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martedì 27 dicembre 2011 10:50

La rivolta mediterranea è sempre più donna
di Riccardo Cristiano

Nelle piazze mediterranee in rivolta i regimi si aggrappano al sessismo maschilista. E la sfida culturale femminile ormai è evidente.

Sono lontani i tempi in cui Nasser, per placare il popolo dopo la sconfitta del '67, mandava in piazza una donna, la grande cantante Um Kalthoun... Oggi i potenti del Medio Oriente barcollano come lui, ma tentano di tenersi in piedi colpendo o recludendo le donne. Il padre padrone dello Yemen, Ali Saleh, prima di annunciare che sarebbe andato in esilio negli Stati Uniti ( Washington con lui è più carina che con altri despoti e sta valutando la richiesta di visto) era insorto contro le donne che paertecipavano sempre più numerose alle proteste di piazza contro di lui:"non sta bene che le donne scendano in piazza, mischiandosi a tanti maschi". Il suo grido (disperato) ha avuto meno successo di quello di Tawakkul Karman, la yemenita insignita del Premio Nobel per la Pace. Un caso isolato? No. I generali egiziani, gli sgherri del feldmaresciallo Tantawi, con chi se la sono presa in modo più evidente? Ma con le donne!Hanno cominciato con gli odiosi "test della verginità" per le donne fermate in piazza, poi li hanno spiegati dicendo che la moralità di donne che vanno in piazza è dubbia, poi hanno fermato la nota giornalista egiziana Mona Eltahawy, le hanno messo le mani addosso, nei pantaloni, sotto la camicia: ma lei ha scritto tutto! Un colpo tremendo per il regime che infatti ha reagito aggredendo brutalmente una manifestante, la famosa "ragazza dal reggiseno blu": quelle immagini però non hanno terrorizzato, ricondotto le donne al loro posto; piuttosto hanno fatto il giro del mondo e del Cairo: quegli stivali che la scalciavano nuda sull'asfalto hanno sollevato indignazione anche qui in Italia, dove una vecchia tradizione di solidarietà con Mubarak e la sua "moderazione" (vedi Frattini) ha sempre tenuto banco in tanta stampa benpensante.
A quel punto al Cairo ha avuto luogo la prima manifestazione di piazza di donne contro la violenza sessista del potere. Un fatto storico. L'alba di una nuova moralità? Forse, anche se il cammino è ancora lungo e difficilissimo. Basti guardare alla Turchia, paese che molti manifestanti arabi prendono comprensibilmente a modello. Lì il ministro dell'interno ha dovuto scusarsi, ma la polizia di Izmir aveva aggredito la signora Favziye Cengiz perchè non aveva prontamente esibito i suoi documenti; gli agenti si erano giusitificati dicendo che è una "hostess di bar". Anche il direttore dell'ente radiotelevisivo di stato turco si è dovuto scusare, ma dover aver pubblicmente definito la cantante curda Rojin una sgualdrina. Bene? Non proprio: la signora Cengiz e suo marito hanno dovuto cambiare casa, dopo anni, in seguito all'alterco con la polizia. Quando la polizia ha lasciato capire che la moralità della signora Favziye era dubbia il vicinato l'ha isolata, ne ha chiesto l'allontamento.
Il cammino che porterà le società mediorientali al di là delle prevaricazione e dell'abuso passa necessariamente di qui, e il ruolo che le donne hanno assunto nella primavera araba è certamente la prova più chiara che qualcosa di profondo si è indubbiamente rotto, che i popoli hanno coraggio, anche se il lavoro da fare, dopo decenni di oscurantismo repressivo, è enorme.
Prorpio ricordare l'episodio di Nasser e Um Kalthoum ci aiuta a capire quanto la situazione sia peggiorata negli ultimi cinquant'anni, perché la repressione sessuale è un cardine non dell'Islam ma dei regimi repressivi, totalitari, che l'hanno attribuita all'Islam. La discriminazione delle donne è un cardine dei regimi discriminitaori, che hanno tentato di rendere complici della loro "cultura" i popoli, facendogli accettare le discriminazioni delle donne e poi dei bambini, dei neri, degi immigrati, delle minoranze. Tutto questo però si sta sfarinando, non proprio come neve al sole, ma si sta sfarinando, e dalle donne arriva un contributo importantissimo. Sarà un lavoro enorme, ma è cominciato. 
Sia consentita in chiusura una constatazione depressa: di tutto questo sui giornali italiani si parla poco, ma un grande quotidiano della nostra illuminata "borghesia" oggi ha il modo di occuparsi del "mistero Asmaa", la signora Assad, che restando al fianco del marito nonostante le stragi ha deluso un po' chi pensava che fosse la "Lady D" del Medio Oriente. Contenti loro...

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