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il 17 set 2011

Erdogan avvisa Usa e Ue

Prima l’avviso alla Clinton, poi, ancora più forte, quello all’Europa. Cominciamo dall’avverimento agli Stati Uniti. “Una mediazione statunitense tra noi e Israele? No, grazie. Non serve proprio.” Non ha lasciato spazio a dubbi il ministro degli esteri turco, Ahmet Davutoglu, soprattutto perché subito dopo ha aggiunto; “per altro siamo certi che gli Stati Uniti capiscano benissimo la nostra posizione.”  Quella che non si capisce bene è la posizione del Dipartimento di Stato: esporre gli Stati Uniti a un simile diniego di “sforzo di mediazione” non aiuta certo Washington e la sua credibilità. Aiuta invece Ankara e la sua di credibilità, anche perché sanno benissimo, gli uomini di Erdogan, che Casa Bianca e Dipartimento di Stato non potranno neanche esprime “regret”, presi come sono a lodare il dispiegamento in Turchia dei missili Nato, quelli decisivi per il contenimento della minaccia iraniana.

Oggi, domenica 18 setembre, è giunto invece l’altolà agli Europei. Questa volta per bocca del vice-premier turco. “Se la disputa su Cipro non verrà risolta e i greco ciprioti prenderanno la presidenza europea nel 2012, non siamo pronti a congelare i nostri rapporti con l’UNione Europea”.

La questione cipriota è state sempre importante per i turchi, ma ora lo è particolarmente per via della scoperta di enormi giacimenti petroliferi nel Mediterraneo orientale. Cipro ha annunciati di voler avviare i lavori per l’estrazione del greggio senza tener conto dell’esistenza della Cipro turca (non riconosciuta dall’Onu) E a questo fine ha stipulato accordi con Israele. La Turchia ha risposto chiudendo un accordo strategico tanto nuovo quanto vitale con l’Egitto e un altro con il Libano, che è ai ferri corti con le esplorazione israeliane per via della mancata definizione del limite delle acque territoriali tra Israele e Libano, paesi ufficialmente belligeranti.

E’ la questione del petrolio che ha spinto Erdogan ad annunciare il pattugliamento militare del Mediterraneo orientale, messaggio chiaro ad Israele che sa di non avere un potenziale bellico maritimo paragonabile a quello turco.

Alcuni poi sussurrano di un’implicazione aerea molto significativa. Se questa situazione si estendesse dai cieli ai mari gli aerei militari israeliani avrebbero una sola via d’azione, il corridoio israelo-cipriota.

Insomma la situazione nel Mediterraneo orientale si fa incandescente a causa del petrolio, e l’Europa non sembra pronta a sfrutare l’occasione per portare tutti  ad un grande tavolo della ragionevolezza e del futuro.

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