The Daily Beast Ho dato i miei soldi per Assange
Traduzione di Carlo Antonio Biscotto L’altro ieri gli avvocati di Julian Assange, fondatore di Wikileaks, hanno presentato al tribunale di Westminster, Londra, un documento da me sottoscritto attestante che ho versato la somma di 20.000 dollari per contribuire alla libertà’ su cauzione di Julian Assange. Inoltre metto pubblicamente a disposizione il mio sito web, i miei server, i nomi dei miei domini e qualsiasi altra cosa che possa tenere in vita Wikilieaks e che possa consentire a Wikileaks di continuare a denunciare i reati pianificati segretamente e commessi a nostro nome e con i dollari dei contribuenti. Ci hanno portato in guerra in Iraq sulla base di una menzogna. Sono morte centinaia di migliaia di persone. Provate ad immaginare come sarebbe andate le cose se l’uomo che nel 2002 progettò questi crimini di guerra avesse avuto a che fare con Wikileaks. Forse non sarebbero riusciti a fare quello che hanno fatto. A quell’epoca pensarono di potersela cavare solo perché avevano la garanzia della più assoluta segretezza. Ora questa garanzia non esiste più e mi auguro che i potenti non possano mai più agire in segreto. Per quale ragione viene aggredito con grande accanimento il sito di Wikileaks che ha reso un servizio così importante all’opinione pubblica? Perché il sito ha messo in imbarazzo quanti hanno nascosto la verità. L’aggressione a Wikileaks ha superato ogni immaginazione. Il senatore Joe Lieberman sostiene che Wikileaks «ha violato la legge sullo spionaggio». George Packer del New Yorker definisce Assange «megalomane, maniaco della segretezza e permaloso». Sarah Palin afferma che èun «agente anti-americano con le mani sporche di sangue» cui dovremmo dare la caccia «con lo stesso impegno con cui diamo la caccia ai capi talebani e di Al Qaeda». Il Democratico Bob Beckel (responsabile della campagna elettorale di Walter Mondale nel 1984) ha detto di Assange alla Fox TV: «Un morto non può divulgare informazioni riservate...... c’è una sola cosa da fare: sparare a quel figlio di puttana». La repubblicana Mary Matalin lo chiama «psicopatico e sociopatico..... È un terrorista». Il repubblicano Peter A. King definisce Wikileaks «una organizzazione terroristica». Questo e’ vero! Infatti esiste per terrorizzare i bugiardi e i guerrafondai che hanno rovinato il nostro ed altri Paesi. Forse non sarà facile scatenare la prossima guerra perché Wikileaks ha scompaginato le cose: ora siamo NOI che scrutiamo il Grande Fratello!! Dobbiamo ringraziare Wikileaks per aver puntato un faro abbagliante su questa roba. Ma alcuni esponenti della grande stampa hanno minimizzato l’importanza di Wikileaks («c’è ben poco di nuovo in quello che hanno diffuso!») ovvero hanno dipinto i responsabili di Wikileaks come semplici anarchici («Wikileaks pubblica tutto senza alcun controllo giornalistico!»). In parte, Wikileaks esiste proprio perché i grandi organi di informazione non hanno fatto il loro dovere. I grandi editori che posseggono i mezzi di informazione hanno licenziato giornalisti, ridotto le redazioni all’osso e, di fatto, reso la vita impossibile ai bravi giornalisti. Non ci sono più né tempo né denaro per il giornalismo di inchiesta. Per dirla in maniera semplice e chiara: gli investitori non vogliono che si parli di queste cose. Vogliono che i loro segreti restino tali. Vi chiedo di immaginare quanto sarebbe diverso il mondo se ci fosse stato Wikileaks 10 anni fa. Il 6 agosto 2001, mentre si trovava nel suo ranch a Crawford, Texas, al presidente GeorgeW.Bush consegnarono un documento «segreto» con l’intestazione: «Bin Laden deciso a colpire negli Stati Uniti». E in quelle pagine si diceva che l’FBI aveva scoperto «tracce di attività sospette e tali da far pensare che si stiano preparando dei dirottamenti». Bush decise di ignorare il rapporto e nelle quattro settimane che seguirono se ne andò a pesca. Ma se quel documento fosse stato diffuso come avremmo reagito? Cosa avrebbero fatto il Congresso o la Federal Aviation Administration? Non è possibile che qualcuno avrebbe fatto qualcosa se fossimo stati informati dell’intenzione di Osama bin Laden di effettuare degli attentati tramite il dirottamento di aerei? Ma a quei tempi solo pochissime persone avevano accesso a quel documento. Grazie al fatto che fu mantenuto il segreto, un istruttore di volo di San Diego che aveva notato che due studenti sauditi del suo corso non prestavano alcuna attenzione quando spiegava le manovre di decollo e atterraggio, non fece nulla. Se avesse letto sul giornale quello che stava progettando Osama bin Laden non avrebbe potuto telefonare all’FBI? (Vi invito a leggere il saggio pubblicato sul Los Angeles Times dall’ex agente dell’FBI, Coleen Rowley, nominata personaggio dell’anno da Time nel 2002, la quale si dice convinta che se nel 2001 ci fosse stato Wikileaks gli attentati alle Torri Gemelle avrebbero potuto essere impediti). E cosa sarebbe successo se i cittadini nel 2003 avessero potuto leggere i promemoria con cui Dick Cheney faceva pressioni sulla Cia perché gli fornisse le «prove» che voleva per costruire un casus belli falso? Se un sito del tipo di Wikileaks avesse rivelato che in realtà non esistevano armi di distruzione di massa, gli Stati Uniti sarebbero entrati in guerra o, al contrario, qualcuno avrebbe chiesto l’arresto per Cheney? Apertura, trasparenza sono tra le poche armi di cui dispongono i cittadini per proteggersi dai potenti e dai corrotti. Cosa sarebbe successo se nel giro di pochi giorni dal 4 agosto 1964 dopo che il Pentagono aveva fabbricato la bugia della nave americana attaccata dai nord vietnamiti nel Golfo del Tonchino ci fosse stato un Wikileaks a raccontare agli americani che era tutta una montatura? Suppongo che oggi potrebbero essere ancora vivi 58.000 soldati americani (e due milioni di vietnamiti). E invece la segretezza li ha uccisi. A quanti di voi ritengono non sia giusto sostenere Julian Assange a causa delle accuse di stupro per le quali è stato arrestato, chiedo semplicemente di non essere ingenui su come agisce un governo quando vuole catturare la sua preda. Per cortesia non credete mai, mai alla «versione ufficiale» dei fatti. E a prescindere dall’innocenza o dalla colpevolezza di Assange, quest’uomo ha il diritto di ottenere la libertà su cauzione e ha il diritto di difendersi. Insieme ai cineasti Ken Loach e John Pilger e alla scrittrice Jemima Khan ho messo insieme la somma per versare la cauzione. È possibile che, pur non volendo, Wikileaks danneggi negoziati diplomatici e gli interessi degli Stati Uniti in qualche parte del mondo? È possibile. Ma è il prezzo che bisogna pagare quando il governo ci trascina in una guerra fondata su una menzogna. La punizione per questo comportamento scorretto consiste nell’accendere tutte le luci della stanza in modo che possiamo vedere cosa state facendo. Di voi non ci si può fidare. Per cui ogni email che scrivete, ogni lettera che inviate per noi è selvaggina. Mi spiace, ma l’avete voluto voi. Ora nessuno può più sottrarsi alla verità. Nessuno puo’ architettare un’altra Grossa Menzogna sapendo che possiamo scoprirlo. E questa è la cosa migliore che Wikileaks ha fatto. I responsabili di Wikileaks, che Dio li benedica, contribuiranno con le loro azioni a salvare delle vite. E chiunque di voi decidesse di aiutarmi a sostenerli compirebbe un autentico gesto di patriottismo. * * * |