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Roma 11 Giugno 2010

«La proposta dell'Unione Europea per aiutare Gaza e Israele»
di Franco Frattini, Bernard Kouchner, Miguel Angel Moratinos

Il mondo intero è stato profondamente colpito dalle tragiche conseguenze dell’operazione militare israeliana condotta, in acque internazionali, contro il convoglio marittimo della Flottiglia per la Pace. il bilancio umano è inaccettabile. Nulla avrebbe potuto giustificare l'impiego di una tale violenza, e i nostri Paesi l'hanno condannata, immediatamente. Dopo il dramma, e con il ritorno in Europa dei nostri connazionali, è ora il momento dell'analisi e della riflessione sulle ragioni profonde della tragedia. Le cause del blitz sulla nave Marmara hanno un nome, uno solo, e noi lo conosciamo bene: Gaza. La causa è la volontà intransigente di fare rispettare ll blocco deciso nel 2007, dopo il colpo diStato di Hamas contro l'Autorità palestinese, che ne è all'origine, così come l' operazione Piombo Fuso, e la sua insopportablle sequela di sofferenze, erano state scatenate dai bombardamenti incessanti di razzi sul Sud di Israele. L'anno scorso, come nella notte fra il 30 e il 31maggio, Israele ha deciso di ricorrere alla forza per perseguire i suoi obiettivi politici e di sicurezza. E da questa logica che occorre uscire oggi, poiché, altrimenti, si verificheranno altri drammi, altre tragedie, che non sortiranno altro risultato che rafforzare Hamas e gli altri nemici di Israele nella regione, destabilizzare i moderati dei due campi, e accentuare l'isolamento politico di Israele. Come? Il 1° giugno il Consiglio dì Sicurezza si è pronunciato indicando le tre strade che dobbiamo percorrere. L'inchiesta, innanzi tutto: è indispensabile e dovrà essere imparziale, trasparente e conforme alle norme internazionali. Occorre tuttavia fare attenzione a non ripetere gli errori commessi dopo la pubblicazione del rapporto Goldstone, i cui seguiti sono stati strumentalizzati dal Consiglio dei Diritti Umani, la metà delle cui risoluzioni, ricordiamolo, è dedita a condannare Israele. Passeggeri turchi e americani sono stati vittime dell'operazione: l'inchiesta dovrà dunque per forza di cose avere un componente internazionale, come già proposto dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, i cui sforzi noi sosteniamo. Poi, la revoca del blocco. Sin dalle prime ore sottolineammo che la situazione a Gaza non era più sosteniblle. Con questa espressione, adottata dal Consiglio di Sicurezza li giorno successivo, vogliamo dire che dobbiamo meglio soddisfare le esigenze umanitarie della popolazione di Gaza, prosciugare l'economia mafiosa dei tunnel, ma anche fornire garanzie che  non seguirà una recrudescenza del traffico di armi e dell'afflusso di gruppi terroristici a Gaza. Il che, del resto, è ciò che prevede la Risoluzione 1860, adottata all'indomani della guerra di Gaza, e che è stata oggetto, qualche giomo fa, di un richiamo del Consiglio di Sicurezza affinché sia attuata nella sua interezza, e non in maniera selettiva. Compresa, ben inteso, la liberazione - immediata- di Gilad Shalit, che noi non dimentichiamo. Sul piano umanitario, Tony Blair aveva suggerito di passare da una logica d'interdizione degli approvvigionamenti verso Gaza, salvo eccezioni, ad una logica di autorizzazione generale, ad eccezione di prodotti vietati. Perché non riprendere questa idea, per dimostrare velocemente che la situazione si può migliorare? L'Unione Europea dispone già di una missione civile sul posto, che sarebbe pronta ad essere dispiegata simultaneamente al posti di frontiera di Karni e Rafah, che collegano Gaza con Israele e con l' Egitto. Per garantire la piena sicurezza degli approvvigionamenti proponiamo che vi siano svolte ispezioni  sostenute e finanziate dall'Unione Europea, in condizioni accettabili da parte di tutti, per assicurarsi che i carichi con destinazione Gaza non contengano armi o esplosivi. Un regime analogo potrebbe peraltro essere applicato per i carichi diretti a Gaza ad esempio tramite il dispiegamento di unità europee di controllo a Cipro. Questi vari dispositivi non sarebbero messi in funzione se non in un contesto di alleggerimento molto sostanziale delle restrizioni alle importazioni ed esportazioni da e verso Gaza, Una soluzione duratura passa parimenti per il pieno ritorno dell'Antorità Palestinese a Gaza e per la reintegrazione di questo territorio in una logica di pace. Gli sforzi dell' Egitto a favore di una riconciliazione tra Fatah e Hamas devono continuare ad essere appoggiati tenendo il passo del presidente palestinese Mahmoud Abbas. E, infine, essenziale: la riattivazione del processo politico tra Israeliani e Palestinesi. Questa tragedia non deve creare le condizioni per una nuova escalation di violenza, in Medio Oriente ma anche in Europa, dove le passioni sono scatenate.. La vastità delle proteste internazionali prova che Israele non beneficia di alcuna immunità. Quanto ci piacerebbe che anche altri drammi suscitino la medesima riprovazione! ll presidente palestinese, che sarà in Europa nei prossimi giorni, ha annunciato, malgrado tutto, che i colloqui continueranno. Siamo all'altezza del coraggio politico dimostrato dal dirigenti palestinesi! Auspichiamo che questi colloqui permettano di toccare rapidamente lo status finale. L'Europa, che ha adottato l'8 dicembre scorso un testo forte ed ambizioso sui contorni di un futuro assetto, deve, dal canto suo, andare avanti con le Parti, in raccordo con la mediazione americana, nella costruzione e nel riconoscimento di uno Stato palestinese, che viva in pace e sicurezza accanto a Israele.

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http://www.nytimes.com
Published: June 10, 2010

       

Averting Another Gaza
By Bernard Kouchner, Franco Frattini, and Miguel Angel Moratinos

Bernard Kouchner, Franco Frattini and Miguel Angel Moratinos are the foreign ministers, respectively, of France, Italy and Spain.

The whole world was shocked by the tragic consequences of the Israeli military operation conducted in international waters against the “Peace Flotilla” convoy of ships. The human cost is unacceptable. Nothing can justify the use of such violence, and our countries immediately condemned it.

Following these dramatic events, the time must come for analysis and reflection on the root reasons of the tragedy. The cause of the boarding of the Mavi Marmara can be summarized in a single word, one that is very familiar to us: Gaza.

It was Israel’s unbending determination to force compliance with the blockade put in place in 2007 after the coup d’état by Hamas against the Palestinian Authority that is the origin of this event, just as Operation Cast Lead and its trail of intolerable pain were triggered by the constant firing of rockets into southern Israel. Last year, as it did on the night of May 30-31, Israel decided to use force to achieve its political and security objectives.

That logic must now be abandoned, because if it is not, more tragedies will occur that can only strengthen Hamas and Israel’s other enemies in the region, destabilize moderates in both camps and deepen Israel’s political isolation.

How? On June 1 the U.N. Security Council expressed its view, indicating three ways forward that we must follow.

First, the investigation: This is indispensable and it must be impartial, transparent and conform with international standards. It must, however, be sure to avoid the mistakes made after the submission of the Goldstone report, whose follow-up was exploited by the Human Rights Council, half of whose resolutions, unfortunately, have been devoted to condemning Israel.

Turkish and American citizens were the victims of this operation, and the investigation must therefore include an international component, as has already been proposed by the U.N. secretary general. He has our support.

Second, the lifting of the blockade: As early as the first hours after the tragedy, we stressed that the situation in Gaza was no longer sustainable.

In using this expression, also employed by the Security Council the following day, we mean that we must meet the humanitarian needs of Gaza’s population and remove the raison d’être of the mafia-like tunnel economy, but at the same time provide guarantees that this will not go hand in hand with a resurgence in arms trafficking and an influx of terrorist groups into Gaza. This is in fact what Security Council Resolution 1860, adopted following the war in Gaza, stipulates, and the Security Council called a few days ago for it to be implemented in its entirety, not selectively. This includes the immediate release of the Israeli soldier Gilad Shalit.

Concerning the humanitarian aspect, Tony Blair has suggested a shift from a logic of denial of supplies to Gaza to one based on general authorization, with the exception of banned products. Why not adopt this idea to demonstrate very quickly that the situation can improve?

The European Union already has a civilian mission on the spot ready to be deployed simultaneously at the Karni and Rafah frontier posts linking Gaza to Israel and Egypt.

To guarantee full security of supplies, we propose that inspections supported and funded by the E.U. should be put in place there in conditions acceptable to all in order to ensure that consignments bound for Gaza contain neither weapons nor explosives.

A similar regime could be considered for maritime consignments bound for Gaza, for example, by deploying E.U. monitoring teams in Cyprus. These arrangements would be implemented only against a backdrop of very substantial relaxation of the restrictions on imports and exports to and from Gaza.

A lasting solution also implies that the Palestinian Authority should be fully reinstated in Gaza and that a logic of peace should once again prevail in the Gaza territory. Efforts by Egypt in support of reconciliation between Fatah and Hamas must still be supported concurrently with the démarche by the Palestinian president, Mahmoud Abbas.

Finally, there is the essential issue: the revival of the peace process between the Israelis and the Palestinians. This tragedy must not create the conditions for a further escalation of violence either in the Middle East or in Europe, where deep emotion has been aroused. The scale of the international protests proves that Israel enjoys no immunity. How we wish that other tragedies would arouse the same condemnation!

The Palestinian president, who will be in Europe in a few days, has announced that despite everything, the talks will continue. Let us show the same political courage as that demonstrated by the Palestinian leadership. We want those talks to be able to address the final status rapidly.

The E.U., which on Dec. 8 adopted a strong, ambitious text concerning the broad lines of a future settlement, must itself move forward with the parties, in conjunction with U.S. mediation, with a view to the building and recognition of a Palestinian state living in peace and security side by side with Israel.


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