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17/04/2010 14:42

Il ruolo della giunta birmana nell’attacco al festival dell’acqua di Yangon
di Tint Swe

New Delhi (AsiaNews) –  Lo scorso 15 aprile a Yangon 3 esplosioni hanno trasformato in una carneficina il Thins- gyan (festival dell’acqua) centro delle celebrazioni per il capodanno birmano, facendo oltre 30 morti e decine di feriti. Il regime ha però minimizzato l’accaduto, fornendo un bilancio ufficiale di 8 morti e blindato il locale pronto soccorso per evitare la fuga di notizie. A tutt’oggi la giunta non ha attribuito l’attentato a nessun gruppo di dissidenti o minoranza etnica. Ma si sospetta il coinvolgimento del regime stesso che avrebbe compiuto l’attentato per alimentare una strategia della tensione per dare un segnale ai suoi oppositori in vista del voto. Sulla vicenda AsiaNews ha raccolto il parere di Tint Swe, membro del consiglio dei ministri del National Coalition Government of the Union of Burma (NCGUB), costituito da rifugiati del Myanmar dopo le elezioni del 1990 vinte dalla Lega Nazionale per la Democrazia e mai riconosciuto dalla giunta militare. Fuggito in India nel 1990, dal 21 dicembre del 1991 vive a New Delhi. Da allora fa parte del NCGUB dove ricopre l’incarico di responsabile dell’informazione per l’Asia del Sud e Timor Est.

Ogni anno in occasione del Festival dell’acqua gli astronomi predicono la quantità di pioggia per i 12 mesi successivi, condizione fondamentale per un Paese agricolo come il Myanmar. Se piove il secondo giorno dei festeggiamenti, l’ultimo trimestre della stagione dei monsoni sarà piovoso. Quest’anno al posto della pioggia il secondo giorno sono esplose 3 bombe che hanno ucciso oltre 20 persone.

Da quando il Myanmar è controllato dai militari, gli attentati sono una cosa comune, ma nessuno ha mai provato chi li compie e nell’intera storia del regime non ci sono mai stati attacchi suicidi. La giunta vieta oltre alle pistole anche il possesso di coltelli più grandi di un astuccio. Infatti durante le rivolte del 1988 i dimostranti avevano utilizzato delle fionde.  

In gennaio, durante i festeggiamenti del capodanno c’è stata un'altra esplosione e il regime ha puntato il dito contro i militanti del Karen National Union (Knu), gruppo armato dell’etnia Karen da sempre in guerra contro l’esercito. Ma la gente sa che queste sono solo accuse. L’anno scorso una serie di attentati hanno colpito alcuni centri commerciali e nessuno è stato accusato con valide ragioni. Nel 2001, sempre in occasione del capodanno, l’esplosione di un elicottero e di alcune residenze hanno ucciso tre militari vicini al generale Tin Oo, leader della Lega Nazionale della democrazia (Ndl) tutt’ora agli arresti domiciliari. Il popolo sa che queste sono solo purghe compiute dal regime.

La maggior parte di questi fatti è compiuta non solo dai militari del regime, ma da un potente apparato di servizi segreti. Questo accade da quando la giunta ha iniziato a servirsi delle varie agenzie di intelligence create dal generale Ne Win. In teoria esse servono per vigilare sulle minacce esterne, per controllare la diffusione dei narcotici e per prevenire l’immigrazione illegale.  

I potenti e influenti servizi segreti spendono un enorme parte dei fondi statali e utilizzano gran parte delle risorse. Essi sono così sicuri del loro potere, che sanno anche se cade uno spillo in qualsiasi parte del Paese. Ma i gruppi antigovernativi sono ancora vivi come un tempo. Le minacce esterne di fatto non esistono e il Myanmar continua ad essere uno dei principali centri di produzione e traffico di oppio e droghe sintetiche. Inoltre milioni di persone continuano a fuggire dal Paese e decine di migliaia di stranieri, provenienti da Cina, India e Bangladesh passano ogni anno il confine. Quindi qual è il vero ruolo dei servizi segreti? È in realtà quello di controllare e sopprimere gli oppositori interni.

Dall’era del regime del generale Ne win, i cinesi sono chiamati “Pauk– phaw” che significa fratelli di sangue.  Questo non esclude il coinvolgimento nella politica interna del Paese. Quando c’è stato il collasso nel 1988 la Cina aveva il compito di fornire armi. E oltre a garantire aiuti militari e commercio, il governo cinese ha sempre difeso la giunta in tutti gli incontri dell’Onu.  

Di recente il Primo ministro cinese Wen Jiabao è stato costretto a cancellare la sua visita in Myanmar a causa del terremoto nel Quinghai e dell’attentato di Yangon. Il primo ministro dovrà quindi rivalutare la situazione di sicurezza nel Paese prima del suo ingresso. Comunque non dovrà preoccuparsi, perché le esplosioni in Myanmar non sono piazzate dai gruppi antigovernativi. La sua incolumità è garantita al 100%.  

Ma chi sa? Questo crimine deve essere condannato, chiunque l’abbia commesso. La Lega Nazionale della democrazia ha sempre combattuto in modo pacifico e continuerà a farlo. Se il regime non è così stolto da aver fatto esplodere delle bombe durante il festival, finché non verrà alla luce la verità i generali sono responsabili, perché l’attacco dimostra che essi non sono in grado di proteggere la popolazione che vive fuori dalla capitale Naypyiday   

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