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L'allarme della Fondazione Kennedy Eritrei prigionieri in Libia: "La libertà si predica, l'ingiustizia si pratica" La "Robert F. Kennedy Foundation of Europe" esprime il proprio dissenso rispetto alla gestione della questione dei cittadini eritrei prigionieri a Brak, in Libia. È di oggi la notizia, ripresa dalla stampa nazionale, che i cittadini eritrei prigionieri in Libia non siano stati liberati, ma versino ancora in condizioni disumane presso il campo "lager" di Brak. Secondo le testimonianze rese da alcuni prigionieri, a Brak mancano cibo, acqua e assistenza medica. Pochi giorni fa alcuni esponenti istituzionali si erano affrettati a proclamare una presunta libertà concessa ai prigionieri eritrei, in cambio di imprecisate attività lavorative da effettuarsi secondo le rigide indicazioni del governo libico. Una parte dei rifugiati, attualmente prigionieri in Libia, era stata in precedenza respinta dalle forze di sicurezza italiane. È necessario che venga fatta maggiore chiarezza sui criteri in base ai quali opera il respingimento effettuato dalle autorità nazionali italiane. Se appariva inaccettabile che la libertà fosse stata concessa ai rifugiati come corrispettivo di lavori "sociali" non meglio chiariti, ancora più inaccettabile risulta ora il fatto che, secondo recenti testimonianze, nessun cittadino eritreo sia stato liberato. La Fondazione Kennedy, sempre sensibile e attenta al rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo, come la sicurezza della persona e la libertà dalle torture e dai trattamenti degradanti, esprime fermamente il proprio sdegno per la condizione in cui il governo libico ha costretto, in stato di prigionia, i circa 250 rifugiati. Non può essere ulteriormente tollerato un tale abuso dei diritti umani. La Fondazione Kennedy si appella pertanto alle istituzioni europee, italiane e libiche, affinché si riesca a garantire ai rifugiati la tutela dei loro diritti, sanciti dalla Convenzione di Ginevra del 1951. Ai cittadini eritrei deve essere concessa una libertà effettiva e non condizionata a contropartite poco chiare ed elusive del rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo.
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