmani sfuggito alla forca o alla galera, sa che non sono affatto simili ai talibani, anche se certamente simpatizzano per Hamas, che neanch’essa è talibana. Ma detesta Israele, e chi sarebbe diverso a Gaza? E qui veniamo al vero dunque. Più paradossale di ogni altro è l’appoggio che a Mubarak danno unitamente Netanyahu e Abbas. La famosa democrazia israeliana e il popolo che essa stoltamente opprime. Per Israele, Mubarak è l’alleato storico degli Stati Uniti e quindi un amico, del resto ne ha formalmente riconosciuto l’esistenza come stato. Per l’Autorità palestinese è Mubarak che fa da barriera ad Hamas. La debolezza degli oppressori raggiunge quella degli oppressi. Una transizione in Egitto guidata da un uomo come El Baradei, che non è un rivoluzionario ma semplicemente un giusto, non interessa il governo israeliano, perché non consentirebbe a Israele proprio tutto, e neanche all’Autorità palestinese perché non si schiererebbe per principio contro Hamas. Ma, si obietta, se non si fa barriera all’islam Israele sarà distrutta. Non è vero. Quasi tutto il mondo, compresi molti musulmani, è per l’esistenza dello stato di Israele. La sua vera difesa sta nella nostra storia accanto a quella degli ebrei sta, avrebbe scritto Giaime Pintor, nel sangue d’Europa. E non sbagliamo di bersaglio. Chi ha creato l’islamismo radicale? È stato lo Scià a costruire il carisma di Khomeini. Sono gli Stati Uniti ad armare talebani contro l’Urss, ed è Bush che ha incastrato contro di loro il suo paese in Afghanistan. E ha distrutto Saddam Hussein dopo averlo spedito a dissanguarsi contro l’Iran. È la destra israeliana, oggi Netanyahu e Avigdor, a costruire Hamas. È stata l’inerzia dell’Unione europea. Errori di questo calibro si scontano. Non aggiungiamo adesso quello di opporci a un sussulto di popolo. È stupefacente che i funzionari dell’Onu lascino l’Egitto in fiamme invece che condannare senza indugio Mubarak e interporsi contro le sue fucilate. E noi finiamola di prendere per una massa di deficienti coloro che non hanno potere e tentano di ribellarsi. Prima riusciranno a farcela, prima si assumeranno le loro responsabilità. È loro il destino, che lo prendano in mano.
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