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24/06/2010

Israele, tra laicità e religione
di Laura Aletti

La condanna di 74 coppie di genitori ashkenaziti ultra ortodossi della colonia di Immanuel, colpevoli di aver discriminato le compagne di scuola mizrahi (originarie dei paesi medio orientali) delle loro figlie, continua a scatenare polemiche. Ieri lo Stato ha decretato che 22 delle madri condannate saranno esentate dallo scontare le due settimane di carcere previste. La decisione è arrivata dopo la richiesta presentata dalle donne per poter badare ai figli mentre i padri si trovano in prigione da giovedì scorso.
Per tutta la settimana i principali giornali israeliani hanno ospitato le voci del dibattito sullo status speciale di cui godono le comunità haredi (parola ebraica per "ultra ortodosso"). Mentre alcune delle madri di Immanuel rilasciano dichiarazioni come "la Corte non è sopra i rabbini, i rabbini sono sopra la Corte", Israele si interroga su una spaccatura sempre più evidente. Uno scontro tra due delle molteplici anime del Paese che non coinvolge solo il sistema educativo, ma mette in discussione uno stile di vita che mette in crisi la separazione tra Stato e religione.

"Vedere la foto di un padre ultra-ortodosso di Emmanuel che saluta teneramente suo figlio, prima di fare il suo ingresso trionfante in prigione la scorsa settimana, non mi ha fatto venire le lacrime agli occhi - scrive Jeff Barak sul Jerusalem Post -. Dovendo salutare i miei figli regolarmente ogni volta che parto riservista per un mese, non considero un'assenza  di due settimane come una immensa tragedia, paragonabile alle persecuzione bolsceviche".



Governi sotto accusa. Sono in molti a puntare il dito contro i governi che si sono succeduti negli anni e che hanno concesso sempre più libertà agli haredim. Oggi la questione della discriminazione del sistema educativo degli ultra ortodossi contro le ragazze mizrahi di Immanuel ha posto il governo, lo stesso sistema educativo e l'applicazione della legge davanti ad un test: "è l'essenza dello scontro tra la regola della legge e i gruppi separatisti interni", scriveva Haaretz alla vigilia della grande manifestazione di protesta a cui hanno partecipato centomila religiosi. Per gli israeliani secolari la questione sta diventando sempre più spinosa e insostenibile: "Mentre ogni Paese degno di questo nome tenta di separare lo Stato dalla religione - commenta Yossi Sarid sempre su Haaretz - qui [le due cose] sono mischiate. La ribellione degli haredim deve essere messa al suo posto, cosicchè, anche noi, avremo un posto in cui vivere". 



Troppe spese. "Le mie tasse vanno a finanziare la scuola religiosa di Immanuel. Se fosse per me, smetterei di pagarle domani - scrive Yair Lapid su ynet.com -. In ogni caso, questo non dipende da me. Se smetto di pagare la polizia potrebbe arrivare e portarmi in prigione. Perché questa è la legge. Se ognuno può fare tutto quello che vuole, allora anche noi possiamo riesaminare le leggi. Gli haredim possono pensare che la legge sia ingiusta, ma, dopo tutto, queste ingiuste leggi salvaguardano la loro possibilità di vivere senza lavorare e di studiare nelle yeshiva mentre i nostri figli servono nell'esercito". 
Si scaglia contro gli incentivi statali anche Shahar Ilan, vice presidente del dipartimento ricerca e informazione di Hiddush - For Religious Freedom and Equality, che sempre dalle pagine di Haaretz sostiene come non vi siano dubbi sul fatto che "non ci sia mai stato un investimento peggiore per l'economia israeliana dei 135 milioni di Shekel" prevesti dal budget del 2010 per sovvenzionare le coppie di studenti delle yeshiva sposati. "Questo [investimento] - continua Ilan - ha aiutato 11mila uomini a studiare nelle yeshiva invece che ad andare a lavorare" e non aiuta il prodotto nazionale lordo.



Haredim e coloni. Tra tutte le parole che sono state scritte in questi concitati giorni in Israele, la presa di posizione del giornalista di Haaretz, Gideon Levy, è di certo la più inconsueta. Levy, che da anni si occupa del conflitto tra israeliani e palestinesi con voce critica, sostiene che "gli ultra ortodossi ashkenaziti trattino i mizrahim in modo abominevole. E' razzismo. Ma almeno non è violento come lo è il razzimo dei coloni nei confronti dei palestinesi. Gli haredim mettono le loro donne sul fondo degli autobus; i coloni non solo bandiscono i palestinesi dai loro stessi bus, ma direttamente dalle loro strade. Gli haredim erigono barriere tra gli askenaziti e mizrahi nelle loro scuole; i coloni perpetuano una pulizia etnica sotto l'egida dello Stato, come quella dei 25mila residenti di Hebron". Diversamente dei coloni, gli ultra ortodossi secondo Levy sono un obiettivo facile: "criticare i coloni invece ha un prezzo e richiede coraggio".

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