Le Monde Diplomatique 01.06.2010 Gaza Sprofonda Lentamente tradotto da Mariano Mingarelli
Dovrà pagare un prezzo, Israele, per quest’ultima sua aggressione? Nonostante l’opinione internazionale e i rapporti con la Turchia e il mondo arabo compromessi, la risposta è probabile che sia no. L’assalto israeliano alla flottiglia che, il 31 maggio, stava trasportando aiuti a Gaza, può essere stato universalmente condannato. E’ veramente difficile sostenere un atto di pirateria in acque internazionali, specialmente quando ci sono stati 10 morti. L’uso sproporzionato della forza e la natura deliberata dell’aggressione ci indignano giustamente. Come si può essere comprensivi con il cosiddetto errore compiuto da Israele? Ora, in Israele, c’è un’offensiva senza precedenti contro le organizzazioni per i diritti umani, siano esse israeliane o internazionali: queste organizzazioni vengono considerate al momento una minaccia strategica per Israele, seconda solo a quella dell’ Iran, di Hamas e di Hetzbollah. Si tratta di un grave tentativo di delegittimarle con l’uso di gruppi sostenuti dal governo israeliano e dall’estrema destra (ad esempio, l’ONG Monitor). Non è quindi una sorpresa che i soldati israeliani abbiano giudicato alla stregua di “terroristi” gli attivisti che si recavano a Gaza per portare rifornimenti e li avevano trattati come tali. Tuttavia, la prima domanda che ci si pone e la più immediata è: dovrà pagare Israele un qualche prezzo per questo crimine? E reagiranno i governi del mondo, specialmente quelli europei, con qualcosa di più che non siano le solite parole? La risposta a entrambe le domande è probabile che sia no. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che si è riunito il 1° di giugno, è stato incapace di adottare una risoluzione e ha dovuto accontentarsi di una dichiarazione fatta dal suo presidente. Costui ha fatto riferimento alla creazione di una commissione “indipendente e imparziale”, ma ha mancato di richiedere che sia internazionale. Ciò permetterà al governo israeliano di allestire una sua propria inchiesta, che non porterà da alcuna parte. Il Segretario del Consiglio di Sicurezza ha ricordato al mondo la necessità di togliere il blocco da Gaza, ma tutto ciò non si discostava dalle risoluzioni adottate all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza più di tre anni fa e mai applicate. Israele è stato premiato per la sua intransigenza sia dagli Stati Uniti che dall’Unione Europea. Solo di recente era stato ammesso all’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione Economica e per lo Sviluppo), il club delle economie più avanzate. Il primo ministro israeliano ha rimarcato questo avvenimento con una visita trionfale a Parigi. Con il senno di poi, si può ritenere che l’ammissione all’OCSE abbia rappresentato il via libera per l’aggressione israeliana del 31 maggio. Nel dicembre 2008, l’Unione Europea aveva deciso di migliorare le relazioni bilaterali con Israele, dandogli una posizione equivalente a quella goduta da alcune grandi potenze. Due settimane più tardi, violando il cessate-il-fuoco con Hamas, l’esercito israeliano ha dato inizio alla sua aggressione a Gaza, che era già stata bloccata per diversi mesi. La decisione europea potrebbe essere interpretata come un via libera per l’attacco, che fu connotato, secondo il giudice Richard Goldstone, da crimini di guerra e da crimini contro l’umanità compiuti da Israele, ma anche da Hamas. Le conclusioni del Rapporto non sono state fino ad ora eseguite e il blocco continua. L’intervento d’Israele avrà probabilmente serie ripercussioni. In primo luogo, sull’opinione internazionale, specialmente in Occidente, che vede Israele come uno stato fuorilegge che viola tutte le regole del diritto internazionale. Poi sulle relazioni bilaterali tra Turchia e Israele, il quale sta perdendo il suo più potente alleato nel mondo musulmano. La crisi potrebbe avere ripercussioni anche nel mondo arabo: la decisione dell’Egitto di aprire il valico di Rafah è un segno di un allarme reale tra i governi moderati che vedono le loro strategie di pace calpestate da Israele. Ma andranno oltre? Sembra improbabile. I media parlano di un “errore” di Israele e di un deterioramento della sua immagine (talvolta questa è la sola critica che viene fatta). Ma si deve ricordare che il crimine di guerra vero, nel senso proprio del termine, è il blocco. Questo aprile sono passati per entrare nella Striscia di Gaza provenendo da Israele solo 2.647 autocarri. Prima che Hamas prendesse il controllo del territorio nel giugno del 2007, il numero in media era di 12.000 autocarri al mese. Oggi, Gaza riceve circa il 22% di ciò che arrivava prima del giugno 2007. Il defunto primo ministro Yitzhak Rabin aveva ammesso una volta di aver sognato di vedere Gaza sprofondare nel Mediterraneo. Questa illusione sta diventando un caso reale. Nonostante la condanna internazionale, Gaza si avvia lentamente a sprofondare.
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