New York Times
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29/04/2011

La Pace Mancante nella Rivoluzione Araba
di Abdullah Gul
presidente della Turchia

Un accordo di pace israelo-palestinese, nella cornice di una più ampia pace arabo-israeliana, rappresenta un contributo essenziale a far sì che le rivoluzioni attualmente in corso in Medio Oriente portino a una nuova era di democrazia e di concordia nella regione – scrive dalle pagine del New York Times il presidente turco Abdullah Gul

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L’ondata di insurrezioni in Medio Oriente e Nord Africa è di portata storica pari a quella delle rivoluzioni del 1848 e del 1989 in Europa. I popoli della regione, senza eccezione, non si sono  ribellati solo in nome di valori universali, ma anche per riconquistare l’orgoglio nazionale e la loro dignità, per lungo tempo repressi. Ma che queste insurrezioni conducano alla democrazia e alla pace, piuttosto che alla tirannia e al conflitto, dipenderà dalla capacità di mettere a punto un duraturo accordo di pace israelo-palestinese nella cornice di una più ampia pace arabo-israeliana.

La situazione dei palestinesi è stata la principale causa di disordini e conflitti nella regione, e viene utilizzata come pretesto per l’estremismo in altri angoli del mondo. Israele, più di qualsiasi altro paese, dovrà adattarsi al nuovo clima politico nella regione. Ma non deve temere; la nascita di atri regimi democratici nella regione intorno a Israele rappresenta un’assicurazione perfetta per la sicurezza del Paese.

In questi tempi di disordini, sono due le forze che modelleranno il futuro: il desiderio di democrazia del popolo ed i cambiamenti demografici nella regione. Prima o poi, il Medio Oriente diventerà democratico, e per definizione, un governo democratico dovrebbe riflettere la volontà reale del suo popolo. Un governo di questo genere non può permettersi di perseguire una politica estera percepita come ingiusta, indegna e umiliante dall’opinione pubblica. Per anni, la maggior parte dei governi della regione non ha tenuto in considerazione i desideri del proprio popolo nelle scelte di politica estera. La storia ha ripetutamente dimostrato che una pace vera, giusta e duratura può essere raggiunta solo tra popoli, non tra élite di governo.

Faccio appello ai leader di Israele affinché affrontino il processo di pace con una mentalità strategica, piuttosto che ricorrere a miopi manovre tattiche. Ciò richiederà di considerare seriamente  l’iniziativa di pace della Lega Araba del 2002, che ha proposto un ritorno ai confini di Israele antecedenti al 1967 e la completa normalizzazione delle relazioni diplomatiche con gli stati arabi.

Continuare a mantenere l’insostenibile status quo servirà solo a mettere Israele in maggior pericolo. La storia ci ha insegnato che la demografia è il fattore più decisivo nel determinare il destino delle nazioni. Nei prossimi 50 anni, gli arabi costituiranno la stragrande maggioranza degli abitanti tra il Mar Mediterraneo e il Mar Morto. La nuova generazione di arabi è molto più consapevole della democrazia, della libertà e della dignità nazionale.

In un simile contesto, Israele non può permettersi di essere percepita come un’isola di apartheid circondata da un mare arabo di rabbia e ostilità. Molti leader israeliani sono consapevoli di questa sfida e dunque ritengono che la creazione di uno stato palestinese indipendente rappresenti un imperativo. Una Palestina dignitosa e vitale, che viva fianco a fianco con Israele, non diminuirà la sicurezza di Israele, ma la fortificherà.

La Turchia pensa in modo strategico al processo di pace israelo-palestinese, non solo perché sa che una soluzione pacifica in Medio Oriente andrebbe a suo vantaggio, ma anche perché crede che la pace israelo-palestinese gioverebbe al resto del mondo.

Siamo quindi pronti a utilizzare la nostra piena capacità di favorire negoziati costruttivi. L’operato della Turchia negli anni precedenti all’operazione militare di Israele a Gaza nel dicembre 2008, testimonia il nostro impegno per il raggiungimento della pace. La Turchia è pronta a svolgere il proprio ruolo come nel passato, una volta che Israele sarà pronta a perseguire la pace con i suoi vicini.

Inoltre, è mia ferma convinzione che gli Stati Uniti abbiano la responsabilità, lungamente attesa, di schierarsi dalla parte del diritto e dell’imparzialità internazionale per quanto riguarda il processo di pace israelo-palestinese. La comunità internazionale vuole che gli Stati Uniti agiscano come mediatore imparziale ed efficace tra israeliani e palestinesi, proprio come avevano fatto dieci anni fa. Garantire una pace duratura in Medio Oriente è il favore più grande che Washington possa fare ad Israele.

Sarà quasi impossibile per Israele trattare con le correnti democratiche e demografiche emergenti, in assenza di un accordo di pace con i palestinesi e con il resto del mondo arabo. La Turchia, consapevole della propria responsabilità, è pronta a dare una mano.

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