Nodi Critici da Affrontare per Elaborare i Criteri degli Interventi Civili di Pace Italiani
Il gruppo di operatori ICP riunitosi a Genova nei giorni 26-28 luglio 2010 ha letto e discusso alcuni documenti: - Criteri per un Servizio Civile di Pace (Forum ZFD, Bonn 2005) Riteniamo che gli standard del Servizio Civile Tedesco siano un'ottima base per l'elaborazione di criteri validi per gli Interventi Civili di Pace italiani ma il documento di Papisca suggerisce la necessità di tener conto della storia dell'intervento nonviolento in Italia e di collegarci alla dimensione europea, quindi riteniamo di dover modificare e integrare il documento del Forum ZFD. Un lavoro sinergico con le reti europee come lo European Network for Civil Peace Services ci consentirebbe di riflettere sulla qualità dei nostri percorsi formativi ed operativi, grazie a studi come quello di ARCA 2007. Infine, un documento italiano potrebbe iniziare con una premessa sul modello di difesa popolare nonviolenta che può essere attuata tramite interventi civili di pace che includano operatori del servizio civile in quanto strumento di attuazione della Difesa non armata della patria. Per integrare il documento del Forum ZFD abbiamo individuato alcuni nodi critici su cui riflettere: 1 CHI INTERVIENE
L'intervento deve essere attuato da “esperti di pace” (uno o due per progetto) o da “corpi civili di pace” (un team di esperti o un team misto di professionisti e volontari)? Dobbiamo decidere se scegliere un unico modello o offrire ai partner locali entrambe le ipotesi, configurando l'Intervento Civile di Pace a seconda delle necessità del territorio. Poiché il documento del Forum ZFD parla di una sola tipologia, in caso volessimo aggiungere i CCP alla proposta italiana dovremmo: · ipotizzare percorsi di formazione differenziati per esperti e volontari, per chi agisce come singolo e chi interviene in gruppo · definire profili differenziati: rispettive competenze, responsabilità, compiti e ambiti di azione, condizioni lavorative (rimborsi, copertura assicurativa...), durata dell’incarico ecc. 2 CHI PROMUOVE Un ICP è solitamente un'iniziativa a cui possono concorrere promotori e finanziatori pubblici e/o privati, in varia misura. Può essere basato esclusivamente sull’iniziativa dal basso, con riconoscimento e sostegno da parte di istituzioni che vi riconoscono una funzione pubblica, o invece messo in atto da strutture pubbliche che possono appoggiarsi e farsi supportare dalla società civile? Se ci fosse almeno un riconoscimento ufficiale da parte di istituzioni locali o nazionali, gli ICP potrebbero essere presentati alle istituzioni europee come contributo alla costituzioni di Corpi/Servizi Civili di Pace Europei, nell'ottica di una maggiore integrazione delle politiche di pace e cittadinanza attiva. Abbiamo fatto una valutazione di pro e contro di tre opzioni rispetto al rapporto con le istituzioni:
3 CARATTERISTICHE DEGLI ICP · Durata intervento Si ritiene necessario che l'intervento sia pluriennale per accompagnare in modo efficace la società civile in zona di conflitto. Non è accettabile realizzare interventi senza buone garanzie di finanziamento pluriennale e senza la disponibilità del soggetto attuatore ad effettuare monitoraggi in itinere, prevedendo quindi possibilità di modificare natura e durata della missione adattandosi alle mutate condizioni e bisogni sul territorio. Come passare dalla progettazione a breve termine ad una programmazione di medio termine degli interventi?
· Rapporto con le istituzioni nel paese di intervento E' auspicabile che l'intervento vada a rafforzare partner locali su vari livelli: istituzionale, di leadership intermedia e di società civile. In ogni caso l'intervento deve partire su chiamata di partner locali, che rimarranno i nostri interlocutori privilegiati durante la permanenza in zona di conflitto e con cui dobbiamo mantenere un legame di fiducia. Questi partner possono essere sia di società civile che istituzionali? Che tipo di avallo devono dare le istituzioni del paese al nostro intervento?
· Sicurezza operatori E' necessario che gli operatori possano rimanere in zona di conflitto in caso di escalation della violenza, per non lasciare soli i partner locali, ma solo finché sia dimostrabile il potere di dissuasione della violenza ad opera della terza parte. Gli operatori devono poter decidere tra loro e con il partner locale se le condizioni di sicurezza sono troppo deteriorate, in base a schede di analisi del conflitto pattuite in precedenza. Il capo missione riferirà poi alla sede la decisione presa. Quale deve essere la voce in capitolo della sede centrale, dei promotori e finanziatori della missione? Come costruire una matrice del rischio accettata da tutti, che possa essere seguita in caso si verifichi una crisi? · Rapporto con le forze armate Finora il tavolo ICP ha pattuito di non accettare progetti che prevedano forme di scorta armata o cooperazione con forze armate di alcun tipo, anche se non si escludono momenti di dialogo e confronto con queste nei paesi di intervento. Il documento del Forum ZFD non menziona questa riserva, la vogliamo esplicitare?
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