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"La nonviolenza e' in cammino"
Numero 369 del 29 settembre 2010
Il Nesso Profondo, la Via Necessaria
di Giuliano Pontara
Si chiude tra tre mesi la "Decade per una cultura di pace e nonviolenza per i bambini - e le bambine - del mondo", decretata il 10 novembre 1998 dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite per il periodo 2001-2010. Secondo dati forniti da Save the Children, durante i tre giorni in cui si e' svolto all'Onu il recente incontro degli statisti sul Millenium Development Goals, 66.000 bambini sono morti nel mondo a causa di sottonutrizione, assenza di medicine e cure mediche basilari. Come minimo, la decade dovrebbe essere resa permanente. E di giornate della nonviolenza ce ne vogliono 365 l'anno - in tutto il mondo; e lo stesso vale per la democrazia, dovunque messa in pericolo da quelle che (nel primo capitolo del mio lavoro L'antibarbarie) ho caratterizzato come "tendenze naziste".
Insisto sul nesso profondo tra nonviolenza e democrazia come metodi incruenti e costruttivi di gestione e governo dei conflitti a tutti i livelli - metodi che fanno affidamento sulle forze morali costruttive che in ogni tempo gli umani hanno opposto a quelle distruttive. Democrazia e nonviolenza presuppongono trasparenza e fiducia - a loro volto strettamente interconnesse. Il ricorso alla violenza e' esiziale sia per l'una sia per l'altra, e questa e' una buona ragione per ritenere che la democrazia che si nutre di trasparenza e fiducia non si esporta ne' si insedia attraverso la guerra, ne' si mantiene creando eserciti professionali forniti di armi di distruzione di massa; eserciti che nei paesi occidentali confluiscono nella Nato - una delle strutture militari-militariste piu' nefande per la pace e la democrazia, ma estremamente vantaggiosa per chi ammassa potere non controllabile democraticamente, e per chi ci guadagna bilioni di dollari: immaginarsi chi, da ultimo, li sborsa, e come potrebbero essere usati nella lotta contro la moria dei neonati e dei bambini, la fame e la sete cronica, la poverta' assoluta, le enormi disuguaglianze economiche e di potere nel sistema di apartheid mondiale in cui viviamo.
Vim vi repellere licet. Gia', ma a forza di opporre violenza a violenza, massacri a massacri, e' vero o no che nel corso della storia umana, come la conosciamo sino ad oggi, c'e' stata una enorme corsa agli armamenti e una escalation di barbarie - dall'eta' della pietra, in cui la violenza si perpetrava con armi rudimentali, fino alle brutali guerre del secolo scorso e a quelle "postmoderne" attualmente in atto, in cui si sono massacrati con sistemi di distruzione sempre piu' efficienti oltre cento milioni di esseri umani? Ed e' vero o no che nel giro di soli trent'anni che separano l'inizio della prima guerra mondiale dalla fine della seconda gli eserciti delle varie "Patrie" sono passati dai massacri reciproci con le baionette alle stragi di civili perpetrate dai nazisti e suggellate dai massacri atomici di Hiroshima e Nagasaki? Ed e' vero o no che una rivoluzione che voleva essere proletaria e' sboccata nel Gulag stalinista? Ed e vero o no che in Afghanistan, come in Iraq (mica crediamo che la sciagurata guerra in Iraq sia finita) sono le popolazioni civili, e specialmente le fasce piu' povere - quelle gia' martoriate dalle precedenti guerre in tutte e due le regioni - a soffrire le maggiori perdite di vite e le maggiori sofferenze? Ed e' vero o no che lo stesso vale in Darfur come in Colombia, in Pakistan come a Gaza?
E oggi ci sono o non ci sono ammassate in varie parti del mondo armi nucleari, chimiche, biologiche sufficienti per creare un inferno in tutto il pianeta e mettere l'esistenza stessa del genere umano - e di altre specie - in pericolo?
E allora che altra via c'e' se non quella della nonviolenza, nel "grande" per chi vive ed opera nel grande e nel "piccolo" per chi vive e opera nel piccolo? La nonviolenza a tutti i livelli, individuale, istituzionale, strutturale, globale: il pacifismo giuridico (verso un governo mondiale), economico (l'abolizione delle strutture inique del capitalismo-imperialismo predatore), etico (lo sviluppo delle forze morali costruttive senza le quali la democrazia muore), assieme ai movimenti di lotte nonviolente dal basso, da quelle in Colombia per uscire dalla spirale di una guerra civile che dura da oltre quarant'anni, a quelle delle donne contro la dittatura militare in Birmania (Myanmar), da quelle degli israeliani che con i movimenti Peace now, Icahd, Refusnik si oppongono alle violenze del proprio governo-esercito nei territori occupati, a quelle dei palestinesi che con Mustafa Barghouthi rinnovano la resistenza nonviolenta popolare che fu la caratteristica principale, ed efficace, della prima Intifada - e tante altre in tante parti del pianeta.
Un mondo migliore e' - deve essere - possibile.
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