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Cisgiordania: A Bi’lin, in Ricordo di Vittorio Ramallah, 23 aprile 2011, Nena News (foto di Owda Abu Rahme) Quest’anno la conferenza dei comitati popolari per la resistenza nonviolenta, giunta alla sua sesta edizione, e svoltasi come ogni anno a Bi’lin, a pochi chilometri da Ramallah è stata dedicata alla memoria di Vittorio Arrigoni, l’attivista italiano che per tre anni ha vissuto a fianco della popolazione di Gaza e che è stato brutalmente ucciso il 14 aprile scorso a poche ore dal rapimento. Nell’ampio tendone che ha ospitato per tre giorni incontri, dibattiti e workshop, le foto di Rachel Corrie, attivista dell’organizzazione ISM uccisa da un bulldozer israeliano a Gaza, di Bassem e Jawaher Abu Rahmeh (uccisi dalle forze armate israeliane) di Juliano Meir Khamis (il regista e attore israeliano ideatore del Teatro della Libertà a Jenin) e di Vittorio hanno guardato la platea con i loro visi puliti. Gli ultimi tre ci hanno lasciato da pochissimo tempo, svelando una escalation del conflitto che ora mira ad eliminare figure esemplari impegnate in una lotta quotidiana per indicare e ricordare a tutti noi in quanti modi si può e si deve restare umani. All’apertura numerosi gli interventi che si sono susseguiti, tra i tanti la testimonianza della madre di Rachel Corrie (vedi il video sotto) che ha espresso vicinanza e partecipazione alla madre di Vittorio ed ha esortato il pubblico a proseguire in un percorso di condivisione, solidarietà ed empatia con il popolo palestinese. Luisa Morgantini ha lanciato il progetto CPSGAZA Servizio Civile di Pace a Gaza, una rete di associazioni e Ong palestinesi ed internazionali che si è data come obiettivo il monitoraggio delle violazioni dei diritti umani commesse dalla marina Israeliana nei confronti dei pescatori gazawi ai quali ogni giorno viene interdetta la pesca nelle proprie acque. Il nuovo network si è dotato di un’imbarcazione “zeituna” (oliva) che il 20 aprile in concomitanza con l’apertura della conferenza è salpata dal porto della striscia per il suo primo viaggio in mare. Nei prossimi giorni ad “Oliva” si aggiungeranno altre imbarcazioni sulle quali saranno presenti almeno due volontari. Durante il collegamento con la ONG del Palestinian Center for Human Rights di Gaza è giunta la notizia che la popolazione della Striscia intende intitolare il porto a Vittorio Arrigoni, mentre è già certo che una scuola porterà il suo nome. La prima giornata è stata caratterizzata in particolare da due panel che hanno toccato i nodi sensibili dell’attuale contesto socio-politico palestinese. Nel primo “Building an effetive popular movement”, diversi rappresentanti dei comitati popolari, promotori di campagne e membri di associazioni si sono interrogati assieme ad accademici su quali strategie intraprendere per la costruzione di un movimento palestinese di massa alla luce della “primavera” araba attualmente in corso. Il secondo, Palestinian Politics and the Popular Struggle, ha visto la partecipazione di membri dei principali partiti presenti sulla scena politica palestinese allo stesso tavolo, chiamati a analizzare quali modalità mettere in gioco per superare le differenze in favore di una unità politica e strategica richiesta dalla maggior parte della popolazione ed in particolare dal Movimento giovanile del 15 marzo, Hirak Shebab, che continua ad occupare le principali piazze delle città palestinesi con tende ed eventi invocando la fine delle rivalità tra fazioni. Con un contributo di Karma Nabulsi, docente della Oxford University si sono aperti i lavori della seconda giornata. La Nabulsi ha sottolineato l’urgenza di coinvolgere i profughi palestinesi residenti nei vicini paesi arabi e non solo, nella lotta contro l’occupazione e l’apartheid. Omar Barghouti, uno tra i fondatori e sostenitori della Campagna BDS (Boicottaggio, Disisnvestimento e Sanzioni) ha invece presentato i risultati raggiunti dalla campagna nell’ultimo anno ed ha esortato Ong, associazioni e i comitati ad avviare attività sempre più mirate e circoscritte e ad esercitare maggiori pressioni sui propri governi. E’ inoltre emersa la necessità di incentivare il boicottaggio da parte dei palestinesi stessi. La seconda parte della mattinata è stata dedicata agli interventi dei rappresentanti dei comitati popolari di al-Walaja, Hebron, al-Ma’asara, Nabi Saleh, Ni’ilin, delle colline a sud di Hebron e della Jordan Valley. Villaggi sottoposti a quotidiane azioni repressive da parte dell’esercito israeliano; ogni singolo rappresentante ha illustrato le metodologie di lotta messe in atto e descritto le vessazioni cui sono sottoposti gli abitanti e i dimostranti. Nell’ultimo anno sono infatti indurite ulteriormente le pratiche punitive israeliane: aumento degli arresti non solo nel corso delle manifestazioni del venerdì, incremento delle violenze perpetrate ai danni dei manifestanti attraverso l’introduzione di nuove armi, istituzionalizzazione di discriminazioni razziali. I workshop pomeridiani incentrati sul BDS e sul rafforzamento del supporto internazionale alla lotta popolare nonviolenta, si sono conclusi in serata. Le strategie emerse dai due gruppi saranno rese pubbliche nei prossimi giorni. La conferenza si è chiusa in ricordo di Bassem Abu Rahme e con una lettera di Marwan Barghouti da anni illegalmente detenuto nelle carceri israeliane. A seguire la manifestazione del venerdì alla quale hanno partecipato palestinesi un folto gruppo di francesi, italiani e belgi. Presenti anche inglesi, spagnoli, statunitensi e brasiliani. Gas lacrimogeni sono stati lanciati anche alle porte del villaggio nel tentativo di disperdere la manifestazione, che si è regolarmente svolta nonostante il massiccio utilizzo di pallottole di gomme e di lacrimogeni. Due i manifestanti sono stati soccorsi dalle ambulanze a cause dell’inalazione di quantità eccessive di gas. Nena News *Si occupa di Palestina per la ONG “Un ponte per…”
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