Assemblea Onu Annulla Sessione su Flotilla Catherine Ashton a Gaza il 17 e 18 luglio, prima della missione dei ministri degli esteri dell’Ue. Le agenzie umanitarie mettono in guardia dal considerare «terminato» il blocco israeliano della Striscia. Roma, 08 luglio 2010, Nena News Deve essere stato particolarmente produttivo per gli interessi di Israele il colloquio, durato poco meno di un’ora, tra il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e il premier israeliano Benyamin Netanyahu, che ieri, senza preavviso, ha visitato a sorpresa il Palazzo di Vetro (poco prima aveva avuto incontro con il segretario della difesa Usa, Robert Gates). L’ufficio stampa della presidenza dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha riferito che sono state inviate lettere agli Stati membri per avvisarli che la sessione prevista oggi sull’assalto israeliano alle navi della Freedom Flotilla (31 maggio, nove civili turchi uccisi), richiesta con procedura d’emergenza dalla Malaysia, è stata cancellata. Sui motivi dell’annullamento della sessione, fortemente ostaggiata dagli Stati Uniti e altri paesi occidentali, circolano varie voci. Alcune dicono che persino alcuni Stati arabi, tra i quali l’Egitto, avrebbero «espresso riserve» sulla «opportunità» di convocare su questo argomento l’Assemblea dell’Onu. A quanto pare hanno avuto successo le pressioni svolte da Washington su vari regimi arabi alleati per impedire un dibattito che, come tutto lasciava prevedere, si sarebbe concluso con una risoluzione di condanna dell’arrembaggio israeliano alle navi paicifiste avvenuto in acque internazionali. Ieri sera l’alto rappresentante della politica estera della Ue, Catherine Ashton, ha annunciato che si recherà in Israele e a Gaza il 17 e il 18 luglio prossimi. La missione è svincolata da quella che dovrebbero compiere, forse prima del 20 luglio, nella regione alcuni ministri degli esteri europei, guidati dall’italiano Franco Frattini, con l’«autorizzazione» del loro collega israeliano e leader dell’estrema destra Avigdor Lieberman. A questo proposito non solo i palestinesi ma anche i responsabili di varie agenzie dell’Onu ed umanitarie internazionali mettono in guardia dal considerare «terminato» il blocco di Gaza in seguito all’alleggerimento dell’embargo annunciato da Israele. «Diamo il benvenuto ad ogni passo nella direzione della fine del blocco ma, allo stesso tempo dobbiamo essere chiari. Ogni blocco, anche più leggero rispetto al passato, per noi continua a rimanere un blocco e una punizione collettiva illegale per la legge internazionale», ha chiarito Chris Gunness, portavoce dell’Unrwa (Unione Nations Relief and Works Agency). «La revoca del blocco deve significare anche permettere le esportazioni palestinesi, lo sviluppo dell’economia di Gaza e la piena possibilità per la ricostruzione (dopo l’offensiva israeliana, Piombo fuso, della fine del 2008, ndr). Da parte sua il dottor Mahmud Daher, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha sottolineato che la definizione di «merci dal doppio uso» (civile e militare) coniata di recente delle autorità militari israeliane per vietare l’ingresso nella Striscia di una serie di materiali e macchinari, «impedisce l’arrivo a Gaza di tecnologie e strumenti medici dei quali c’è urgente bisogno nelle strutture ospedaliere palestinesi».(red) Nena News
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