http://www.agenziami.it Dubbi Su Un Accordo Tra I Governi Irlandese E Israeliano Per Dirottare Le Merci A Ashdot Gaza, fiato sospeso per la Rachel Corrie Il cargo dall'Irlanda si avvicina alla costa palestinese e punta dritto verso Gaza Dopo il sanguinoso blitz israeliano di lunedì a bordo delle imbarcazioni della Freedom Flotilla, è il cargo MV Rachel Corrie a sfidare il blocco imposto alla striscia di Gaza. La nave partita dall'Irlanda trasporta attivisti filopalestinesi e aiuti umanitari: nella stiva anche libri, quaderni e penne. La prua è puntata dritta verso il porto di Gaza, secondo i programmi l'attracco è previsto per sabato. Ma la tensione è alta dopo l'ultimo assalto alla Mavi Marmara, Israele non ha intenzione di lasciar passare la barca. Da Gaza la corrispondenza di Vittorio Arrigoni, blogger di Guerrillaradio: «Poche possibilità che il cargo arrivi a destinazione. A bordo molta paura, ma determinazione a concludere il lavoro della Freedom Flotilla. La notizia di accordi tra Irlanda e Israele per dirottare le merci a Ashdot è solo propoaganda». Fiato sospeso per le ultime miglia del cargo Mv Rachel Corrie, in rotta verso Gaza per portare a termine il lavoro iniziato dalla Freedom Flotilla, assaltata lunedì dalle forze israeliane in acque internazionali e teatro di un massacro di civili. Vittorio Arrigoni, blogger di Guerrillaradio, è a Gaza e segue con attenzione insieme alla popolazione palestinese l'approssimarsi dell'imbarcazione carica di attivisti filopalestinesi e di aiuti umanitari. Arrigoni, la MV Rachel Corrie si sta avvicinando. Quante probabilità ci sono che attracchi nel porto di Gaza? «Sappiamo benissimo che non ci sono molte probabilità che la Rachel Corrie arrivi a destinazione, speriamo solo che anche questa missione non finisca in un massacro come per la Freedom Flotilla. Ho sentito i miei compagni del Free Gaza Movement, sono consapevoli di ciò che è successo per mano dei commando israeliani, sono sicuramente impauriti ma anche molto determinati a portare a termine il loro viaggio. Gli aiuti a Gaza potrebbero rappresentare un sollievo per una popolazione ormai allo stremo dopo quattro anni di assedio». Nel materiale sottoposto a embargo e nel cargo Rachel Corrie ci sono anche libri, quaderni e matite: perché questo materiale è bandito a Gaza? «Bisognerebbe domandarlo all'organo militare dell'esercito israeliano che di mese in mese decide cosa è lecito far passare. Evidentemente si vuole una Striscia di Gaza sempre più analfabeta: non entrano libri di testo, quaderni e penne, tutto ciò che è necessario per lo studio». Perchè la Mv Rachel Corrie non è partita con le altre navi della Flotilla? «Purtroppo il cargo ha avuto una serie di guasti tecnici ed è partito da molto lontano, dall'Irlanda. E'arrivata in ritardo e non ha potuto unirsi alla Flotilla, ma continua la missione per nome e per conto delle altre navi assaltate, sempre che riesca ad attraccare a Gaza. Ci sono voci di possibli sabotaggi, un colonnello israeliano ha ammesso davanti alla commissione Difesa della Knesset - il parlamento israeliano, ndr -, che due imbarcazioni greche della flotta sono state sabotate alla partenza». Sulla stampa israeliana è girata anche la voce di una possibile intesa tra il governo irlandese e quello israeliano sullo sbarco del materiale ad Ashdot, per farlo passare dal valico di Eretz. Gli organizzatori hanno smentito: qual è la verità? «Questo fa parte della propaganda azionista. Ieri si diceva questa cosa, oggi le agenzie riportavano che la Rachel Corrie sarebbe tornata indietro. E' tutto falso: l'imbarcazione punta dritto verso Gaza, è stato confermato anche dal ministro degli Esteri irlandese smentendo qualsiasi accordo con gli israeliani. Sappiamo benissimo che se la merce arrivasse ad Ashdot, passerebbe soltanto parzialmente il valico con la Striscia». Lo scorso anno alcune imbarcazioni riuscirono a raggiungere il porto e per i gazawi fu una festa. Oggi qual è lo stato d'animo della gente di Gaza? «La popolazione nutriva grandi speranze fino a qualche giorno fa, una grande gioia in attesa non solo degli aiuti, ma anche degli attivisti da 50 paesi. Alla vigilia del presunto arrivo della flotta siamo scesi al porto, che è stato letteralmente invaso dai pescherecci per una sorta di cerimonia di benvenuto. Una gioia così l'avevamo vissuta il 23 agosto 2008, quando siamo riusciti a rompere l'assedio che dura dal 1967: allora, c'ero anche io, arrivammo con piccoli pescherecci greci, che donarono comunque molta speranza. Oggi la festa si è tramutata in lutto, il porto è abbandonato a se stesso: restano solo le manifestazioni popolari che arrivano fino alla sede delle Nazioni Unite, dove i palestinesi chiedono a gran voce l'intervento della comunità internazionale affinchè dica basta agli impuniti massacri di civili da parte d'Israele».
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