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http://www.ynetnews.com/ 08.11.10, 23:56 Alla ricerca di veri leaders Le indagini sul raid contro la Flotilla rivelano quanto patetici sono diventati i nostri leader politici. Mercoledì il nostro Ministro della Difesa ci ha offerto una breve lezione di leadership. Ha detto al Comitato Turkel (dal nome del suo Presidente ndr) che la direzione politica determina il “cosa”, mentre il comando militare decide il “come”. Ma ora noi chiediamo, chi determina il “chi”? Se c’è qualcuno, per l’amor di Dio, nel nostro entourage politico che volesse una volta per tutte assumersi responsabilità senza dire una cosa per il protocollo e un’altra per l’opinione pubblica? Qualcuno che non dichiarasse di essere responsabile fino a quando, un momento più tardi, la sua responsabilità è andata da qualche altra parte? Quando vedremo qualcuno dire: sono io. Non l’esercito, non il forum dei sette ministri e non il governo. Sono io il responsabile per l’errore, per il fallimento, per la sconfitta, per l’inutile uccisione, per l’inefficienza. Qualcuno che dicesse: ho sbagliato, imparerò dalla lezione, metterò in pratica le conclusioni, sistemerò la crepa. Tuttavia, ognuno qui si assume dopotutto la responsabilità, fino a quando non corre a scaricarne l’onere su qualcun altro. Rispetto a ciò, non ci sono differenze tra quello che Barak ha fatto mercoledì, e quello che Netanyahu ha fatto martedì, con un’eccezione: Barak si è assunto la responsabilità di fronte al Comitato, per il protocollo, mentre Netanyahu si è assunto la responsabilità fuori dall’aula, nell’atrio, per l’opinione pubblica. Così finalmente, nessuno di loro si è veramente assunto la responsabilità. Ognuno di loro ha dichiarato: Sono responsabile, ma Barak, o l’esercito, sbagliarono. Sarebbe sufficiente osservare la performance in stile Rashomon, degli ultimi due giorni di fronte al Comitato, per girare lo sguardo con vergogna: dopo che, martedì, il primo Ministro ammette che il consiglio dei ministri ha discusso solo dei media e dell’effetto che l’operazione militare avrebbe avuto sulle pubbliche relazioni, mercoledì arriva Barak e parla di una discussione lunga e approfondita dove, “ministri senza portafoglio, ma con molto cervello” hanno fatto domande. Che Dio aiuti tutti noi Abbiamo anche noi una domanda: Scusi, questi due, Netanyahu e Barak, erano presenti alla stessa riunione? Sono membri dello stesso Consiglio dei Ministri? Vivono nello stesso paese? Ma cosa sta succedendo quì? Queste persone hanno garantito al Comitato d’inchiesta un patetico mandato, per redigere un rapporto che non ha lo scopo di minacciare qualcuno, anche se sono iscritti a partecipare ai lavori i migliori avvocati, che ritorneranno nei loro uffici, dopo inutili simulazioni e, alla fine, avranno fornito solo la loro capacità di stare a tavola. Così adesso il problema non si focalizza più sul processo decisionale, ma bensì su chi ha detto la verità al Comitato e chi invece l’ha manipolata a proprio favore. Così, ciò che emerge dalle testimonianze dell’inchiesta è un Pubblico Ministero che non può essere responsabile perché non c’era, un Ministro della Difesa che pretende di essere il “Sig. Sicurezza”, ma il cui lavoro, come ci ha spiegato mercoledì, è di determinare il “come”, e un gruppo di sette ministri inclusi due ex comandanti dell’esercito che dicono di possedere un’incredibile esperienza ma si comportano come burattini e si perdono in una discussione sulle pubbliche relazioni. Ma anche se questo fosse vero, com’è possibile che il grande fallimento dell’operazione sia stato proprio sul fronte delle relazioni pubbliche? Ma ciò che determina alla fine dove stia la verità sono i verbali di quella miserabile discussione tenuta dal Consiglio dei Ministri. Solo leggendoli, possiamo verificare il peso che è stato dato alla riunione, l’attenzione data alle parole del capo dell’esercito, rispetto ai rischi e alle opzioni, e a ciò che i partecipanti hanno focalizzato. Si, per quello che ci è stato rivelato del processo decisionale, che Dio aiuti tutti noi, perché non c’è nessun altro che possa aiutarci là fuori. TOPIn search of real leaders Probe into flotilla raid reveals how pathetic our political leaders have become On Wednesday, the defense minister gave us a brief leadership lesson. He told the Turkel Committee that the political leadership determines the “what,” while the military leadership decided on the “how.” But now we’re asking: What about the “who”? Is there someone, for heaven’s sake, in our political establishment who would once and for all assume responsibility without saying one thing for the protocol and another thing for public opinion? Someone who would not declare that he is responsible yet a moment later shift the responsibility elsewhere? When will we see someone who says: It’s me. It wasn’t the army, it wasn’t the forum of top seven government ministers, and it wasn’t the government. I’m responsible for the mistake, for the failure, for the defeat, for the needless killing, for the screw-up. Someone who would say: I was wrong, I will learn the lessons, I will implement the conclusions, and I will fix the flaws. However, everyone around here assumes overall responsibility, yet then rushes to shift the burden to someone else. In that respect, there is no difference between what Barak did Wednesday and what Netanyahu did Tuesday, with one exception: Barak assumed overall responsibility before the committee, for the protocol, while Netanyahu assumed overall responsibility outside the room, in the hallways. Yet in the final analysis, none of them truly assumed responsibility. Each one of them said: I’m responsible but Barak, or the army, are at fault. It would be enough to look at the Rashomon-style performance we’ve seen in the past two days before the committee in order to look away in shame: After the prime minister admitted Tuesday that top government ministers only discussed the media and PR effect of the operation, Barak arrived Wednesday and spoke of a lengthy, in-depth discussion where “ministers without portfolio yet with much brains” asked questions. God help us all So we have a question too: Excuse me, were these two figures, Netanyahu and Barak, present at the same session? Are they members of the same ministerial forum? And really, do they in fact live in the same country? What’s going on here? These people granted the committee a pathetic mandate to draft a report that is not supposed to threaten anyone, yet here they are enlisting the services of top-notch lawyers, withdrawing into their offices, performing endless simulations, and ultimately performing a saber dance. Now, the questions no longer focus on the decision-making process, but rather, on who told the truth to the committee and who manipulated the truth in a convenient manner. What was revealed to us in the probe’s testimonies is a PM who cannot be responsible because he was abroad, a defense minister who claims to be “Mr. Security” but whose job as he explained Wednesday is to determine the “what” and not the “how,” and a group of seven ministers, including two former army chiefs, said to possess incredible skill but sitting there like Muppets and engaging in a discussion about PR. By the way, if this was indeed the case and the ministers only dealt with the PR angle, how could it be that the operation’s greatest failure was on the public relations front? What will ultimately determine where the truth lies among the various versions are the minutes of that miserable discussion held by the top seven ministers. Only then would we be able to see the weight given there to the intelligence briefing, the attention given to the army chief’s words regarding risks versus chances, and which subject participants focused on. Yet as to what will be revealed in the process, God help us all, because there’s simply nobody else that could help us out there.
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