http://it.peacereporter.net Freedom Flotilla, la versione di Bibi Il premier israeliano Netanyahu depone davanti alla commissione d'inchiesta: fiero dei suo militari ''Sono certo che alla fine della vostra indagine diverrà evidente come lo Stato d'Israele e l'esercito israeliano abbiano agito nel rispetto della legge internazionale''. Così parlò, questa mattina, di fronte alla commissione d'inchiesta che indaga sui fatti della Freedom Flotilla, il premier israeliano Banjamin Netanyahu. Nessuno si aspettava un Bibi - come Netanyahu viene chiamato da sempre - si cospargesse il capo di ceneri, o pronunciasse un mea culpa, ma ancora una volta il premier mostra quella determinazione che, per due volte, l'ha portato a guidare lo Stato Ebraico. L'oggetto dell'indagine è noto: la morte dei nove attivisti turchi a bordo della nave Mavi Marmara, una di quelle che componeva la Freedom Flotilla, intercettata dalle unità speciali dell'esercito israeliano all'alba del 31 maggio scorso al largo delle coste della Striscia di Gaza. Tutti gli altri attivisti vennero arrestati nel porto di Ashdod, dove le navi vennero scortate dalla marina militare d'Israele, e in un secondo momento rilasciati. Per i nove attivisti turchi, invece, solo un funerale solenne al ritorno delle loro salme in Turchia. L'assalto in acque internazionali ha generato un caso diplomatico, mettendo in imbarazzo le Nazioni Unite e suscitando la più grave crisi diplomatica tra Turchia e Israele a memoria d'uomo. Non tutta la deposizione di Netanyahu si è svolta a porte aperte. La commissione, presieduta dall'ex giudice della Corte Suprema israeliana Yaakov Tirkel, comprende cinque membri israeliani, affiancati - ma senza diritto di voto - da due osservatori stranieri: l'ex premier protestante del Nord Irlanda, Lord Trimble, e il giurista canadese ed ex avvocato generale delle forze armate canadesi Ken Watkin. La giustificazione portata da Netanyahu di fronte alla commissione riunita a Gerusalemme alle 9 del mattino è stata quella che altre volte in passato è stata utilizzata dal governo israeliano nella storia: un attacco preventivo. "Ci siamo mossi quando ritenevamo pericoloso per noi far attraccare le navi a Gaza, considerato che trasportavano armi destinate ai terroristi della Striscia'', ha dichiarato il premier israeliano. ''Ho fiducia nei combattenti dell'esercito israeliano e l'intero Stato d'Israele è fiero di loro. I combattenti israeliani a bordo della Marmara hanno dimostrato coraggio nell'adempimento del dovere e nel proteggersi da una reale minaccia alle loro vite'', ha detto Netanyahu. Il primo ministro ha ancora una volta difeso il blocco navale imposto alla Striscia di Gaza, senza accenni alla volontà di alleggerirlo ventilata nelle ore successive all'indignazione internazionale per l'attacco alla Freedom Flotilla. Durante la settimana sfileranno davanti alla commissione il ministro della Difesa Ehud Barak e il comandante in capo dell'esercito Gaby Ashkenazi. Una stoccata Bibi la riserva proprio al primo dei due: ''Nelle discussioni che hanno preceduto l'arrembaggio della flottiglia avevo dato strette istruzioni di fare uno sforzo supremo per evitare di causare vittime e io so che questa è stata anche l'istruzione data dal ministro della Difesa'', ha detto Netanyahu, lasciando intendere che se qualcosa fosse andato storto è comunque una responsabilità del leader laburista e non sua. Altre due inchieste sono in corso sulla vicenda della Freedom Flotilla: una da parte della magistratura turca e un'altra da parte della delle Nazioni Unite, con un rappresentante turco e uno israeliano. L'Onu, inoltre, per voce del suo segretario generale Ban Ki-Moon, ha dichiarato che il Palazzo di Vetro vigilerà anche sull'indipendenza della commissione israeliana. Una commissione militare interna ha risolto la sua inchiesta ammettendo errori nella catena di comando che, come ha fatto il premier oggi in udienza, pare spostare su Ehud Barak il fardello della colpa.
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