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http://www.repubblica.it L'appello della moglie di Liu Xiaobo:
dissidenti, tutti a Oslo per il Nobel PECHINO - Arrestata dopo l'annuncio del premio Nobel per la pace al marito, Liu Xia è riemersa ieri dal silenzio con una lettera - appello affidata a Twitter. Colpevole di essere la moglie di un dissidente, piantonata da agenti armati nella sua casa di Pechino dall'8 ottobre, Liu Xia ha scritto agli amici di Liu Xiaobo. Il premio Nobel per la pace è in carcere e condannato a undici anni per "istigazione alla sovversione". Ora la moglie, con un messaggio drammatico che ha fortunosamente aggirato i filtri della censura sul web, chiede "agli amici" di andare in massa ad Oslo il 10 dicembre per ritirare il Nobel al posto suo e del marito, eroe di Tienanmen e primo sottoscrittore di Charta 08. "Nella situazione attuale - scrive Xia - le possibilità che Xiaobo o io potremo partire per ricevere il premio sono prossime allo zero. Ma io penso che Xiaobo stia sperando che i suoi amici possano partecipare a questa storica cerimonia, condividendo una porzione di onore". È un appello coraggioso, ma pure l'annuncio di una resa. Invitare i leader del dissenso cinese a recarsi ad Oslo, per ripetere davanti al mondo la domanda di riforme politiche, democrazia e rispetto dei diritti umani in Cina, per il potere di Pechino costituisce un grave reato, che può costare anni di prigione. Essere costretta a farlo, significa però che a Xiaobo è già stato negato un permesso straordinario di uscita dal carcere e che anche la detenzione di Xia, pur non accusata di nulla, non finirà presto. La lettera, girata su Internet, ha allarmato gli attivisti cinesi. Xia afferma di averla scritta "finché posso ancora far arrivare mie notizie", lasciando intuire di temere di essere presto rinchiusa in carcere. "Vorrei pubblicamente invitare gli amici nazionali e internazionali di Liu Xiaobo, quelli che condividono le sue stesse idee, a prendere parte alla cerimonia di Oslo. Il progresso della società cinese deve coinvolgere lo sforzo di tutti gli strati sociali". Seguono circa 150 nomi, tra cui quelli degli esponenti più rappresentativi del dissenso cinese, alcuni dei quali in arresto. Xia chiede di ritirare il Nobel di Liu Xiaobo a intellettuali, giornalisti, avvocati, docenti universitari, direttori di musei e protagonisti dell'economia. "Sono Liu Xia - inizia la lettera - e sono grata e commossa per il riconoscimento degli sforzi di lunghi anni di tutti quelli che lottano per la dignità dei cinesi. Sfortunatamente non ho libertà di movimento, non posso comunicare e non so quanto durerà il mio arresto illegale. Ho chiesto al governo di smettere immediatamente di interferire con la mia vita normale, di liberare al più presto Xiaobo e di lasciarci vivere in pace". Liu Xia conclude ricordando che il Nobel è "dedicato ai morti di Tienanmen". Nessuna reazione ufficiale. Ma dopo poche ore la censura ha rimosso l'appello dalla Rete.
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