http://www.ilmondodiannibale.it Il manifesto degli arabi cristiani per la primavera Questa un’ampia sintesi del manifesto elaborato a Beirut da intellettuali e politici cristiani in favore della primavera araba. Una esplicita, forte, appassionata e appassionante risposta ai numerosi vescovi che insistono ancora in queste ore a sostenere le “ragioni” dei regimi. Il mondo arabo sta assistendo da mesi a rivolte democratiche con un’ accelerazione velocissima , segno di una nuova era. Il loro particolare significato deriva dalla spinta per i valori di libertà e di giustizia, superando tutte le caratteristiche ideologiche, nazionaliste o religiose, che hanno condizionato la popolazione della regione per più di un secolo. Questi valori sono alla base dell’idea di dignità umana che si rifiuta di dividere il mondo in due campi, quelli del bene e del male, la visione da cui hanno tratto legittimità le dittature. La marea araba dimostra che i popoli sanno perseguire libertà e dignità senza bisogno di attendere il “salvatore” o il “leader carismatico ”. L’uomo che ha scatenato la rivoluzione in corso nel mondo arabo non è stato “il comandante delle masse”, ma un uomo qualunque, un venditore ambulante in un villaggio dimenticato della Tunisia. Altro elemento importante è la comunicazione, che ha saputo agitare la stagnante acqua araba. Questa marea ha evidenziato il valore della vita umana stessa, contro il meccanismo degli annullamenti: l’annullamento dell’individuo nel gruppo di appartenenza, l’annullamento di un gruppo in un partito, l’annullamento di un partito in un leader. Questo cambiamento è stato paragonato da molti a quanto è accaduto in Europa dell’est ai tempi del crollo del muro di Berlino e ha dovuto fare i conti con la violenza dei regimi contro i legittimi aneliti dei popoli, la violenza di sistemi ideologici che si stanno sgretolando mentre tentano di bloccare il corso della storia. Noi crediamo che il processo di democratizzazione in corso nella regione araba porti buone notizie per il nostro Paese, il Libano. La nostra nazione, per più di mezzo secolo, ha subìto vari tentativi che rivendicavano l’arabizzazione del sistema e dell’ ideologia nazionale, per rendere il nostro paese simile ai suoi vicini. Oggi invece vediamo i paesi arabi a noi vicini avvicinarsi consapevolmente al “significato del Libano”, cioè a ciò che abbiamo cercato di rappresentare nel contesto dei valori di libertà, democrazia , pluralismo e apertura al mondo. Per questo crediamo che i cristiani libanesi sono chiamati a riprendersi il loro ruolo storico nella regione araba, contribuendo a dare una risposta araba alla questione fondamentale di come vivere insieme, uguali nei nostri diritti e doveri, diversi nelle nostre appartenenze religiose, culturali, etniche… E solidali tra di noi nella nostra ricerca di un futuro migliore per tutti noi, cristiani e musulmani. Perché i cristiani libanesi possono dare un contributo autentico ed efficace. Perché storicamente hanno svolto un ruolo di primo piano nel gettare le basi della convivenza. Sono stati i cristiani del Libano a rifiutare la creazione di una “Nazione Cristiana”, proponendo il “Grande Libano”, che univa alla montagna a maggioranza cristiana zone a maggioranza musulmana e successivamente hanno rifiutato il rinnovo del mandato francese nel 1943 sul Libano e hanno combattuto per una immediata indipendenza. Poi, e dopo la divisione sociale causata dalla guerra civile 1975-1990, i cristiani del Libano sono stati i promotori del ripristino della co-esistenza islamico cristiana in Libano. Attraverso uno sforzo eccezionale, nel quadro del Sinodo dei Vescovi (1995), hanno invitato a tralasciare la “Cultura della guerra” e ri-considerare il significato del Libano e della sua missione. In questa direzione, hanno lavorato sotto la guida della Esortazione Apostolica (1997), invitando all’auto-critica per la “purificazione della memoria”, accogliendo l’appello ad impegnarsi con i Vescovi maroniti (2000) nella battaglia per liberare il Libano dalla “tutela” siriana, lotta che ha portato alla seconda indipendenza, nel 2005. Le Chiese d’Oriente hanno sempre escluso di considerarsi minoranza, sottolineando che “i cristiani in Medio Oriente costituiscono una parte organica della identità culturale dei musulmani, in quanto i musulmani formano parte integrante dell’identità culturale dei cristiani”, e tutti, musulmani e cristiani, “sono responsabili per sé e per l’altro davanti a Dio e davanti alla storia”. Noi crediamo che il compito primario per i cristiani del Libano e del mondo arabo oggi sia quello di lavorare per rafforzare e sostenere una cultura di pace e di convivenza per fare fronte contro con la cultura della violenza e dell’ esclusione che continuano a pesare sulla popolazione di questa regione del mondo. E’ così che contribuiranno alla grande sfida che è stata espressa dal cristiano libanese Amin Maalouf, dicendo: “O impariamo a costruire in questo secolo una civiltà comune alla quale ciascuno di noi possa appartenere volontariamente, rafforzando questo legame con valori consolidati dall’esperienza umana arricchita dalla nostra diversità culturale. .. o affonderemo insieme in una comune barbarie senza fondo “. Abbiamo bisogno di una cultura del “vivere insieme”, cioè di uno “Stato della convivenza.” E questo stato deve essere civile, basato su una chiara distinzione tra stato e religione. In esso si riconoscono diritti ai soli cittadini, senza discriminazioni, ma allo stesso tempo si forniscono garanzie per le comunità. Nascerà di qui un nuovo arabismo, “l’arabismo del vivere insieme”, che non sarà altro che il figlio dell’arabismo originario dell’Andalusia, dove hanno vissuto e con-vissuto per secoli musulmani, cristiani ed ebrei in armonia, umana, culturale e religiosa. Questo arabismo culturale dovrebbe risorgere sulle rovine dell’ “’arabismo dell’odio e della vendetta”, che ha guidato il mondo arabo sin dal momento della creazione dello stato di Israele, rinchiudendoci e isolandoci in noi stessi. Tale “arabismo del vivere insieme” dovrebbe consentire di istituire un sistema regionale, partecipando effettivamente alla definizione del nuovo ordine mondiale. “L’arabismo del vivere insieme” dovrebbe offrire un nuovo modello per il Medio Oriente, “L’Oriente del vivere insieme” basato sull’iniziativa di pace araba che ha promosso uno Stato palestinese indipendente. Questo progetto per avere successo ha bisogno del sostegno della comunità internazionale per “liberare” gli israeliani dalla “prigione” nella quale si sono racchiusi a causa del loro radicalismo religioso e etnico, un radicalismo che fa temere una nuova teocrazia. “L’Arabismo del vivere insieme” vuole contribuire alla nascita di un Mediterraneo del vivere insieme. Questo grande lago era un collegamento, il luogo dello scambio di conoscenze tra i popoli e le culture antiche. Oggi è diventato “Il Lago delle divisioni e delle spaccature”, delle discriminazioni religiose, etniche e nazionali, cioè dei prodotti preferiti dei grandi conflitti interminabili del Mediterraneo: nessuno può sperare di essere immune dalle loro disastrose conseguenze.
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