http://serenoregis.org La canzone di Michea (azione del 7/5/2010 a Vicenza) Vicenza, 24/5/2010 Ora il Bacchiglione scorre calmo e placido al passaggio Mentre la corrente mi travolge il sette maggio Tre volte l’attraversai col cuore in pena Cercando il fico e la vite e la corda per l’altalena L’acacia forò il sacco dei miei panni Per poco andavo a fondo subissato dagli affanni E tutto all’improvviso sembrava congiurare Le porte dell’inferno la pace a scongiurare E più di un morto in sogno era risuscitato Per salvare il mio bambino che temevano annegato. Il tribunale aveva condannato già al mattino A 300 euro il seminator di San Martino Non sono solo io imputato, vostri onori, Tutto il movimento incriminato attende fuori Il costruttore della base è il vero criminale, cioè lo stato noi difendiamo il diritto naturale che possediamo innato sorella Madre Terra ama la tranquillità 173° brigata aviotrasportata, l’America è un po’ più in là. E così meditando un po’ soprappensiero Le gambe tremolanti, il cuor ancor tenace Ritrovo il buco nella rete, il mio sentiero Mi appare Gandhi il talismano della pace. Quatto quatto, strisciando come un verme Lesto come un gatto, mi ritrovo nella zona Militare disarmista inerme Svelto pianto il fico e poi la vite Ognuno siederà senza paura all’ombra Di guerre la marea finalmente sgombra Come profetizzò Michea, mai più guerre Infinite. Un’archeologa col bimbo vestito di giallo Mi fotografa che appendo i disegni di Romeo Al parapetto La festa è iniziata, si accomodi signora, Lascio un invito, un bel biglietto Tiro fuori il flauto, perplesso e quindi aspetto Che arrivi, dopo mezz’ora dal mio ingresso, il maresciallo La voce sofferente dell’acacia m’invita A contemplar dall’alto l’anfiteatro romano all’aperto Un salto, m’arrampico d’un fiato, con audacia Sulla cima fiorita e al sicuro appollaiato Ahi dolorosa spina, dò inizio al mio concerto. Il sole m’asciuga i panni addosso e il venticello Mi dondola meglio d’altalena (la corda lasciata nella piena); Di sbirri e di gendarmi si forma un bel drappello Tutti col muso in su a rimirar il grande uccello In fondo all’anima un po’ mi fanno pena Anche la Digos, mettendosi in vista M’implora d’atterrar sulla pista Ma niente compromessi con il miltare Siamo in volo e “bisogna volare”… Dopo un’ora, trafelati, arrivano i pompieri Il telone disteso là in basso Mi offrono una carota senza ch’io abbocchi, Ma poi i carabinieri mi mettono in ginocchi Che quasi mi fracasso. La solita trafila da Erode, Anna, Caifa e da Pilato A notte all’albergo mi portano in catene A riveder a quadretti le mie idee A mezzogiorno, incredulo, finite le mie pene Riconoscendomi per strada un amico mi ha donato Un passaggio al presidio, un kilo di arance e due orchidee. I giornali, imbeccati, ignoran le piantine e dicon il falso Tu continua speranza a seminar tra la gente Dei frutti non ti curare, se almeno è valso A smascherar l’idolo falso-onnipotente. Al presidio m’aspetta la verdura Dell’orticello, tra alberi da frutta Coraggio, mettiamocela tutta! La resistenza, sicura, si prevede “sarà dura” La base USA m’inquina La mia corrente non s’inchina Alla pax romana dell’impero, Gonfio di sangue porpora Udite, udite, il Bacchiglione mormora: “Non passa lo straniero”. Colonnello (della caserma Ederle), (dalla faccia) di ghiaccio Che sorseggi in pace il tuo caffè Lascia la divisa al pagliaccio Ascolta me, pianta la carabina nel fieno Forse crescerà un ulivo Tu soldato mercenario cattivo Terrorizzi ogni vita che nasce Lo spaventapasseri almeno Protegge la vita ancora in fasce. Ora il Baccagliane scorre calmo e placido al passaggio Mentre la corrente mi travolge il sette maggio Tre volte attraversai il fiume in piena E piantai nel Dal Molin la vite e il fico E l’acacia mi cullò E sui cannoni (a Vicenza), attaccheremo l’altalena. Turi |
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