Haaretz.com
29.12.2010
Domenica 09 Gennaio 2011 16:33

Quanta Influenza Pubblica Ha un Israeliano Pro-Palestinese?
di Amira Hass

L'attivista di sinistra Jonathan Pollak è stato condannato a tre mesi di carcere per aver partecipato a una manifestazione illegale contro il blocco di Gaza.

Lunedì, il magistrato del tribunale di Tel Aviv ha condannato l'attivista di sinistra, Jonathan Pollak, a tre mesi di carcere per aver partecipato ad un raduno illegale nel gennaio 2008.

Pollak, 28 anni, è un residente di Tel Aviv e portavoce del Comitato di Coordinamento di Lotta Popolare (PSCC), a cui partecipano vari comitati popolari palestinesi contro l'occupazione. La dimostrazione di alcune decine di attivisti in bicicletta del gennaio 2008 era in segno di protesta contro il blocco di Gaza.

Quando ha letto la sentenza, il giudice Itzhak Yitzhak ha dichiarato: "Io non ho condannato l'imputato sulla base dell'ideologia concretata nelle sue azioni ... Un esame della questione ... deve essere focalizzato sul quesito se l'imputato ha commesso o no un reato ".

In risposta, Pollak ha letto una dichiarazione scritta: "Poiché non posso accettare che ciò che ho fatto sia sbagliato ... Non convengo di fare servizio civile come alternativa alla reclusione".

Come sei stato arrestato in quella manifestazione?

E' stato a metà del nostro percorso in bicicletta a Tel Aviv, in Bograshov Street. Ero in mezzo alla folla. Due poliziotti in borghese che mi conoscono e che conosco, mi si sono avvicinati e mi hanno tolto la bici. Mi hanno detto qualcosa del tipo: "Ti abbiamo detto che se tu avessi sollevato il capo, te l'avremmo tagliato", e mi hanno portato ad un furgone della polizia. Il resto dei ciclisti ha proseguito senza alcun intralcio. Nessun altro è stato arrestato.

Quando ti sei unito ai ciclisti, sapevi che stavi rischiando l'arresto?

Sapevo di star mettendo a rischio a una sospensione condizionale della pena (da una manifestazione del 2004). Mi è ancora difficile capire che cosa c'era di illegale, ma sapevo come funzionano le cose in Israele, c'era una possibilità che la sospensione sarebbe stata approvata.

Il pubblico ministero, che richiese una condanna a sei mesi e una multa, sostenne che si trattava di una manifestazione illegale.

Io non sono un giurista, ma per quanto ne so, la polizia pretende una richiesta di permesso per manifestazioni a cui partecipano più di 50 persone. Il procuratore, che è un poliziotto, dovrebbe saperlo. Eravamo circa 40 persone.

E se ce ne fossero state 2.000, avresti chiesto un permesso?

Personalmente, no.

Perché?

Perché io non credo che quando si sta manifestando contro un regime, il regime è quello che deve approvare la dimostrazione.

Perché hai bisogno di tutto questo casino?

Non so quale altra alternativa ci possa essere in una situazione così estrema, nella quale quattro milioni di persone sono tenute sotto un regime militare senza diritti democratici, da un paese che è interessato a offrire di se un'immagine democratica. In una situazione in cui c'è un blocco e una punizione collettiva per 1,5 milioni di persone, si può avere una qualche incertezza se organizzare a Tel Aviv una protesta molto ristretta? Mi sembra che faccia parte del dovere di un essere umano, il minimo che si possa fare. La domanda non è perché ho bisogno di tutto questo casino, ma perché così poche persone si sono unite a noi.

Perché, infatti?

Non ho risposta a questa domanda.

Da quando sei stato un attivista?

Fin da bambino, all'inizio con i miei genitori. Ma si può dire che questo attivismo è stato il fulcro della mia vita fino da quando avevo 14 o 15 anni. In vari campi, e non solo nella lotta contro l'occupazione: i diritti degli animali, il diritto alla casa per tutti - tutte queste cose sono interconnesse. Non è possibile sviluppare una coerente ideologia politica che non prenda in considerazione tutte le ingiustizie che derivano dal modo in cui funziona la società.

E tu vuoi cambiare la società?

Sembra pretenzioso, se si pone la domanda in questo modo. Voglio vivere in un posto diverso. Non geograficamente - Non voglio andare da qualche altra parte.

Che cosa ti mancherà di più quando sarai in carcere?

La libertà.

E per dirlo in modo meno altisonante?

Essere in grado di fare quello che voglio fare. Non credo che la libertà sia una parola altisonante, è la base di tutto. Questa è la ragione per cui siamo andati a manifestare. L'opposto della libertà è il blocco contro Gaza, la discriminazione contro i non-ebrei in Israele. Questa è la sostanza del carcere.

Forse avrai la possibilità di riposarsi per un po'dalle tue attività, in prigione?

Non mi sembra che un riposo forzato, e in quelle condizioni, sia il miglior riposo che c'è. Ma forse lo è.

Hai dei piani?

Leggere.

Non sei diventato un dimostante all'ingrosso? Per esempio, a quante manifestazioni partecipi il venerdì?

Solo due - e non so che cosa sia un dimostrante all'ingrosso. Credo che la resistenza sia inoltre parte del dovere di ciascuno di noi. Non mi piace il modo in cui l’attività politica viene presentata come qualcosa sul tipo del martirio. Credo che ne facciano parte una gran voglia ed emozioni molto forti. E quando vedi il corpo di un collega che è stato ucciso insieme a te, e lo trascini via, tutto ciò diviene solo più forte.

Quanti sono stati uccisi vicino a te?

Cinque. Il primo è stato a Nablus, molti anni fa, durante una manifestazione contro il coprifuoco. Non lo conoscevo. E i miei amici - Mohammed Badwan di Bidu, nel febbraio 2004. Un cecchino su un tetto lo ha centrato alla testa con un proiettile durante una manifestazione contro il muro. E Mohammed ed Arafat Khawaja di Na'alin. Entrambi sono stati uccisi in questa settimana, due anni fa, il secondo giorno dell'attacco contro Gaza. Uno con una pallottola in testa e l'altro alla schiena. E c'è Aqel Srur che è stato ucciso da un cecchino con un colpo al cuore, nel giugno 2009.

Siete riusciti a influenzare nessuno con le vostre attività?

Non lo so. Non credo che dobbiamo parlare di ognuno di noi personalmente. Credo che l'attivismo di tutti noi abbia un effetto sulla realtà in tutti i modi, sulle persone e in altri modi. E quando dico noi, intendo prima di tutto i palestinesi. E' importante ricordare che, prima di tutto, c'è il movimento di resistenza popolare palestinese e noi, gli israeliani, siamo solo una nota di poco conto. Comunque, non sto cercando minimizzare la nostra importanza.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere il tuo discorso per il tribunale?

Dieci minuti.

Hai ricevuto consigli da qualcuno?

Dopo averlo finito di scrivere l'ho mandata a poche persone.

E hai cambiato qualcosa?

No. Le risposte sono state che sarebbe stato utile ammorbidirlo. Ma non l'ho fatto.

Hai paura della prigione?

Sì. Non ne sono ancora sicuro, ma ne ho.

top