Greenpeace: 1 milione di firme per mettere al bando gli OGM dall'Europa Ha già superato quota 400mila e intende raggiungere un milione la petizione online promossa da Greenpeace che chiede alla Commissione Europea la messa al bando di alimenti organismi geneticamente modificati (Ogm) fino a quando non si avrà una adeguata risposta dal punto di vista scientifico. "La Commissione Europea ha da poco autorizzato la coltivazione di un Ogm in Europa, per la prima volta da 12 anni, privilegiando così i profitti della lobby biotech rispetto alle preoccupazioni dell'opinione pubblica" - afferma una nota di Greenpeace. "Secondo la maggioranza degli europei occorrono maggiori informazioni prima di cominciare a coltivare alimenti che possono minacciare la nostra salute e il nostro ambiente". Per promuovere l'iniziativa nei giorni scorsi ha fatto tappa a Roma sostando vicino al Colosseo il bus di Greenpeace "No Ogm" proveniente dall'Ungheria che arriverà in Spagna - attuale referente della presidenza europea - e in seguito a Bruxelles da Barroso, quale presidente della Commissione Ue. “Sdoganare gli Ogm nel nostro oaese significa andare contro l’eccellenza del made in Italy, compromettere la qualità che contraddistingue il nostro comparto agroalimentare e minacciare la salute dei cittadini, visto che i rischi legati all’uso di questi organismi non sono ancora chiari” - ha dichiarato presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza nei giorni scorsi. “Ci auguriamo che dopo aver impedito al mais transgenico di essere coltivato nei nostri campi, il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Luca Zaia, scelga anche di utilizzare la clausola di salvaguardia, prevista dall’Unione europea, per la coltivazione della patata Ogm. Solo impedendone la coltivazione, infatti, potremo proteggere pienamente l’agricoltura italiana e garantire l’assoluta sicurezza dei nostri prodotti agricoli”. Una prima risposta sulla questione Ogm era infatti arrivata proprio dal ministro Zaia che lo scorso 19 marzo aveva voluto firmare pubblicamente il decreto per lo stop alle coltivazioni Ogm. “Ho voluto firmare pubblicamente questo decreto perché si tratta di un momento storico per l’agricoltura italiana. Un momento nel quale purtroppo bisogna constatare con amarezza la contrapposizione insanabile fra il partito dei pro-Ogm, che conta pochissimi sostenitori, e quello dei contrari agli Ogm che sono invece la stragrande maggioranza dei cittadini, oltre il 75% secondo gli ultimi sondaggi”. "Esprimiamo soddisfazione per le firme dei ministri Fazio e Prestigiacomo al Decreto Zaia che nega l'autorizzazione alla richiesta di messa in coltura di ibridi di mais geneticamente modificati" - ha dichiarato Fabrizio Fabbri, Direttore scientifico della Fondazione Diritti Genetici, commentando le firme anche dei Ministri della Salute e dell'Ambiente al Decreto interministeriale del ministro dell'Agricoltura Luca Zaia. "La scelta dei ministri dell'Agricoltura, della Salute e dell'Ambiente - prosegue Fabbri - è in sintonia non solo con la posizione dei cittadini italiani, che più volte hanno espresso la loro contrarietà agli Ogm, ma anche con quella dei maggiori paesi europei. Molti stati membri, tra cui Germania, Ungheria, Austria, Lussemburgo e Grecia, hanno già adottato la clausola di salvaguardia contro il Mais Mon810 della Monsanto, attualmente coltivato soltanto da 6 paesi su 27, mentre si moltiplicano le iniziative contro altre colture". La Commissione Europea riporta che attende che le sia notificato il suddetto decreto promosso dal ministro delle Politiche agricole Luca Zaia e controfirmato dai ministri Prestigiacomo e Fazio che vieta la coltivazione del mais geneticamente modificato Mon 810 sul territorio nazionale italiano. Lo ha affermato ieri a Bruxelles il portavoce del commissario europeo alla Salute, John Dalli, rispondendo a un cronista durante il briefing quotidiano dell'Esecutivo Comunitario. La Commissione controllerà comunque che il decreto interministeriale italiano corrisponda ai criteri della 'clausola di salvaguardia' prevista dalla legislazione comunitaria (articolo 16 della direttiva 2001/18), che consente il divieto provvisorio dell'uso o della vendita di un determinato Ogm (non sono possibili divieti generalizzati) quando si ritenga che questo costituisca "un rischio per la salute umana o per l'ambiente". Il portavoce, Frédéric Vincent, ha confermato inoltre che la Commissione presenterà prima dell'estate, probabilmente a giugno, una proposta per lasciare agli Stati membri la facoltà di decidere se vogliono coltivare o no sul loro territorio gli Ogm autorizzati secondo le procedure Ue. Non è ancora chiaro se si tratterà di un emendamento che modifichi la legislazione attuale o di un altro strumento, ma l'impegno a rispettare la sovranità degli Stati membri in questo campo (solo per la coltivazione, non per la commercializzazione di prodotti transgenici importati) è stato preso esplicitamente dal presidente della Commissione, José Manuel Barroso, l'estate scorsa. [GB]
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