http://www.asianews.it Il partito di Aung San Suu Kyi diviene illegale Yangon (AsiaNews) Il 6 maggio prossimo la Lega nazionale per la democrazia, il principale partito di opposizione al regime militare birmano, verrà sciolto. Dopo 21 anni di lotta democratica, la vittoria alle elezioni del 1990 mai riconosciute dalla giunta e il sacrifico di Aung San Suu Kyi, Nobel per la pace che ha trascorso 14 degli ultimi 20 anni agli arresti, il partito sarà “illegale” perché ha rifiutato l’iscrizione nelle liste elettorali in vista delle elezioni politiche del 2010. Una decisione sofferta, ma presa all’unanimità dal Consiglio direttivo per protesta contro le norme previste nella legge che regolerà il voto. Prima fra tutte, quella di espellere la leader perché “ha subito una condanna penale”. Diversi membri di primo piano del partito, oltre alla “Signora”, hanno subito maltrattamenti, torture, sottoposti a periodi di detenzione per reati di pensiero. Tuttavia, i dirigenti della Nld assicurano che non sarà la fine della battaglia per la democrazia in Myanmar, Paese controllato da una feroce dittatura militare al potere dal 1962. “Non ci sentiamo tristi” afferma Tin Oo, 83 anni, rilasciato nel febbraio scorso dopo anni in prigione. “Abbiamo l’onore”. E promette: “Un giorno torneremo; ci reincarneremo nella volontà del popolo”. Tuttavia, fra pochi giorni saranno i militari a rimuovere bandiere e simboli dall’esterno della sede del partito, in centro a Yangon. Win Tin, 80enne leader della Nld, che ha trascorso oltre 19 anni in carcere come “prigioniero politico” dichiara che “non smantelleremo il partito con le nostre mani”. Egli aggiunge che la situazione attuale non mostra “nulla di nuovo” perché in passato “diversi nostri uffici nel Paese sono stati chiusi, le bandiere rimosse, come i simboli. Siamo abituati a questo tipo di repressione”. Le elezioni generali indette dalla giunta per il 2010 dovrebbero svolgersi fra ottobre e novembre, anche se non vi è al momento una data precisa. Il voto servirà solo a rafforzare l’egemonia della dittatura militare, che si è già riservata il 25% dei seggi nel nuovo Parlamento e ha escluso dalla competizione elettorale con una legge “ad personam” la principale esponente dell’opposizione, Aung San Suu Kyi. Il tutto nell’indifferenza della comunità internazionale che non ha levato voci decise di protesta. Anzi, molti Paesi hanno continuano a commerciare con la dittatura incuranti delle sofferenze del popolo birmano. La scorsa settimana il premier birmano Thein Sein, insieme ad altri 20 componenti della giunta, si è dimesso dall’esercito e ha fondato un partito, destinato a trionfare alle elezioni. Esso si chiamerà Union Solidarity and Development Party (Usdp) e rappresenterà l’ala “civile” del regime militare che continuerà a mantenere il potere in Myanmar. Ad oggi, riferiscono fonti ufficiali, 25 partiti hanno chiesto di essere ammessi al voto e 12 hanno ottenuto il via libera della Commissione elettorale. Fonti di AsiaNews in Myanmar spiegano che “aumenta fra la popolazione civile lo scontento, il malessere” e in alcuni casi “l’odio verso la dittatura militare”. Il gesto clamoroso di un cittadino birmano, che si è fatto esplodere in una caserma di polizia, sarebbe dettato proprio da “questo clima di odio verso il regime”.
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