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Contro la "monsantizzazione" del cibo, parte un appello Si sa, il controllo dell’intera produzione alimentare passa nelle mani delle multinazionali biotech con una elaborata strategia globale, focalizzata sull’inclusione nel mercato della materia vivente. Ma fino a che punto sarà permesso a colossi come Monsanto, Syngenta, Dupont e pochi altri, di richiedere brevetti sui vegetali geneticamente modificati (rilasciati a partire dagli anni ‘80 dopo l’approvazione di leggi brevettuali che avevano consentito di privatizzare la materia vivente) e brevetti sui vegetali prodotti in modo tradizionale, ossia senza modifiche genetiche? A chiederselo, dopo che molte delle suddette richieste brevettuali sono già state accolte, è stato recentemente il Comitato Scientifico di Equivita, organo operativo del “Fondo Imperatrice Nuda”, “punto di riferimento per tutti i medici e scienziati che - liberi dai condizionamenti di una cultura che antepone profitti commerciali e gratificazioni professionali al progresso ed alla salute del cittadino - vogliano far sentire la loro voce per un totale rinnovamento delle metodologie di ricerca e della cultura scientifica”. Richiedere di brevettare la materia vivente sembra essere diventata una pratica fin troppo diffusa. Basti pensare che, tra il 2007 e la fine del 2009, il numero di richieste giacenti nel settore è raddoppiato. Ma che c’entrano le bistecche e la pancetta? Che cosa porta queste aziende a pensare di includere nei loro brevetti l’intera filiera della produzione alimentare, includendovi mangimi animali, animali d’allevamento e prodotti alimentari stessi? Facciamo alcuni esempi: 1) Nella richiesta di brevetto WO2009097403 la Monsanto esige diritti sulla pancetta e le bistecche, perché derivanti da suini nutriti con vegetali di suo brevetto 2) Analoga richiesta è stata depositata per pesci di acquacoltura (marzo 2010) 3) Di portata ancor più ampia alcuni brevetti già concessi, come quello ottenuto dalla Monsanto nel 2009 che, partendo dalle sementi di piante ogm, arriva ai prodotti alimentari che ne derivano, come la carne e l’olio (fonte equivita.it). “Poiché mancano regole internazionali contro simili monopoli - denuncia il Movimento Equivita - siamo tutti presi nella stessa trappola: consumatori, agricoltori e produttori. Il rischio (o la certezza, salvo interventi tempestivi) è che con questo tentativo immorale di approfittare di leggi brevettuali molto ambigue e discutibili, si giunga a mettere l’intera produzione di cibo del pianeta nelle mani di due o tre aziende, precipitando tutti noi in un regime di controllo totalitario, che distruggerà la biodiversità naturale e che, privilegiando i profitti delle industrie (che per regola devono essere massimizzati, poiché, a differenza dei governi, le industrie non sono nate per tutelare il benessere della collettività) aumenterà la fame nel pianeta, che già attanaglia più di un miliardo di persone”. In India la crescente concentrazione dei mercati ed il conseguente (notevole) incremento dei prezzi ha portato centinaia di contadini al suicidio (ne parla anche il documentario inchiesta di Marie-Monique Robin "Il Mondo secondo Monsanto"); una sorta di anticipo, secondo Vandana Shiva, della corsa al suicidio dell’umanità, consegnata al modo di produzione capitalistico ed alla cultura dell’Occidente, oltre che segno di insuccesso della società stessa, in quanto indice del fallimento di un sistema basato sull’egoismo, sulla produzione di ricchezza che antepone il profitto di pochi al benessere generale. Intanto negli USA il Dipartimento di Giustizia ed i Procuratori generali di diversi Stati stanno già accertando se la Monsanto abbia abusato del proprio potere di mercato per escludere altri competitori ed aumentare il prezzo delle sementi. Sembra quindi necessario aderire alla Coalizione “No Patents on Seeds” (“No ai brevetti sulle sementi”), sostenuta a livello mondiale da più di 200 organizzazioni e nata negli anni ’90 contro la Direttiva europea 98/44, che ha consentito in Europa la brevettabilità della materia vivente. Questa Coalizione esige che: - i Governi rivedano le leggi sui brevetti, in modo da escludere i brevetti sulla materia vivente, ovvero sulle sementi, sugli animali e parti di essi, come pure sulle parti del corpo umano (anche questi ultimi brevetti - in particolare quelli sui geni sono attualmente messi fortemente in discussione negli USA); - gli Uffici Brevetto dei singoli Stati applichino sin d’ora un netto cambiamento di politica e di pratica, tutelando il bene comune. La coalizione ha lanciato un appello, chiedendo che “i brevetti sulle sementi e gli animali da allevamento siano vietati in tutto il mondo”, e che “le autorità politiche e gli uffici brevetto intervengano al più presto per bloccare la concessione di brevetti su piante e animali ottenuti mediante riproduzione convenzionale, nonché su sequenze di DNA utilizzate con tecniche di riproduzione convenzionale come la selezione assistita da marcatori”. Qui se volete, potete sottoscrivere l’appello contro la “monsantizzazione del cibo”. http://www.keinpatent.de/index.php?id=138&L=5 Con la speranza che le Istituzioni, europee e nord americane in particolare, ma anche gli Accordi Internazionali sulla Proprietà Intellettuale (TRIPS) del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), possano recepire il messaggio e soprattutto l’inquietudine delle popolazioni, causata da un abnorme sviluppo della monopolizzazione di sementi e di animali attraverso i brevetti - che ha preso piede nel corso degli anni più recenti - e possano quindi rivedere le attuali leggi brevettuali. In modo da reinventare una regolamentazione diversa da quella attuale, che garantisca il diritto al cibo e un divieto dei brevetti su piante e animali. Se nel 2009 migliaia di agricoltori e di cittadini, oltre che di ONG e delle stesse autorità governative, hanno presentato un ricorso contro il brevetto europeo PE 1651777 sulla riproduzione dei maiali (richiesto dalla Monsanto nel 2004) mostrando massicciamente la resistenza a questo tipo di soprusi transnazionali, allora anche l’appello contro la progressiva “monsantizzazione” dell’alimentazione può portare a risultati oggi apparentemente irraggiungibili. |
Firma l’appello qui: No ai brevetti sulle piante e gli animali! Chiedo: - Che i brevetti sulle sementi e gli animali da allevamento siano vietati in tutto il mondo - Che le autorità politiche e gli uffici brevetto intervengano al più presto per bloccare la concessione di brevetti su piante e animali ottenuti mediante riproduzione convenzionale, nonché su sequenze di DNA utilizzate con tecniche di riproduzione convenzionale come la selezione assistita da marcatori. FERMIAMO LA “MONSANTIZZAZIONE" DEL CIBO, Associazioni di agricoltori di tutto il mondo, allevatori, istituzioni delle Nazioni Unite e organizzazioni che si occupano di sviluppo e di ambiente hanno ripetutamente sollevato enormi preoccupazioni sull’aumento della monopolizzazione di sementi e di animali attraverso i brevetti nel corso degli anni più recenti. La perdita di autonomia e l’innalzamento del debito degli agricoltori, la riduzione delle varietà di piante e animali, e le sempre più crescenti restrizioni per attività di allevamento e di ricerca rappresentano alcuni degli effetti più preoccupanti di questa tendenza. Ma nonostante questa allarmante situazione non è stato attualmente preso alcun provvedimento legale per fermarla. Al contrario, secondo un’indagine recente sulle domande depositate presso l’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (WIPO), le grandi aziende internazionali delle sementi cercano sempre più di imporre il proprio monopolio senza preoccuparsi delle conseguenze sulla sicurezza alimentare mondiale e sulla capacità di sostentamento degli agricoltori di tutto il mondo. Lo dimostrano le recenti domande di brevetto depositate dalle tre società leader a livello mondiale: Monsanto (USA), Dupont (USA) e Syngenta (Svizzera). I cittadini, le organizzazioni e le istituzioni firmatari chiedono ai governi ed agli Uffici brevetto di fermare questo sviluppo preoccupante e di rivedere le attuali leggi brevettuali. Le leggi della UE, degli USA e di molti altri Paesi, così come gli Accordi Internazionali sulla Proprietà Intellettuale (TRIPS) del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), necessitano di una urgente revisione per fermare la monopolizzazione ed il controllo delle risorse genetiche mondiali da parte delle imprese. Tale revisione deve condurre ad una regolamentazione che garantisca il diritto al cibo e un divieto dei brevetti su piante e animali. Gli esempi che seguono mostrano alcune delle richieste di brevetto portate all’estremo. Molte delle rivendicazioni in esse contenute si possono descrivere come assurde e ridicole. Queste richieste dimostrano a quale eccesso si sia giunti con le attuali leggi brevettuali e quanto esse siano inadeguate. In soli quattro anni, tra il 2005 ed il 2009, la Monsanto ha presentato presso il WIPO circa 150 domande di brevetto sulla riproduzione delle piante. Tali richieste dimostrano una tendenza crescente a pretendere diritti esclusivi di proprietà su piante e animali non soltanto geneticamente modificati ma anche facenti parte della biodiversità esistente, nonché sui metodi di riproduzione convenzionali. Prima del 2005 sono state depositate solo alcune domande di questo tipo, mentre tra il 2005 ed il 2009 oltre il 30% delle domande di brevetto della Monsanto ha riguardato la riproduzione di piante convenzionali: una tendenza che si osserva anche con le altre grandi multinazionali sementiere. Nello stesso periodo Dupont ha depositato circa 170 domande di brevetto sulla riproduzione delle piante, il 25% delle quali riguardanti la riproduzione convenzionale; Syngenta ha depositato circa 60 domande, il 50% delle quali riguardanti la riproduzione tradizionale. Tra le grandi società sementiere, la Monsanto è l’unica che abbia depositato domande di brevetto anche sugli animali: dal 2005 l’azienda nordamericana ha depositato circa 20 brevetti sulla riproduzione di animali. Esempi: - Nella domanda di brevetto WO2008021413 (“monsantizzazione” del mais e della soia) la Monsanto vuole ottenere la proprietà esclusiva di metodi ampiamente utilizzati nell’ambito della riproduzione convenzionale. In oltre 1.000 pagine e 175 rivendicazioni, la Monsanto chiede l’utilizzo esclusivo di diverse sequenze e variazioni genetiche, in particolare del mais e della soia. La Monsanto giunge anche a rivendicare tutte le piante di mais e di soia che contengono tali elementi genetici. Nel brevetto, inoltre, vengono elencati tutti gli usi concernenti il cibo, l’alimentazione e le biomasse. Introducendo nelle richieste specifiche applicazioni regionali, la Monsanto mostra di voler utilizzare il brevetto in Europa, in Argentina e in Canada. - Nella domanda di brevetto WO2009011847, (“monsantizzazione” della carne e del latte”) la Monsanto rivendica senza esitazioni metodi di riproduzione animale, gli stessi animali e finanche “il latte, il formaggio, il burro e la carne”. - Altre società portano avanti una strategia parimenti aggressiva, depositando domande di brevetto sulle risorse genetiche necessarie alla produzione del cibo e dei mangimi. Un esempio è la domanda di brevetto WO2008087208, (“brevetto della Syngenta sul rendimento del mais”), riguardante le caratteristiche genetiche che determinano il rendimento del mais. Nella domanda la Syngenta rivendica le piante e finanche il raccolto! - Diversi brevetti simili sono stati già concessi. Tra questi, il brevetto sulla riproduzione della soia WO98/45448 (“brevetto della Dupont sul tofu”), concesso in Europa, in Australia e negli Stati Uniti e riguardante il tofu, il latte di soia e gli alimenti per bambini derivati dalla soia. Questa domanda di brevetto, o altre della stessa tipologia, sono state depositate anche in Brasile, in Canada, in Cina, in Giappone, in Norvegia e in Nuova Zelanda. Brevetti di questo tipo rappresentano l’ossatura di una strategia volta ad ottenere il controllo globale di tutti i livelli della produzione alimentare. Essi non solo frenano la ricerca e l’innovazione, ma mirano anche a bloccare l’accesso alle risorse genetiche e alla tecnologia, creando nel contempo nuove dipendenze per i contadini, i selezionatori ed i produttori alimentari.
Tuttavia la resistenza a questo sopruso (chiamato “monsantizzazione” dell’alimentazione) si sta costituendo e sta crescendo:
- Nel 2007, associazioni di agricoltori e di ONG di tutto il mondo hanno creato la piattaforma mondiale “No Patents on Seeds”. - Nel 2008 l’Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO) è stato sommerso da centinaia di lettere sul caso del brevetto sul broccolo, PE1069819, che viene scelto emblematicamente perché la sua approvazione, si ritiene crei un precedente. - Nel 2009 migliaia di agricoltori e di cittadini, oltre che di ONG e delle stesse autorità governative, hanno presentato un ricorso contro il brevetto europeo PE 1651777 sulla riproduzione dei maiali, richiesto dalla Monsanto nel 2004. I cittadini, le organizzazioni e le istituzioni firmatari, esortano i politici e gli Uffici brevetto del mondo intero a vietare categoricamente brevetti come quelli summenzionati. È indispensabile un cambiamento radicale sia nella legislazione brevettuale sia nelle prassi degli Uffici brevetto per eliminare i brevetti su piante e animali. La legge non deve più permettere la continua appropriazione indebita e il monopolio delle sementi, delle piante e degli animali da parte delle imprese. In caso contrario, questi brevetti diventeranno un rischio estremo per la sicurezza alimentare globale e la sovranità alimentare regionale. |
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