Fonte: il Manifesto Perugia - Assisi, la pace dentro la crisi Coordinatore nazionale della Tavola della pace "Abbiamo un gran bisogno di istituzioni e politiche in grado di generare pace,
Il 16 maggio ci saranno anche gli operai. Per un giorno non saliranno sui tetti delle loro fabbriche ma sulla Rocca Maggiore di Assisi. Il loro dramma è anche nostro. Ci saranno quelli della Antonio Merloni di Nocera, quelli dalla Basell di Terni e di molte altre crisi invisibili che stanno distruggendo la vita e il futuro di tante persone. Insieme a loro ci saranno i testimoni viventi di alcune delle più grandi tragedie, ingiustizie e illegalità che la politica si ostina a non affrontare come dovrebbe. Accanto ai familiari dei morti sul lavoro ci saranno i familiari delle vittime delle guerre di mafia, del conflitto israelo-palestinese, dei bombardamenti della Nato in Afghanistan, dell’emigrazione clandestina verso l’Europa, dello scoppio della bomba nucleare su Hiroshima, delle stragi naziste. Ci saranno giovani scappati dalle persecuzioni del regime iraniano e da quello talebano, ragazzi palestinesi nati e cresciuti in una Gerusalemme che ora li vorrebbe espellere, ragazzi delle baraccopoli di Nairobi che hanno più voglia di vivere dei nostri figli, testimoni delle guerre dimenticate della Somalia, del Sudan, del popolo Saharawi e dell’Iraq, donne africane in lotta contro la fame e lo sfruttamento capaci di trasformare il deserto in un giardino. Le loro voci si intrecceranno con quelle dei più “scomodi”, quelli che stanno mettendo a dura prova la resistenza dei valori della nostra Repubblica: l’Onu che abbiamo in casa, gli stranieri che sono in mezzo a noi, gli immigrati, i clandestini e i “nuovi italiani” che una parte del nostro paese pretende di continuare ad usare, sfruttare e buttare. Ad accompagnarli da Perugia ad Assisi ci saranno più di cinquemila studenti e insegnanti di 144 scuole di quasi tutte le regioni italiane che il 14 e 15 maggio daranno vita, a Perugia, ad un maxi laboratorio della cultura della pace e dei diritti umani centrato sulla cittadinanza e la Costituzione. E poi tutti gli altri. Le adesioni hanno già superato la soglia dei mille. Ed è un piacere gustare la ricchezza e la pluralità dei soggetti che si sono messi in gioco. Ma quello che più importa è la gente che partirà da 590 città italiane. Giovani, associazioni, gruppi di amici, famiglie, sindaci, assessori e consiglieri di oltre trecento comuni, province e regioni, le carriole dei terremotati de L’Aquila, i comitati che raccoglieranno le firme contro la privatizzazione dell’acqua, le organizzazioni che difendono i diritti dei rom e i sinti, associazioni che continuano a lottare in prima persona contro la miseria e l’esclusione sociale, gruppi che difendono i diritti delle donne e delle bambine, che promuovono il commercio e la finanza equa, reti che continuano la protesta contro la costruzione della base di Vicenza, degli F35 e di tante altre inutili armi, altre che sono impegnate contro le centrali nucleari o per cambiare consumi e stili di vita, per sostituire il PIL con il BIL, giornalisti che tengono la schiena dritta e alcuni politici a cui non dispiace di stare ancora tra questa gente. Queste presenze, in un tempo di crisi così profonda -che è crisi non solo economica e politica ma etica, culturale, di diritti, di prospettive, di opportunità e di speranza- a me pare siano un’anticipazione del bel tempo che stiamo tutti aspettando. Il loro camminare insieme, nel riconoscimento e nel rispetto di tante diversità ma anche nella consapevolezza delle grandi urgenze che esigono il nostro impegno, è la miglior risposta alla crisi della politica, alle tante inerzie che ci paralizzano, a tutti quelli che ci vogliono continuare a dividere, che vogliono dividere l’Italia, che lo stanno già facendo, che ci stanno tagliando i ponti con il mondo, che ci stanno mettendo gli uni contro gli altri, sempre più rissosi, prigionieri del proprio io, del proprio frazionismo, dei propri egoismi e particolarismi. Abbiamo un gran bisogno di istituzioni e politiche in grado di generare pace, in Italia, in Europa e nel mondo. Ma se non recupereremo la capacità di mettere insieme forze diverse e di lavorare insieme, non solo non riusciremo a dare una mano alla pace nel mondo ma rischiamo di perderla anche a casa nostra. Per questo vale la pena di marciare ancora una volta da Perugia ad Assisi. Perché abbiamo bisogno di costruire un’Italia migliore, un’Italia che non odia, che non respinge, che non privatizza i beni comuni, che investe sui giovani, che si prende cura degli altri, vicini e lontani, senza guardare al portafoglio, al colore della pelle o alla forma degli occhi, che crede e lavora per la giustizia, che ripudia realmente la guerra, che si ribella ad ogni abuso e ad ogni forma di violenza. Perché solo un’Italia migliore potrà costruire un mondo migliore. Non sarà una passeggiata ma sarà come fare il pieno di energia. Domenica 16 maggio si costruisce il tempo nuovo. Ognuno metta del suo.
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