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Venerdì 08.10.2010

Medico bielorusso a Torino
"Non dimenticate Chernobyl"
di Federica Cravero

Sono passati 22 anni dall'incidente nucleare più famoso della storia dell'umanità. E dopo tutto questo tempo c'è un medico che è ancora costretto all'esilio per aver divulgato dati e statistiche sulle conseguenze della catastrofe che il 26 aprile 1986 devastò Chernobyl. Juri Bandazhevsky, 51 anni, all'epoca dello scoppio del reattore 4 era uno dei più stimati medici sovietici, ma per anni è stato imprigionato nel carcere duro di Minsk, capitale della Bielorussia, paese che si calcola abbia ricevuto il 70 per cento delle radiazioni della centrale ucraina.

Bandazhevsky è a Torino, prima tappa di un ciclo di incontri organizzati dall'associazione Mondo in cammino (il calendario completo è su www.progettohumus.it) e per l'occasione è stato ristampato un libro della giornalista torinese Silvia Pochettino "Bugie nucleari", edito da Ega. Parte dei proventi del volume andranno a sostenere un centro di ricerca in Lituania, dove il medico continua la sua attività.

Adottato da Amnesty International, Bandazhevsky è stato condannato a otto anni da un tribunale militare, senza appello. Ufficialmente per aver incassato una tangente, ma senza testimoni, più probabilmente per interrompere le ricerche con cui contestava le posizioni ufficiali sugli effetti di Chernobyl. "In realtà l'area era già contaminata anche prima dell'incidente – ha raccontato il medico – ma purtroppo la verità non si scopre subito, sono necessari molti anni di ricerca. Ci si può stupire, ma in Unione Sovietica era in atto un vero annientamento di massa attraverso le contaminazioni dell'energia atomica. Quando l'ho scoperto ho capito che avrei dedicato tutte le mie forze per questo scopo. Ma ho anche scoperto che le lobby dell'atomica sono molto potenti".

Liberato nel 2005, è tornato per qualche tempo in Bielorussia, prima di essere "invitato" all'esilio. E mentre tiene conferenze in giro per l'Europa e parla di fronte al Parlamento europeo, Juri Bandazhevsky deve ancora fare i conti con le reticenze e le omissioni dell'Oms su quella vicenda. Si liscia il doppio petto della giacca, guarda complice la moglie Galina, che ha continuato i suoi studi mentre lui era in carcere e racconta ciò che le autorità bielorusse non vogliono sentire.

Cos'è cambiato in tutto questo tempo, cos'è Chernobyl più di vent'anni dopo?

"Non è cambiato niente, anzi le cose vanno sempre peggio. Ed è questa la cosa terribile. Le radiazioni, sia quelle dirette sia quelle che si accumulavano nei prodotti agricoli e negli animali, hanno provocato danni inimmaginabili alla salute delle persone, provocando deformazioni agli organi interni delle persone e degli embrioni e danni soprattutto al sistema cardiocircolatorio. E poi ci sono conseguenze indirette, nel senso che la contaminazione ha acuito altre patologie che altrimenti sarebbero state più lievi e curabili. E di radiazioni nonostante il tempo passi ci si continua ad ammalare, non solo in Bielorussia, dove il tasso di mortalità è doppio rispetto a quello di natalità, ma anche nelle altre repubbliche ex sovietiche e in Europa. Eppure non si può dire. Tutte le informazioni sulle conseguenze della catastrofe hanno creato molto contrasti all'interno del mio paese, anche dei problemi etici e morali. Si poteva decidere di appoggiare i miei studi oppure di far coprire tutto, come è stato fatto".

Perché c'è ancora tanto silenzio su questa vicenda?

"Non lo so, bisognerebbe chiederlo ad esempio all'Organizzazione mondiale della sanità, che ha stretto strani accordi con l'Agenzia internazionale dell'energia atomica e ha secretato gli studi sulle conseguenze dell'esplosione. Anzi, ha divulgato uno studio in cui si attribuirebbero le numerose patologie che colpiscono la popolazione a uno stile di vita dedito all'alcool e alla promiscuità sessuale. Non accetto un'offesa simile per il mio paese da un'organizzazione che dovrebbe difendere la salute della popolazione. Invece proprio l'alcool di pessima qualità che nel mio paese viene distribuito due volte al giorno, mentre il pane due volte alla settimana, oltre a peggiorare lo stato di salute delle persone, le rende apatiche e malleabili. E d'altra parte cosa ci aspettiamo che dica la gente? Se a me che sono un medico hanno fatto quello che hanno fatto, possiamo immaginare una persona normale che paura possa avere di parlare".

L'immagine più emblematica di quei giorni è quella dei cosiddetti liquidatori, quelle persone chiamate a intervenire nel reattore senza alcuna protezione, a mani nude.

"La maggior parte sono morti, gli altri hanno invalidità permanenti, non possono lavorare e lo Stato da qualche tempo ha tolto loro qualunque indennità, dicendo che i liquidatori non sono mai esistiti. Si è sbagliato tutto, non è stata fatta nessuna profilassi alla popolazione, mentre si poteva bloccare l'assorbimento dello iodio radioattivo da parte della tiroide. Non si è fatta alcuna prevenzione riguardo ai cibi inquinati, invece la gente è stata semplicemente evacuata, spostata di 100 o 200 chilometri, in territori che erano ugualmente contaminati".

Pensa che le centrali nucleari, se controllate, possano essere una forma utile di energia?

"L'energia atomica prodotta adesso non ha una tecnica perfezionata al punto da evitare una catastrofe e in ogni caso ogni centrale non produce solo energia per scopi civili, ma anche plutonio che viene usato per scopi bellici. Credo che sia un fatto assai positivo che voi in Italia non abbiate il problema delle centrali nucleari e mi auguro che non andiate a crearvelo in futuro, ma continuiate nella ricerca dell'energia rinnovabile".

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