Approvata l’istanza per l’istituzione dei ‘Caschi bianchi’ sammarinesi. L’Intervento di Tomassoni (PSD) 19/03/10 15:58 [c.s.] Estratto dell’intervento di Mirko Tomassoni sull’Istanza che richiede l’Istituzione dei Corpi Civili di Pace a San Marino, approvata con 28 voti a favore e 18 contrari: “La Proposta di creare dei Corpi Civili di Pace da inviare in “aree di crisi”, non può considerarsi certo un atto da realizzarsi dall’oggi al domani. Esso verosimilmente comporta l’Istituzione di una struttura pubblica di Servizio Civile di Pace dedicata, che va organizzata, in modo particolare la parte formativa, finanziata e così via… Tuttavia, è un suggerimento quello contenuto in questa Istanza, da prendere in forte considerazione poiché sarebbe un iniziativa di alto profilo politico, oltre che morale ed educativo. Per comprendere meglio la portata e l’utilità di questa Proposta, occorre ricordare un po’ come sia mutata nel tempo la concezione e lo spirito del Diritto Internazionale. A partire dal 1945, con la Carta delle Nazioni Unite e la produzione normativa che ne è derivata, in particolare con la Dichiarazione Universale del 1948, e le due Convenzioni giuridiche internazionali del 1966 rispettivamente sui diritti civili e politici e sui diritti economici, sociali e culturali, ha preso corpo organico un nuovo ‘capitolo’ di Diritto internazionale che come suo fondamento la dignità umana, esso è pertanto il Diritto per la vita e per la pace, con la conseguenza che la sovranità degli stati assume carattere strumentale in ordine al perseguimento degli obiettivi riassumibili nella formula “tutti i diritti umani per tutti”: diritti civili, politici, economici, sociali, culturali, alla pace, allo sviluppo, all’ambiente. Divenuto oramai lo slogan questo, di tutti i movimenti pacifisti. L’idea è di costituire un specifico Corpo civile nazionale dunque, preparato, non solo in termini di difesa nonviolenta e di azioni positive, ma impegnato nella difesa di “tutti i diritti umani per tutti”. C’è un preciso Articolo della Carta delle Nazioni Unite, l’Art. 4 che qualifica quegli “Stati amanti della pace” (peace-loving State), e San Marino se concretizzasse questa iniziativa sarebbe coerente nei fatti e certamente ivi riconosciuto. Ratificando la Carta delle Nazioni Unite, e qui ricordo il Professore Antonio Papisca esperto di Diritto Internazionale, che recentemente ho avuto modo di conoscere nell’ambito di un Iniziativa qui a San Marino, egli dirige un Centro Studi all’interno dell’Università di Padova che tra le altre cose, realizza proprio Corsi di formazione sul Tema “Diritti umani e componente civile nelle missioni per la sicurezza umana, realtà e prospettive dei Corpi civili di pace”. E qui sarebbe molto interessante poter esplorare al possibilità, per la nostra Università di San Marino, percorsi di collaborazione con queste realtà universitarie specializzate. Ebbene, egli ricordava che gli Stati che hanno ratificato la Carta delle Nazioni Unite hanno assunto così l’obbligo di rinunciare, una volta per tutte al diritto di far la guerra che per secoli ha costituito l’attributo essenziale del loro essere “sovrani” ed il cui uso ha nefastamente condizionato l’esercizio dell’altro attributo della sovranità, ossia il diritto a far la pace. Ed in base alla vigente legalità, il diritto alla pace è delle persone umane e dei popoli e degli stati costituendo per questi, non un optional al pari della guerra, ma un preciso dovere. Nonostante questo però, Papisca lamentava, che in questo senso, ossia il dovere di Fare la Pace, nessun Stato ha finora adempiuto agli obblighi che ne deriverebbero dalla Ratifica, per colpa di un sistema di sicurezza collettiva delle Nazioni Unite che non funziona. E qui devo aprire una parentesi che ritengo importante, vorrei ricordare un Tema fondamentale: la Riforma delle Nazioni Unite. L’ONU è un’organizzazione utile e fondamentale per gestire l’ordine mondiale nel rispetto di tutti i Diritti Umani per tutti; ma, per questo, è necessario che tutti gli Stati, grandi e piccoli, siano rappresentati in modo che tutti i popoli, anche i più lontani e i più diseredati, possano far sentire la loro voce. L’ONU dovrebbe perseguire i molteplici e complessi obiettivi dello sviluppo e della sicurezza umana, ma come sappiamo, purtroppo non è stata mai messa nella reale condizione di operare, un po’ perché prigioniera del diritto di veto esercitato dalle cinque potenze uscite vincitrici dal secondo conflitto mondiale e che sono parte del Consiglio di Sicurezza, in qualità di membri permanenti, un po’ perché è venuta a meno quella che doveva essere la sua centralità, pertanto si deve perseguire il suo potenziamento nella gestione delle varie Agenzie (FAO, OMS, UNESCO, FMI, ILO…), e soprattutto il suo potere decisionale secondo crismi maggiormente democratici. La Repubblica di San Marino, attraverso la propria rappresentanza alle Nazioni Unite rispetto a questo processo di Riforma cosiddetto Governance Globale, sta svolgendo un ruolo di primo piano, nel gruppo UFC, United for Consensuns, nell’intento di rivedere gli assetti nel Consiglio di Sicurezza, aprendoli ad altri paesi e non solo ai più grandi. A causa quindi del non funzionamento delle cose così come stanno in seno all’ONU, uno stato di cose segnato dal moltiplicarsi di flagranti inadempienze giuridiche e da ingiustificabili ritardi politici, persino la prassi del peace-keeping è un surrogato, inadeguato e precario a rispetto a quanto disposto dalla Carta per la sicurezza collettiva. Il paradosso è rappresentato dal fatto che in Sede ONU da un lato si dovrebbe affinare la dottrina della ‘sicurezza umana’, dall’altro invece sembra che ci si adoperi per far si che si impenni la curva della corsa al riarmo e si tenti di propagare interpretazioni della Carta delle Nazioni Unite che ne stravolgono lo spirito e la lettera, una china pericolosissima, dove si sta sempre più ampliando la tipologia dei casi di ‘minaccia’ in cui sarebbe consentito agli stati di usare la forza militare. Ebbene, è proprio la presenza di questi inequivocabili sintomi di imbarbarimento del sistema delle relazioni internazionali, che l’istituzione di Servizi Civili di Pace per l’impiego di Corpi Civili di Pace assume il significato di una chiara inversione di tendenza ed appare quanto mai opportuna al contrasto di una deriva della politica internazionale che sembra aver perso il senso delle responsabilità, privilegiando intereressi che troppo spesso sembrano aver a che fare con il rispetto dei diritti umani. Siamo entrati da tempo nell’era in cui la politica, che voglia essere rispettosa della ‘nuova’ legalità radicata nella Carta delle Nazioni Unite e nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, può riprendere in mano il bandolo della governance, far funzionare il sistema di sicurezza collettiva delle Nazioni Unite, valorizzare il “civile” in attività di “sicurezza umana”, riconvertire il “militare” per l’esercizio di funzioni, principi e obiettivi di “sicurezza umana”. E’ pertanto fondamentale per qualsiasi iniziativa che miri a prevenire i conflitti, a limitare l’impiego del militare, a favorire la messa in opera di attività di mediazione e di dialogo, a dare più spazio alla operatività del ‘civile’ oltre che nei contesti della cooperazione allo sviluppo, anche in specifici contesti di “crisi”. Quindi istituendo i Corpi civili di Pace, lo Stato che se ne fa carico, e San Marino quindi potrebbe esser tra questi cogliendo questa proposta, si fa assertore di principi forti di legalità internazionale. Detto questo poi, è chiaro che l’imperativo sul quale tutti devono impegnarsi maggiormente è la promozione della Pace, anche attraverso il Dialogo ad esempio, perchè si possano aprire concreti spiragli di Pace nel mondo. Anche qui, più volte è stato detto, San Marino deve offrirsi anche quale luogo d’incontro e approfondimento sul Tema della Pace. A questo riguardo, vorrei raccomandare di iniziare a pensare concretamente ad un Osservatorio sulla Pace qui a San Marino, ponendosi e offrendosi quale luogo di incontro internazionale su questi Temi. Pertanto, se approfondiamo la proposta contenuta in questa Istanza, beh ecco che il Progetto assume un spessore, una rilevanza non certo trascurabile per San Marino, ma soprattutto riconosciuta e considerata dalla Comunità Internazionale. Per far questo è del tutto evidente che occorrerà riunire le Segreterie competenti, figure esperte interne ed esterne, le Associazioni interessate ed impegnate, mettersi ad un Tavolo e capire quale possa essere un ragionevole range di fattibilità e quale possa essere il possibile campo d’intervento. Insomma rimanere con i piedi per terra, senza per questo farsi sfilare alcuna delle possibilità oggettive che invece possono essere veramente percorribili. Caschi Bianchi, così vengono denominati uomini e donne impegnate in queste attività di prevenzione e gestione nonviolenta dei conflitti. Tante le esperienze in diverse aree del Mondo Già di per sé molto significative sono le attività messe in campo con grande coraggio dai ‘Caschi Bianchi’ dell’Associazione Papa Giovanni XXIII menzionate dagli Istanti, ma queste sono solo una testimonianza di un ventaglio molto più ampio di esperienze di Corpi Civili di Pace al livello Internazionale. Concludo, ribadendo il mio totale favore all’approfondimento di questa Proposta e di conseguenza annunciando il mio voto favorevole alla presente Istanza”. Mirko Tomassoni Consigliere PSD |