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http://english.aljazeera.net
July 24, 2010

Dietro l’Apartheid
di Lamis Andoni

Lamis Andoni è analista e commentatrice di Al Jazeera per il Medio Oriente e la Palestina

La dicisione di Israele di forzare i cittadini israeliani a dichiarare la loro lealtà ad uno stato “ebreo e democratico”, non è solo razzista, ma disegnata per istituzionalizzare l’espropriazione dei palestinesi. E’ ironico che il giuramento includa il termine democrazia, in quanto la legge in se è uno sfacciato esercizio di coercizione.

Così il Centro Legale per le Minoranze Arabe in Israele, Adalah, pone un nuovo emendamento: - richiedere ai non ebrei di identificarsi con il Sionismo impone una ideologia politica e una lealtà ai principi del Giudaismo e del Sionismo. –

Mirare ai matrimoni misti

In pratica l’emendamento alla cittadinanza e alla legge israeliana, che richiede ad ebrei e non ebrei che chiedono la cittadinanza di conformarsi all’ideologia dello Stato, è principalmente diretto ai matrimoni misti tra palestinesi e arabi israeliani.

Gli arabi israeliani costituiscono il 20 % della popolazione israeliana. La maggioranza sono musulmani ma esiste anche una forte entità cristiana. Il proposito della legge non è di imporre il Giudaismo, ma l’ebreizzazione dello Stato, che in pratica esclude gli arabi e ne legittima l’espulsione.

Il Gabinetto ha anche rinnovato altre restrizioni già passate nel 2005, la legge è stata rinnovata annualmente fin da allora, con norme che rendono difficile per i palestinesi di ottenere la cittadinanza israeliana. Questa parte della legge di cittadinanza, impedisce ai palestinesi sposati con israeliani di viverci insieme, separando così migliaia di famiglie. Queste unioni tra palestinesi e arabi israeliani sono numerose, così questa legge scoraggerà concretamente matrimoni tra palestinesi dei territori occupati e quelli che vivono in Israele.

La minoranza palestinese in Israele è composta da coloro che rimasero nelle loro case dopo la creazione di Israele nel 1948, e dai loro discendenti. Ma quando Israele occupò i rimanenti territori della Palestina storica, nella guerra dei sei giorni nel 1967, i palestinesi dispersi riuscirono a ricongiungersi. Tuttavia la legge impedisce ai palestinesi sposati con arabi israeliani di congiungersi alle loro famiglie in Israele fino a quando il Ministero degli Interni non abbia garantito loro il permesso per risiedere nel paese. Inoltre la legge vieta il diritto alla residenza ad ogni sposa straniera o ai suoi figli, se l’uomo è sposato con altra donna oltre alla sua sposa israeliana. E pretende inoltre che i palestinesi che richiedano la cittadinanza, provvedano garanzie finanziarie e che provino di avere una casa in Israele. Israele ha anche reso difficile, qualche volta impossibile, per gli arabi e anche per ogni non israeliano di risiedere con la propria sposa nella West Bank, per forzare questi ultimi ad abbandonare il paese.

La vacca sacra della sicurezza

In favore dell’emendamento gli avvocati israeliani citano la sicurezza come giustificazione e argomentano che il giuramento scoraggerà gli arabi israeliani dal prendere parte ad attacchi o azioni contro Israele.

La nota esplicativa che accompagna la proposta di restrizioni dichiara che la stessa intende rendere più difficile, da parte di gruppi terroristi palestinesi, il reclutamento di palestinesi con cittadinanza israeliana per prendere parte ad attacchi terroristici.

La nota spiega che; - Un esame della realtà in termini di sicurezza, fin dallo scoppio dello scontro armato tra Israele e palestinesi che si avvantaggiano della cittadinanza israeliana, ricevuta sulla base della riunificazione famigliare con i loro parenti in Israele, identifica in essi soggetti che rimangono coinvolti in atti di terrorismo e di esplosioni suicide. –

La carta d’identità israeliana garantisce a questi palestinesi libertà di movimento tra Israele e i territori sotto il controllo dell’Autorità Palestinese e questo fa di loro i soggetti preferiti dalle organizzazioni terroriste, per sferrare attacchi ostili in generale e dentro Israele in particolare.

Rivendicare che esistono arabi israeliani che hanno usato la loro cittadinanza per facilitare o portare attacchi terroristi in Israele è probabilmente vero, ma la soluzione andrebbe trovata nelle radici a causa del conflitto (l’espropriazione dei palestinesi) e non nell’istituzionalizzazione della pulizia etnica.

Fare un giuramento, non fermerà un cittadino alienato – che sia ebreo oppure no – dal protestare contro il governo o anche dal commettere atti violenti. Ma come sempre, in Israele, la vacca sacra della sicurezza viene accontentata da leggi ed azioni arbitrarie.

Un altro mattone

Ogni spoliazione dei palestinesi, sia attraverso la demolizione delle case, la deportazione o la confisca delle terre, viene commessa sotto l’egida della sicurezza di Israele. Ma il vero scopo è in effetti di mantenere la maggioranza ebrea e di ridurre, ma se possibile porre fine, alla presenza palestinese in entrambi i territori sia in Israele che nei territori occupati. Il gabinetto ha promosso il giuramento di lealtà non solo come strumento di dissuasione dei palestinesi da intenzioni ostili, ma anche come veicolo per continuare la spoliazione dei palestinesi dalle loro terre  di orgigine.

Gli editori del quotidiano haaretz, hanno premuto sul governo perché non approvasse la legge, rifiutando inequivocabilmente le ragioni di sicurezza. - La formulazione dell’iniziativa perpetua la falsità, per cui queste misure sono richieste da considerazioni di sicurezza, quando in realtà sono chiaramente guidate da ragioni demografiche – scriveva un editoriale prima della ratifica della legge.

In Israele, il governo ha sistematicamente applicato la discriminazione, e fin dagli anni settanta la confisca delle terre, per strangolare le città arabe e circondarle con insediamenti di coloni per impedirne l’espansione, come in ogni città che si sviluppa naturalmente in seguito alla crescita demografica. Ci sono sempre state discussioni, tra i politici della destra israeliana, sull’esigenza del trasferimento, un eufemismo che sta per espulsione, della minoranza araba verso la west bank o anche verso i paesi arabi. Queste discussioni si sono riaccese quando il partito di estrema destra, Yisrael Beiteinu, si assicurò il terzo posto durante le elezioni del 2009, entrando a far parte della coalizione di governo guidata da Binyamin Netanyahu, l’attuale Primo Ministro.

Avigdor Lieberman, leader di Yisrael Beiteinu, un immigrante russo, ha iniziato subito e in maniera aggressiva a promuovere il trasferimento della minoranza araba, in nome del mantenimento di una maggioranza ebrea e dell’ebreizzazione dello stato.

Yisrael Beiteinu è stata la forza determinante dietro la richiesta di lealtà allo stato ebraico imposta ai non ebrei, e l’emendamento per la legge sulla cittadinanza, approvato dal gabinetto domenica 18 luglio 2010, una forzatura di Yisrael Beiteinu rispetto ad una versione iniziale, da imporre agli arabi che non volessero adeguarsi al giuramento.

Ma la Knesset, confrontandosi con l’opposizione e temendo la condanna internazionale, ha scelto una formula più sottile ma ugualmente efficace come strumento per minacciare e intimidire gli arabi inducendoli a partire.

L’emendamento approvato è un nuovo mattone per il sistema di apartheid che Israele sta costruendo. Tuttavia il problema principale in Israele non è l’apartheid ma la sistematica colonizzazione dei territori occupati e la conseguente spoliazione delle proprietà arabe. L’apartheid nel caso di Israele è uno strumento per completare l’espulsione dei palestinesi dalle loro terre di origine, non un fine in se stesso.




http://english.aljazeera.net
July 24, 2010

Beyond apartheid
By Lamis Andoni

Lamis Andoni is an analyst and commentator on Middle Eastern and Palestinian affairs.

Israel's decision to force all prospective Israeli citizens to declare loyalty to "a Jewish and democratic state" is not only racist, but designed to further institutionalise the dispossession of Palestinians.

It is ironic that the oath should include the term democracy as the law itself is a blatant exercise in state coercion.

As Adalah, a legal centre for Arab minority rights in Israel, puts it, the new amendment "requires all non-Jews to identify with Zionism and imposes a political ideology and loyalty to the principles or Judaism and Zionism".



Targeting intermarriage

In practice, the amendment to the Citizenship and Entry into Israel Law - which requires that Jews and non-Jews applying for citizenship endorse the ideology of the state - is mainly aimed at Palestinians married to Israeli Arabs.

Israeli-Arabs constitute 20 per cent of the Israeli population. The majority are Muslim but there is also a strong Christian contingent. The purpose of the law is not to impose Judaism but the Jewishness of the state - which in practical terms excludes Arabs and legitimises their expulsion.

The cabinet also renewed other restrictions passed in 2005 - the law has been renewed annually since then - which make it difficult for Palestinians to obtain Israeli citizenship.

This part of the citizenship law stops Palestinians married to Israelis from living with them - thus separating thousands of families.

Such marriages are largely between Palestinians and Arab citizens of Israel, so this law would effectively discourage marriages between Palestinians from the Occupied Territories and those living inside Israel.

Israel's Palestinian minority today are those who stayed in their homes after the creation of Israel in 1948 and their descendents. But when Israel occupied the remaining territories of historic Palestine in the 1967 war, the dispersed Palestinians were able to reconnect and intermarriages ensued.

However, the law bars Palestinians married to Israelis from joining their families inside Israel until the interior ministry has granted them permission to reside in the country. The law also denies residency rights to any foreign spouse or his children if he is married to other women in addition to his Israeli wife. And it requires that Palestinians seeking Israeli citizenship provide financial guarantees and proof that they have a home in Israel.

Israel has also made it difficult - and at times, impossible - for Arabs or any non-Israelis to reside with their Palestinian spouses in the West Bank in order to force the latter group to leave.



Sacred security cow

Israeli advocates of the amendment cite security issues as a justification and argue that the new oath will discourage Arab citizens of Israel from taking part in attacks or actions against Israel.

The explanatory notes accompanying the proposed restrictions state that their purpose is to make it harder for Palestinian terrorist groups to recruit Palestinians who have acquired Israeli citizenship to carry out attacks.

"An examination of the security reality since the outbreak of armed confrontation between Israel and the Palestinians revealed growing involvement by Palestinians who took advantage of their status in Israel, received on the basis of their family reunification process with Israelis, to become involved in terrorism and abet suicide bombing attacks," the notes said.

"The Israeli identity cards granted to [these] Palestinians provided them with freedom of movement between Israel and the [Palestinian] Authority and thus made them into the terrorist organisations' preferred population for carrying out hostile actions in general and inside Israel in particular."

The claim that there are Israeli-Arabs who have used their citizenship to engage in or facilitate attacks inside Israel may be true, but the solution is to be found in addressing the root cause of the conflict - the dispossession of the Palestinians - and not in institutionalising "ethnic cleansing".

Taking an oath will not prevent an alienated citizen - whether Jewish or not - from protesting against the government or even committing violent acts. But as so often with Israel's arbitrary laws and actions, the sacred cow of security concerns is being held aloft.



Another brick

All evictions of Palestinians - whether through the demolition of homes, deportations or the confiscation of lands - are committed under the guise of Israel's security needs. But their aim is, in fact, to maintain a Jewish majority and to reduce - and if this continues, potentially end - the presence of Palestinians in both Israel proper and the Occupied Territories.

The cabinet has turned the loyalty oath not only into a tool for the subversion of Palestinians, but also into a vehicle for the continued eviction of Palestinians from their homeland.

Editors of the Israeli daily Haaretz, who urged the government not to pass the law, have unequivocally rejected the security rationale. "The wording of the initiative perpetuates the lie that these measures are required by security considerations, when in truth they are clearly driven by demographic concerns," said an editorialpublished prior the decision's ratification.

In Israel proper, the government has systematically employed discrimination - and since the 1970s the confiscation of land - to strangle major Arab cities and encircle them with Jewish settlements to prevent them from expanding outwards as any city would as a result of natural growth.

There has always been talk, mainly but not exclusively among right-wing Israeli politicians, of the need to 'transfer' - a euphemism for expel - the country's Arab minority to the West Bank or even to Arab countries.

This talk was renewed when the extreme right-wing Yisrael Beiteinu party secured third place in the country's 2009 election and joined a coalition government led by Binyamin Netanyahu, the Likud prime minister.

Avigdor Lieberman, Yisrael Beiteinu's leader, himself a Russian immigrant, started to aggressively advocate 'transferring' the country's Arab minority so as to maintain a Jewish majority and the Jewishness of the state.

Yisrael Beiteinu has been the driving force behind the demand that non-Jews declare loyalty to a Jewish state and the draft amendment to the citizenship law, approved by the cabinet last Sunday, was a watered down version of an earlier Yisrael Beiteinu initiative to expel Arabs who do not do so.

But the Knesset, facing opposition and fearing an international backlash, chose to make the law a more subtle but equally threatening tool with which to intimidate Arabs into leaving.

The amended law is another brick in the apartheid system that Israel has built. But the main problem in Israel is not apartheid but the systemic colonisation and dispossession of Arabs. And apartheid in the case of Israel is a tool - not an aim in itself - to complete the expulsion of Palestinians from their homeland.

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